Giubileo della Misericordia, l’Omelia del Vescovo

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Vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani

#NLCronaca #Tivoli #GiubileodellaMisericordia – Il testo integrale dell’Omelia del vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani in occasione dell’apertura diocesana dell’Anno Santo della Misericordia. 

Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti, fratelli e sorelle nel Signore!

Insieme ai cristiani riuniti presso le Cattedrali di tutto il mondo anche noi oggi abbiamo aperto la Porta Santa del Giubileo della Misericordia.

Vi confesso che ho atteso molto questo momento. Spalancare una porta significa sempre entrare in relazione con qualcuno che accoglie o che bussa. Come vorrei che da oggi tutti entrassimo nella casa o – ancor meglio – nel Cuore di Dio Uno e Trino, nella comunione di amore che sussiste tra le Persone della Santissima Trinità, nel mondo delle relazioni amorevoli di Dio che è misericordia allo stato puro, che è amore accogliente, viscerale, “paterno e materno insieme”, che bussa alla porta del cuore dell’uomo che cerca Dio anche quando forse non ne è neppure ben consapevole, e nello stesso tempo, che apre la porta della sua Misericordia per farci sperimentare tutta la tenerezza che alberga in Lui. Tutta la tenerezza misericordiosa del suo Cuore che ha compassione di noi, che si pone accanto al nostro e ci dice: entra, passa per quella Porta della Misericordia che sono Io stesso che in Gesù mi sono presentato a te come “la porta”, bussa ed entra, entra nel mio mondo, nella misericordia che sussiste in me e ottieni misericordia e perdono da me che busso e voglio entrare tramite la porta del tuo cuore in tutta la sua esistenza! 

Si, cari fratelli e sorelle, entriamo tutti attraverso Cristo che ha detto di sé “Io sono la porta” nell’oceano di amore della Trinità, facciamone esperienza, per uscirne intrisi di misericordia, amati, perdonati e quindi sicuri – non superbi o spavaldi – ma sicuri di avere qualcuno che ci ama così tanto che nonostante il nostro peccato ci è venuto e ci viene sempre incontro per perdonarci affinchè noi andiamo incontro a Lui – meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno – con gioia, vivendo nella giustizia e nella carità verso tutti! 

A volte mi capita di entrare nelle vostre case. Uscendo spesso porto con me i profumi che vi ho sentito, addirittura essi si impregnano nei vestiti…, porto con me i problemi e le gioie che mi avete manifestato o che ho constatato, le difficoltà che anche senza parlarne ho intuito, gli affetti e le relazioni che vivete o avete vissuto – basta soltanto guardare le fotografie appese sulle pareti o poste sui mobili delle vostre stanze – e voi avete accolto me, la mia vita, il mio stato d’animo, quanto ho fatto trapelare a voi di me. Che succeda questo anche per noi entrando nel mistero della Misericordia di Dio! 

Mistero della Misericordia che ci è stato rivelato pienamente in Cristo di cui, tra pochi giorni, celebreremo il Natale: festa per la prima venuta di Dio nella storia dopo il peccato di Adamo per recuperare una volta per sempre, con la Sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, l’uomo a Dio, riconciliarlo con Lui e con i fratelli.

Mistero per il quale con la liturgia di oggi dobbiamo rallegrarci, gioire, esultare!

Nella prima lettura il Profeta Sofonìa invita la figlia di Sion, invita Israele, oggi invita noi, la Chiesa, il nuovo Israele, a gioire, a rallegrarci perché il Signore, il nostro Dio viene in mezzo a noi per revocare la nostra condanna, affinchè non temiamo più alcuna sventura. E se Dio misericordioso è con noi, è “per” noi, non dobbiamo avere sfiducia, scoraggiarci davanti a nulla, non dobbiamo lasciare che la tristezza e la paura – anche se umanamente ci sarebbero tanti motivi – prevalgano su di noi!

Dobbiamo dunque gioire perché la Misericordia di Dio è “per noi” e nello stesso tempo sapere che anche Colui che è la sorgente della Misericordia e del perdono gioisce, si rallegra per noi perché Dio creatore e salvatore dell’umanità non ha altro desiderio che quello di farci gioire, di rinnovarci con il Suo amore! Non ha altro desiderio che tenerci abbracciati a sé come il Padre misericordioso della Parabola del Figliol prodigo, di portarci sul suo seno come la pecorella smarrita e ritrovata, non ha altro desiderio che essere per noi il buon Samaritano che fascia le nostre ferite, vi versa sopra l’olio della consolazione e il vino della speranza, affinchè anche la notte del dolore si apra alla luce pasquale del Figlio di Dio crocifisso e risorto per noi (cfr Prefazio Comune VIII del Messale Romano).

Lo stesso invito a gioire per la Misericordia che Dio ci offre in Gesù lo ripete San Paolo nella seconda lettura. Scrivendo ai cristiani di Filippi dice: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti!”. Può accadere – pare dirci – qualunque cosa nel mondo, possiamo avere mille paure, umanamente potremmo anche avere mille giusti motivi per angustiarci, ma non dobbiamo temere! Perché? Perché – afferma l’Apostolo Paolo – “Il Signore è vicino!”. Non si tratta di una vicinanza che ha una distanza anche se brevissima nel tempo e nello spazio da noi, ma che è presenza! Dio, con il suo infinito amore, con la sua Misericordia, “ci è vicino”, è “con” e “per” noi! Basta che ce ne accorgiamo! E così potremo vivere nella pace, sentirci come custoditi da Colui che in ogni circostanza della vita e della storia è con noi. Basta che lo cerchiamo, che noi ci facciamo presenti a Lui, come abbiamo fatto oggi e continueremo a fare, con preghiere, suppliche e ringraziamenti.

Questa Misericordia, tuttavia, non per imposizione ma direi naturalmente, per attrazione, ci chiede “conversione”. Ossia cambiamento di cuore, di mentalità, di vita!

E’ quanto ci invita a fare il Vangelo che in questa domenica ci presenta Giovanni Battista che predica l’avvento, la vicinanza, la presenza dell’amore di Dio, in Cristo Gesù, tra gli uomini.

Da questo predicatore del Dio che in Gesù si fa prossimo all’uomo, di Gesù che si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare da Giovanni, che si fa solidale con noi per riportarci a Lui, vanno le folle per chiedergli: “Che cosa dobbiamo fare?”. Vanno i pubblicani – esattori delle tasse per conto dei romani, categoria di persone assai invisa agli ebrei – ed anche loro chiedono al Battista: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”. E vanno anche alcuni soldati che domandano: “E noi, che cosa dobbiamo fare?”… e mi piace pensare che in questa fila oggi, peregrinando alla nostra Cattedrale, varcando la Porta Santa, anche noi ci siamo uniti pur sapendo, almeno teoricamente, già la risposta. E così anche noi chiediamo: “Davanti a Dio ricco di Misericordia, che offre la sua vita per farci stare nella Casa di Dio, nell’intimità del Suo amore trinitario, nel Suo Cuore compassionevole e ricco di misericordia, che cosa dobbiamo fare?”.

Il Battista diede delle risposte: alle folle: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Ai pubblicani: “Non esigente nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Ai soldati che probabilmente con facilità abusavano del loro ruolo: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe!. In sintesi: “convertitevi”!

Ossia cambiate vita!

E qui dobbiamo porre due attenzioni.

La prima – che potrebbe scoraggiare chi vorrebbe lasciarsi avvolgere dalla Misericordia di Dio ma fatica, sente che per lui la strada è lunga, difficile… la meta da raggiungere è troppo alta… -. A loro la Chiesa deve dire con Gesù: non scoraggiatevi! Non perdete la speranza! Gesù – lo ha detto Lui – non è venuto per condannare il mondo ma per salvarlo (cfr Gv 12,47). Sicuramente Dio alla fine dei tempi giudicherà il mondo ma per ora si preoccupa soprattutto di salvarlo affinchè quando tutti appariremo davanti a Lui per il giudizio finale non riceviamo un rifiuto. Che l’Anno Santo della Misericordia sia dunque per tutti inizio di vita nuova nella certezza di essere amati e perdonati da Dio il quale vuole abbracciarci con quella Sua misericordia che ci aspetta e perdona tutto, che – come ha detto Papa Francesco all’Angelus del giorno dell’Immacolata – nulla è più dolce, dalla quale dobbiamo lasciarci tutti accarezzare perché è la carezza di Dio che è tanto buono e perdona tutto!

La seconda attenzione, però, è quella che il Cardinale Kasper definisce pseudo-misericordia del “lasciar fare”. Nell’ambivalenza delle situazioni mondale – scrive nel suo libro Misericordia Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana – può succedere che si abusi pure della misericordia e della religione, che il comandamento dell’amore cristiano del prossimo e soprattutto dell’amore dei nemici mettendolo in pratica nelle condizioni del mondo ci porti ad un fraintendimento e la misericordia sia addirittura erroneamente trasformata nel suo opposto così che la chiamata alla misericordia possa essere ridotta a una specie di ammorbidente per l’ethos cristiano. “Una forma oggi molto discussa di una simile pseudo-misericordia – scrive il Cardinale Kasper – consiste nel tutelare, nel caso di una ingiustizia, più il carnefice che la vittima” caso mai per difendere una categoria di persone, una associazione, lo Stato o la Chiesa stessa… No, “La difesa della vittima deve … venire prima della difesa del carnefice”. Ma c’è anche un’altra forma di fraintendimento della misericordia che è quella del lasciar passare e correre tutto. “Esso comincia con i genitori – scrive sempre Kasper – che, per un errato senso di misericordia verso i loro figli, cedono loro in tutto. Questo atteggiamento errato si manifesta quando essi chiudono gli occhi su comportamenti sbagliati e peccaminosi, invece di esortarli a convertirsi”.

Cari fratelli e sorelle, misericordia, può voler dire anche “intervenire”, come la sentinella di cui ci parla il Profeta Ezechiele, può voler dire suonare il corno, alzare la voce per avvertire che sta giungendo il nemico e a chi sbaglia che deve cambiare vita, deve convertirsi affinchè non muoia a causa della sua colpa poiché se non avremo avvertito, il colpevole morirà a motivo del suo peccato “ma della sua morte – ricorda Ezechiele a chi doveva vigilare sul fratello, sulla famiglia, sul gregge… e non lo ha fatto – io domanderò conto a te!” (cfr Ez 33,6-9). Misericordia, perciò, può essere anche una medicina amara e necessaria, che può anche, lì per lì, fare male ma è necessaria per non far morire il prossimo e per non morire anche noi in caso di omissione!

In questo caso, tuttavia, occorre che l’atteggiamento di chi invita a conversione sia umile. Non siamo e non saremo mai noi a giudicare, anzi, tutti noi saremo giudicati! E come tutti speriamo di ottenere misericordia dobbiamo proporre il ritorno a Dio facendo sperare ciò che pare impossibile da realizzare, assumere verso chi ha sbagliato un atteggiamento pastorale pieno di pazienza e solidarietà per riportare la pecora perduta all’ovile.

Fratelli e sorelle, ancora un’ultima parola. La Misericordia di Dio ci riempia di gioia e la nostra gioia si diffonda tra gli uomini. In questo anno invito tutti, per quanto possibile, ad avvicinarsi alla confessione, a partecipare all’Eucaristia, a riscoprire e leggere la Parola di Dio, a celebrare i sacramenti, a pregare. Ma poi diffondete la Misericordia ricevuta compiendo concretamente le opere di Misericordia corporali e spirituali: date da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestite chi è nudo, alloggiate i pellegrini e chi non ha casa, visitate i malati, i carcerati, seppelite i morti. Consigliate i dubbiosi, insegnate agli ignoranti, ammonite i peccatori, consolate gli afflitti, perdonate le offese, sopportate pazientemente le persone moleste, pregate Dio per i vivi e per i morti.

Entrate ed uscite dalla Porta della Misericordia affinchè voi per primi e tutti i fratelli e sorelle in umanità – nessuno escluso – non disperi mai della misericordia di Dio!

Che Maria, Madre di Misericordia, insieme a tutti i santi e le sante che abbiamo invocato lungo il nostro pellegrinaggio alla Porta Santa, intercedano per noi. Amen.

 

                                                                                                       Mauro Parmeggiani

                                                                                                          Vescovo di Tivoli

Il vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani

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