Il professor Giuseppe Proietti lascia il suo ruolo di sindaco dopo 10 anni. Tracciamo, in questa intervista, il bilancio della sua amministrazione.
Dottor Giuseppe Proietti termina l’era “proiettiana”, come qualcuno la definisce, cosa le rimane?
Credo sia inappropriato definirla “era proiettiana”, anche se sono stati dieci anni di amministrazione stabile e questo non era mai accaduto prima. Mi rimane la consapevolezza di aver cercato di fare quanto nelle mie possibilità per contribuire ad un miglioramento della vita della comunità tiburtina.
Al suo insediamento la situazione economica del Comune vedeva difficoltà serie: Prodotti derivati, ASA Spa in prospettiva fallimento, la sentenza relativa alla cooperativa Conti…come si è posto per evitare la prospettiva dissesto di bilancio?
Si è evitata sia la situazione di pre-dissesto, sia la situazione di dissesto grazie ad una ponderata e responsabile gestione delle finanze comunali. Siamo riusciti ad accordarci con le banche interessate per porre fine alla gravissima incidenza dei cosiddetti derivati. Abbiamo anche concordato con la Cooperativa Conti una transazione, ponendo fine ad una situazione di contenzioso che si protraeva da qualche decennio. Ora gli oltre cento appartamenti sono di proprietà comunale e abbiamo individuato la via per alienarli sperando che sia possibile definire la presenza dei soci della Cooperativa Conti. Per quanto riguarda ASA Spa, certamente la situazione, o meglio lo stato di pre-fallimento della società, è stato sanato, le spese per la rilevantissima gestione dei rifiuti sono naturalmente a carico del bilancio comunale che vi fa fronte attraverso la TARI. Abbiamo oltretutto potenziato e oggettivamente migliorato i servizi, ammodernando i mezzi e gli strumenti.
A che punto è la questione terme? Come mai in questi dieci anni non si è riusciti a risolverla? Che rischi corre il Comune?
Premetto che il contenzioso tra il socio privato e l’azionista pubblico di maggioranza (ovvero il Comune di Tivoli) è iniziato più dieci anni fa, a seguito di una scelta dell’allora amministrazione comunale che io reputo del tutto inopportuna e dannosa. Nel corso di questi anni abbiamo cercato di arrivare ad un accordo transattivo, facendo molta attenzione a non riverberare sull’attività delle Terme lo stato del contenzioso tra i due azionisti. Siamo riusciti in questo, tanto è vero che, con l’eccezione del periodo del Covid, che ha visto la chiusura della struttura, ogni anno le Terme hanno continuato a produrre utili finanziari che per il 60% sono entrati nelle casse comunali. Ciò al contrario di quel che avveniva puntualmente prima della parziale privatizzazione: ogni anno la società perdeva dal miliardo e mezzo ai due miliardi di lire; perdite che il Comune doveva ripianare. Inoltre, proprio di recente, dopo che la Regione ha autorizzato le Terme, attraverso un accreditamento istituzionale, ad erogare servizi ambulatoriali polispecialistici in qualità di presidio sanitario, abbiamo deciso un investimento di oltre 4 milioni di euro che la società utilizzerà per ampliare i reparti sanitari che valorizzeranno la qualificazione sanitaria del complesso termale. In conclusione, il Comune non corre alcun rischio perché abbiamo accantonato nell’apposito Fondo Rischi del bilancio comunale le somme necessarie che, insieme ad un apposito mutuo con Cassa depositi e prestiti, consentirebbero al Comune stesso di riacquistare (così come deciso dal Tribunale di prima istanza che ha dato ragione al socio privato) le azioni a suo tempo privatizzate.
L’immagine della città esce sicuramente molto più pulita…
La vera e propria rivoluzione che la comunità tiburtina ha compiuto per rendere la città più pulita e più salubre è stata accompagnata da un’azione di recupero della cosiddetta “evasione TARI”. Si è riusciti a recuperare somme notevoli e si sta proseguendo nell’azione di individuazione degli evasori.
Il rapporto con le Associazioni e i Comitati di cittadini che aveva contraddistinto l’inizio di questo decennio di Amministrazione sembra essersi spento con il passare del tempo, soprattutto durante il secondo mandato. Come mai?
La volontà dell’Amministrazione di avere costanti rapporti con le diverse componenti della comunità tiburtina non è mai venuta meno, dalle associazioni sportive alle associazioni culturali, da quelle produttive alle associazioni di quartiere. Si dovrebbe ricordare però che il secondo mandato è stato contraddistinto da un blocco totale delle attività dell’associazionismo causato dal Covid. Sono stati due anni di fermo totale. Dopo la pandemia si è ripresa l’azione di rapporto con l’associazionismo locale.
Quale è stato il più grande successo e il principale insuccesso?
Ci si potrebbe limitare a sottolineare il successo di aver contribuito a rendere Tivoli una città più pulita e più attenta all’ambiente. Questa non è un’impressione: nel 2014 Tivoli era al 125° posto in Italia fra tutte le 140 città italiane con più di 50mila abitanti per raccolta differenziata dei rifiuti (11,32%), oggi è al 17° posto fra tutte queste città, con una percentuale di raccolta differenziata del 77,69%. Questi sono dati certificati dall’ISPRA, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Nell’insieme dei successi, pensiamo anche agli impianti sportivi: nel 2014 il complesso sportivo degli Arci presentava lo Stadio Galli come un campo di grano prima dell’aratura, la pista di atletica in uno stato di impraticabilità, il Palazzetto dello Sport in stato di degrado, di abbandono e non più utilizzato, oggi il Palazzetto dello Sport è recuperato e riutilizzato, lo stesso vale per lo Stadio Galli e per la pista. Inoltre a Tivoli Terme è stato smantellato il vecchio campo sportivo Giancarlo Ferrari e se ne sta costruendo un altro, completo di regolari spogliatoi e strutture, potenziato e migliorato. A Campolimpido si stanno eseguendo i lavori per realizzare un campetto polivalente. Ancora, pensando alla cultura, come non ricordare le aperture permanenti del Museo della Città in Palazzo Macera e della Rocca Pia. E, riguardo alle politiche sociali, i sostegni concreti messi in campo – anche nel periodo del Covid – per le fragilità personali e sociali di ogni genere. Ma forse il successo maggiore deve essere considerato nell’interezza delle azioni svolte. È in fase di attuazione un piano di grandi Opere Pubbliche, di un importo complessivo totalmente finanziato, senza precedenti (quasi sessanta milioni di euro, ai quali si aggiungono quasi diciotto milioni di euro concordati con il Comune e gestiti da ACEA) per rendere l’intera Città più moderna, più funzionale, più accogliente, più verde e sempre più a misura di Comunità-.
Invece l’insuccesso....
L’insuccesso, se così si può definire, è certamente quello della scuola elementare cosidetta “del Gesù” nel centro storico. Il senso di responsabilità per l’incolumità della popolazione scolastica ci ha imposto la chiusura: le verifiche di vulnerabilità sismica eseguite hanno certificato l’inagibilità strutturale del grande complesso edilizio. Si è posto, utilizzando spazi all’interno del complesso di via Colsereno e di Villa Braschi con apposito servizio di trasporto scolastico gratuito, immediato e temporaneo riparo alla frequenza in modo da non interrompere per un solo giorno l’attività scolastica, senza ricorrere a doppi turni. Si è redatto lo studio di fattibilità tecnica ed economica, concordandolo anche con la Soprintendenza, che prevede la demolizione completa della struttura e la sua ricostruzione per un importo di oltre 14milioni di euro. L’intervento presenta elementi di forte complessità: basti pensare che le uniche vie di accesso per i mezzi pesanti di autotrasporto che dovrebbero trasferire tutti i materiali demoliti confluirebbero tutti in aree del centro difficilmente percorribili come via Arco del Macello, via dei Sosii con curva verso via Palatina o piazza del Plebiscito. Tutto questo avrebbe impedito di presentare il progetto sul PNRR, dato che a questa forma di finanziamento si accompagnano tempi con scadenze capestro. Come mai non si è riusciti a risolvere la questione di via Cesurni? E quella di Stacchini? Per la questione di Stacchini abbiamo fatto in modo che le oltre 500 persone che “sopravvivevano” in situazioni sanitarie e sociali estreme e disumane all’interno dell’area lasciassero, con la nostra collaborazione, la vasta zona. Ma abbiamo anche, insieme alla Regione e al Parco dei Monti Lucretili, presentato e votato in Consiglio Comunale un progetto che prevede il risanamento della grande area e l’attuazione delle previsioni del Piano Regolatore Generale che destina l’area stessa ad attività produttiva. Tutto ciò naturalmente facendo salva la necessità di tutelare quell’ambiente che, in parte, è riconosciuto dalla Comunità Europea come sito di interesse comunitario.
In questi dieci anni diverse aree verdi non hanno avuto un’adeguata gestione e manutenzione, come invece è stato per quella della Vestale Cossinia, il parco Arcobaleno, Villa Braschi. Come mai non si è riusciti a gestirle o valorizzarle?
L’obiettivo che ci eravamo posti era quello di dare in gestione le aree: la gran parte dei parchi è aperta e frequentata, grazie soprattutto allo strumento della concessione in gestione a privati. Si pensi, ad esempio, al parco Andersen a Villa Adriana, al parco Garibaldi nel Centro Urbano, al parco di Paterno. Si dovrà, evidentemente, adeguare la gestione di altri parchi a questo modello. Rispetto alla valorizzazione delle aree verdi, a titolo esemplificativo, il Comune ha realizzato e appena aperto al pubblico il nuovo grande parco del Mausoleo dei Plautii a Ponte Lucano.
Per concludere: dieci anni da Sindaco in una città complicata come Tivoli. Come vuole salutare i tiburtini?
Quando nel 2014 ho accettato di guidare la coalizione civica, ho inteso questo compito come un servizio di puro volontariato, e perciò senza alcun compenso, da rendere alla mia città e alla mia comunità. Sono stati dieci anni molto impegnativi. Alcuni risultati si sono raggiunti. Sono consapevole: certamente si sarebbe potuto fare di più e meglio. Auguro alla nostra comunità di poter vivere tempi ed esperienze sempre migliori.