La redazione di XL ha incontrato Antonio Picarazzi per rivolgergli qualche domanda sulla sua nuova (per certi versi) attività di scrittore e saggista e sulla presenza di alcuni suoi scritti al Salone Internazionale del Libro, attraverso la casa editrice EDDA Edizioni e il distributore LIBRO.CO che avranno un apposito stand per l’esposizione di opere di autori italiani nei capannoni della Fiera tedesca.
Come è nata questa sua attività. Noi la conoscevamo sotto altre vesti…
Non è nata per caso, a dire la verità. Io ho avuto uno sviluppo di carriera professionale particolare, nel senso che i numeri e l’economia hanno rappresentato una mia competenza, ma le passioni erano altre e tra esse leggere e scrivere hanno sempre occupato un posto particolare. Ho sempre scritto …diari, strane poesie, riflessioni varie…e ho sempre letto, in maniera random e forse anche compulsiva. Però ho avuto anche modo di coltivare alcune mie scelte di fondo. Per esempio, mi piace la letteratura giapponese, quella anglosassone, anche contemporanea, il romanzo storico e quella che io definisco “maledetta”. Tipo Vincenzo Guerrazzi, Rocco Scotellaro, Miller, Brecht e via discorrendo.
Ormai ha dato alle stampe vari libri, anche con una ecletticità particolare
Si, ho pubblicato un mio primo romanzo nel 2021, ma ci avevo lavorato nei vari ritagli di tempo per una decina di anni. Poi sono passato alla saggistica, sia letteraria che storica, forse più di costume a dire il vero. Mi considero più un critico che un romanziere, mi piace fare ricerche storiche e di biblioteca per affrontare la concretezza delle problematiche. Tra ottobre e dicembre di quest’anno usciranno due ulteriori miei saggi, mentre a marzo del prossimo anno verrà pubblicato il mio secondo romanzo, a cui sono particolarmente legato.
Perché?
Si tratta di un viaggio romanzato dentro la letteratura giapponese, una specie di diario scritto in prima persona che parte da due opere di un giovane e contemporaneo autore giapponese, Satoshi Yagisawa. Parliamo del salone Internazionale del Libro di Francoforte. Sappiamo che lei sarà presente con tre opere. Per questo devo ringraziare ancora una volta la mia casa editrice, EDDA Edizioni, e il distributore LIBRO.CO. È stata una scelta molto importante per me e sarò anche presente a Francoforte per presentare i miei tre saggi. Si tratta dei due DIARI incentrati, per uno sviluppo complessivo di circa seicentocinquanta pagine, sulle vicende di tangentopoli, sugli errori della politica, sulle deviazioni della stampa, sia di quella scritta che di quella televisiva e radiofonica, sulle molte e preoccupanti approssimazioni dell’inchiesta giudiziaria e sulle scelte conseguenti che ci hanno condotto alla situazione precaria e difficile in cui ci troviamo ora. È un vero e proprio excursus storico fatto di documentazione e fonti oggettive con riflessioni personali che partono proprio da quella documentazione e dai fatti per come si sono realmente svolti. Poi, c’è un saggio su Yukio Mishima che per me è uno dei massimi autori della letteratura mondiale moderna e contemporanea. Insomma, vado a Francoforte contento e consapevole di dover imparare ancora molto. La mia ignoranza, infatti, parte dalla consapevolezza che leggere e scrivere mi aiutano a superare i miei evidenti limiti.
Per il futuro? La politica?
Per il futuro continuerò a scrivere e a occuparmi del mio giardino, del mio bellissimo roseto e delle mie piante. Nel corso del 2024 potrebbe uscire un altro mio saggio sui fumetti giapponesi, i famosi Manga. Poi mi prenderò una pausa. La politica fa parte del passato anche se, poi alla fine, non è che l’abbia esercitata più di tanto. Sono stato Assessore per cinque anni e consigliere comunale per due anni, in tutto sette anni della mia vita che fino ad ora è stata lunga quasi settanta anni. Ci sono cosiddetti giovani e cosiddetti rinnovatori che occupano gli scranni di Palazzo San Bernardino da una decina di anni o anche più, con Assessori che ormai veleggiano verso un’esperienza ultradecennale. Per non parlare di quanti hanno sommato all’esperienza amministrativa locale anche altri lunghissimi anni di presenza istituzionale in contesti sovraordinati diversi. E non sembra proprio che abbiano voglia di smettere. Però mi rendo conto che il mio tempo è finito…lo è dal lontano 2009, quando mi dimisi da Assessore. Sono ormai quasi quindici anni che ho relegato la politica attiva nel cassetto dei ricordi. Adesso sono impegnato in un progetto, insieme ad altri amici e compagni di viaggio dalla provenienza più disparata, per provare a presentare un appuntamento importante: Tivoli capitale italiana della Cultura. Speriamo proprio di riuscirci.