Come ampiamente articolato nel numero scorso di XL e sul sito online di notizialocale.it, uno degli interventi programmati per il Giubileo del 2025 vedrà protagonista l’antico palazzo del Seminario enorme edificio nel rione S. Paolo del quartiere medioevale di Tivoli di proprieta della Diocesi tiburtina. La sua ristrutturazione prevederà la realizzazione della Casa del Pellegrino dotata di 60 camere e servizi, il restauro della Cappella di S. Filippo Neri, ascensori , cucine, bar ecc.
Fu il cardinale Giulio Roma, vescovo di Tivoli dal 1634 al 1652 a volere la costruzione del Seminario. Il palazzo è stato edificato a partire dal 1635 in un’area particolarmente ricca di storia, la sommità del rione San Paolo. Fatta demolire l’antica Collegiata di San Paolo, nonostante la generale ostilità dei residenti, nel 1644 vennero gettate le fondamenta del grande palazzo; al costo di 50 mila scudi – versati dal cardinale – i lavori terminarono nel 1647. Da quel momento l’edificio continuò ad accogliere seminaristi per circa tre secoli, fin quando il secondo conflitto mondiale determinò la chiusura definitiva del Seminario. Tuttavia le stanze del seicentesco palazzo non rimasero vuote a lungo. Nel 1944, dopo l’occupazione di Tivoli da parte degli Alleati, per concessione del vescovo Della Vedova presero dimora nel palazzo l’Asilo Taddei e l’oratorio di Don Nello. Nell’estate del 1946 Don Nello ottenne, infatti, di poter utilizzare gli ambienti del Seminario per accogliere i tanti giovani sopravvissuti alla guerra ma rimasti orfani, mutilati o disoccupati dando vita all’Oratorio Don Bosco; un’attività che continuò nei decenni successivi e ancora oggi prosegue, in forme diverse, presso il Villaggio Don Bosco.
Il 1955 è l’anno in cui il Seminario aprì le porte alla Scuola Media Statale Albio Tibullo, i cui studenti erano stati costretti a lasciare i locali di fortuna del Convitto Nazionale sottoposto a lavori di ristrutturazione dopo i gravi danni bellici. La scuola aveva una ventina di classi e negli ampi spazi del Seminario riuscì a trovare una agevole sistemazione dotandosi anche di una palestra interna ricavata dagli ambienti del cortile. Il Seminario continuò a ospitare i giovani studenti tiburtini fino al 1977 quando l’Albo Tibullo lasciò i suoi locali per trasferirsi in una nuova sede. Le aule vuote, i lunghi corridoi e gli arredi usurati – rimasti celati dietro il grande portone di accesso dopo il trasferimento della scuola Albio Tubullo – nel corso degli anni hanno colpito la fantasia di alcuni registi che hanno scelto il Seminario come ambientazione per le loro pellicole. Già nel 1980 il Seminario fa la sua comparsa nelle sale cinematografiche scelto da Carlo Verdone come uno dei seggi elettorali per il film “Bianco Rosso e Verdone”. Mentre nel 1991 non solo il palazzo ma anche la piazza antistante diventeranno il set del film “Io speriamo che me la cavo” con Paolo Villaggio: per l’occasione il Seminario torna ad essere, almeno per il cinema, una scuola media titolata ad Edmondo De Amicis.
Sotto l’episcopato del Vescovo Benotto (2003-2008), gli spazi del Seminario vescovile sono stati, infatti, ristrutturati e dotati di armadi in previsione della collocazione dei libri già in possesso della Diocesi. Dal 2010, infatti, al piano terra del palazzo ha trovato spazio la Biblioteca Diocesana di Tivoli.
Nel settembre del 2014 la campanella è tornata a suonare al Seminario. Dopo quasi trent’anni nuovi studenti hanno iniziato ad affollare le stanze del seicentesco edificio generosamente concesse alla Libera Università Igino Giordani dal vescovo Mons. Mauro Parmeggiani. Negli ultimi nove anni la struttura ha ospitato le attività della LUIG e, grazie a ciò, è tornata ad aprirsi ai tiburtini che sempre hanno risposto con entusiasmo agli eventi organizzati negli spazi del primo piano dell’edificio.
Oggi, la trasformazione in Casa del pellegrino del Seminario per le iniziative del Giubileo 2025 segna l’inizio di un nuovo capitolo nella storia dell’antico palazzo.
La LUIG saluta (con rammarico) il Seminario
Capita spesso nella vita che le notizie positive siano accompagnate da elementi di negatività, anche importanti. Sono questi i sentimenti opposti e contrastanti con i quali il Direttivo e i volontari della Libera Università Igino Giordani hanno accolto la notizia della trasformazione in Casa del pellegrino dell’antico palazzo del Seminario per le iniziative del Giubileo 2025. Se da una parte, infatti, emerge la soddisfazione per l’avvio del recupero completo delle parti non in uso e pericolanti dei piani superiori dell’edificio, dall’altra è innegabile il rammarico per l’inevitabile e brusca interruzione di tutte le attività socio-culturali che la Libera Università dal 2014 ha promosso nei locali del piano terra del palazzo.
Per nove anni la LUIG ha, infatti, gestito in comodato d’uso gratuito, facendosi carico delle spese ordinarie, e in completa autonomia, gli spazi del piano terra del Seminario per gentile concessione del Vescovo Mons. Parmeggiani, a cui va tutta la nostra riconoscenza, promuovendo decine di corsi e iniziative culturali, molte innovative e uniche nel panorama tiburtino.
Abbiamo dato vita a otto edizioni di SeminarLibri e a quattro edizioni di TIVOLIcult; sono state promosse moltissime conferenze e presentazioni di libri; è stato possibile offrire al territorio attività sociali e ricreative, corsi di formazione e innumerevoli iniziative culturali, spesso in collaborazione con altre associazioni. In particolare dal qualche anno negli spazi del Seminario ha trovato accoglienza anche la scuola di italiano per stranieri de La casa dei Diritti sociali.
Questo breve elenco racconta evidentemente solo in parte ciò che ogni giorno, con sistematicità e impegno, la LUIG ha fatto in questi nove lunghi anni nel palazzo del Seminario (anche durante il difficile periodo della pandemia). Nel nostro piccolo, facendo affidamento sui tanti soci e sui nostri instancabili volontari, abbiamo contributo a rivitalizzare non solo il palazzo, ma anche una parte del centro storico di Tivoli marginale e trascurata, riportando persone in quella piazza e in quelle stanze animate fino al 1977 da generazioni di studenti tiburtini. Tutto ciò è stato possibile per merito delle risorse umane impiegate e anche grazie ai cospicui investimenti economici. E adesso?
In questi giorni la LUIG ha quasi ultimato lo sgombero dei locali e delle tante senza la concreta possibilità di trovare altri spazi adeguati nel centro storico di Tivoli.
Un’associazione, gestita da volontari, che non ha fini di lucro e che con convinzione vuole continuare a offrire i propri servizi, mantenendo l’accesso gratuito alle iniziative culturali e prezzi accessibili per i corsisti, non può farsi carico di canoni d’affitto e spese di gestione eccessive. Tuttavia, nel territorio tiburtino spazi a condizioni paragonabili a quelle che fino ad oggi la Curia ci ha offerto sembrano evidentemente mancare. Non a caso, la recente determina relativa alla concessione in uso di spazi comunali pubblicata sull’albo pretorio appare sempre più rivolta alle associazioni sportive e all’utilizzo di palestre, in particolare a quelle che si occupano di sport a livello agonistico, e sempre meno pensata per offrire sostegno alle associazioni che realmente operano in ambito culturale senza fini di lucro.
Con l’inizio di questa estate, di solito per noi momento di programmazione per il nuovo anno accademico, mettiamo fine agli investimenti, ai progetti, ai corsi e alle iniziative che da nove anni offrivamo nel centro storico di Tivoli, senza alcuna apparente prospettiva né immediata né futura. Non possiamo non essere rammaricati per questo.
Ringraziamo di nuovo il Vescovo e tutta la Curia per la concessione per questi nove anni e in particolare Alain Vidal che ci ha accompagnato sempre in questa nostra bellissima avventura di impegno per il bene della città di Tivoli e della cultura.
Ovviamente, nonostante saluti Tivoli Centro, la LUIG non smobilita. Nella sede di Villa Adriana proseguirà, come capita da 20 anni, il nostro impegno culturale e sociale.
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