Era il capo della banda che gestiva lo spaccio tra Tivoli e Guidonia Montecelio.
Domenica sera è stato trovato senza vita, nel letto di un ospedale a Torino, Giacomo Cascalisci considerato il capo della maxi banda che da anni operava nelle piazze di spaccio dell’hinterland tiburtino. Cascalisci dal carcere era stato portato, già da qualche giorno, all’ospedale Molinette dove, dopo aver consumato la cena, si è tolto la vita.
Stando a quanto riferito dal Sape, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, “aveva partecipato alla normale attività e non aveva dato alcun segno di squilibrio”.
La notizia è arrivata direttamente dal Sindacato della Polizia Penitenziaria e ripresa da diverse testate.
Fermato in Spagna latitante di Tivoli, era scappato dalla finestra
Giacomo Cascalisci, durante la prima maxi operazione del 2014 condotta dalla polizia del commissariato di Tivoli, era fuggito appena gli allarmi della sua villa-reggia all’Albuccione avevano dato l’allerta.
Il boss si era accorto dell’arrivo dei poliziotti e si era allontanato in mutande. E’ stato poi ritrovato in Spagna, dove si era rifugiato per la latitanza.
Alla prima maxi operazione di quattro anni fa (Leggi la notizia) ne era seguita una seconda lo scorso 9 marzo per opera dei carabinieri della compagnia di Tivoli. Nella rete dei carabinieri erano finite 39 persone, tra cui lo stesso Giacomo Cascalisci. Leggi qui
Cosa Nostra tiburtina, sgominata la “Cooperativa” dello spaccio di Tivoli e Guidonia Montecelio
Le intimidazioni ai Carabinieri
Durante le indagini per la seconda operazione i componenti della banda avevano capito di essere finiti nel mirino dei militari.
A quel punto, anziché rallentare la prese, la banda ha iniziato a pensare a come intimidire gli inquirenti.
Nessuno dei progetti è andato in porto ma, comunque, le vedette della gang avevamo cominciato a pedinare le forze dell’ordine per risalire alle abitazioni e, quindi, minacciarne le famiglie ed incendiarne le autovetture.