È sempre difficile parlare di Bilanci, soprattutto quando riguardano la vita di migliaia di cittadini. Il Bilancio di un Comune dovrebbe essere scritto, pensato e gestito nell’interesse di chi paga le tasse almeno per fargli capire dove sono finiti i suoi soldi.
La gran parte delle persone rifiuta psicologicamente di affrontare la realtà dei numeri pubblici, eppure è fondamentale capirla, anche perché, come diceva Charles Baudelaire, “Tutto è numero. Il numero è in tutto. Il numero è nell’individuo. L’ebbrezza è un numero”.
Abbiamo scandagliato gli ultimi venti anni dei Bilanci del Comune di Tivoli alla ricerca di una risposta e abbiamo trovato solo molti dubbi.
Krzysztof Bilica, noto aforista polacco, sostiene con un certo fascinoso candore: “Il problema di come far quadrare il bilancio? Ancora irrisolto”. In effetti non è così. I Bilanci quadrano sempre, anche quando sono in deficit. Le somme non smentiscono e offrono alla memoria di chi le legge anche chiavi interpretative basate sulla logica della deduzione numerica, una sorta di strettoia che va definitivamente affrontata.
“Un uomo deve saper affrontare la sua cattiva sorte, i suoi errori, la sua coscienza e tutto quel genere di cose. Contro cos’altro si dovrebbe combattere altrimenti?”
Joseph Conrad in “La linea d’ombra” lo sostiene convintamente, le strettoie vanno affrontate e superate, sono una sfida da vincere.
Per questo motivo abbiamo deciso di navigare tra i marosi poco invitanti degli ultimi due decenni economico finanziari che hanno segnato le evoluzioni, o le involuzioni, dei bilanci del Comune di Tivoli.
Abbiamo individuato un punto di partenza e poi siamo andati indietro o avanti, fino a individuare quelli che, a nostro parere, rappresentano i punti focali di un viaggio che ci ha rivelato molti vizi e poche virtù.
Partiamo da un dato: il bilancio del Comune di Tivoli alla data del 31 dicembre 2023 sommava debiti totali per € 94.360.000,00, pari a un carico personale che graverebbe ipoteticamente sulle spalle di ciascun residente di € 1.663,00. (Fonte Relazione sulla Gestione del Bilancio 2023. Basta fare somme e sottrazioni).
Poi torneremo su queste cifre, ma non potevamo che iniziare in questo modo, anche per attirare l’attenzione dei potenziali lettori.
Certo, non ci sono solo i debiti, ma come ci hanno sempre insegnato i crediti sono incerti mentre i debiti sono certi.
La delibera della Corte dei Conti
La nostra bussola di riferimento è la delibera della Corte dei conti del 6 luglio 2022, numero 85, che ha letteralmente vivisezionato i bilanci comunali dal 2016 al 2020. Non hanno avuto pietà i magistrati contabili che nella loro relazione hanno evidenziato le “criticità finanziarie e irregolarità contabili” presenti nella gestione degli esercizi citati.
Abbiamo incentrato la nostra attenzione sui dieci anni dell’esperienza amministrativa proiettiana dividendola in due distinti tronconi, così come distinte sono state le maggioranze politiche che l’hanno caratterizzata.
Il primo quinquennio (2014-2019) è stato al centro anche delle verifiche effettuate dalla magistratura contabile. Lì risiedono, ad avviso di chi scrive, le cause delle difficoltà economico finanziarie in cui si dibatte attualmente il bilancio comunale. Nel secondo quinquennio (2019-2024), con una maggioranza diversa dalla precedente, si è cercato, anche sotto la spinta incalzante della Corte dei conti e del Collegio dei Revisori, di recuperare, a partire dagli ultimi due anni, le falle evidenti con azioni, ad avviso di chi scrive, del tutto parziali e che hanno dato pochi risultati sul piano concreto. Però, ed è necessario dirlo, almeno si è provato a raddrizzare la rotta e a rimettere in piedi la baracca.
La Corte dei Conti, con la richiamata delibera, ha evidenziato 12 punti “problematici” che l’hanno convinta ad indirizzare al Comune di Tivoli specifici, trasparenti e cogenti inviti ad operare per superare le carenze illustrate, delegando al Collegio dei Revisori la conseguente verifica, oltre a richiedere perentoriamente una risposta dell’Ente altrettanto cogente e concreta. Tale risposta c’è stata in data 24 ottobre del 2022, con una serie di assicurazioni circa l’avvio di misure ed azioni correttive che in parte ci sono state anche se con un certo ritardo rispetto alle tempistiche inizialmente comunicate.
Il commento della Corte dei conti, a corredo delle sue valutazioni, fu il seguente: “Si ritiene che la situazione finanziaria del Comune di Tivoli riveli numerosi profili di criticità che, se non tempestivamente rimossi, potrebbero incidere negativamente sul mantenimento degli equilibri di bilancio nei successivi esercizi finanziari” (Fonte, Delibera 85/22 Corte dei conti).
Ma cosa è realmente accaduto negli anni presi in considerazione?
La Corte dei conti ha focalizzato la propria attenzione sui seguenti punti:
- Difficile situazione di cassa e riscossione entrate;
- Risultati di amministrazione e recupero del disavanzo;
- Costante utilizzo delle anticipazioni di tesoreria e dell’uso per cassa delle entrate vincolate;
- Emersione vincoli da ricostruire per € 2,6 milioni nel saldo finale di cassa;
- Carenza strutturale di liquidità con sforamento nel 2016 dei parametri di deficitarietà strutturale dei residui attivi provenienti dalla gestione dei titoli 1 e 3 superiori al 65% rapportati agli accertamenti della gestione di competenza delle entrate dei medesimi Titoli 1 e 3 di quello legato al volume dei residui passivi di Titolo 1 superiore al 40% degli impegni della medesima spesa corrente;
- Nel 2020 è evidente una contrazione delle percentuali di riscossione in conto competenza e in conto residui;
- Sempre nel 2020, si evidenzia uno scollamento tra il totale degli accertamenti e quello delle riscossioni, in ulteriore diminuzione rispetto al 2019;
- Nel 2019 il risultato di Bilancio risulta gravato dal recupero di un copioso disavanzo pregresso alla base, tra l’altro, nel 2018 dello sforamento del parametro di deficitarietà strutturale legato all’indice 12.4 maggiore dell’1,20%;
- FCDE, nel 2019 è stato cambiato il metodo di calcolo che ha causato un disavanzo di esercizio pari a € 19.065.214,71, con successivo ricorso al ripiano forzoso in 15 anni di € 1.271.014,00 per ciascun anno a decorrere dal 2021. Tutto questo si aggiunge al recupero trentennale derivante dal disavanzo di riaccertamento straordinario dei residui 2015, con quota annuale di recupero pari a € 935.715,90;
- Il debito per le anticipazioni di liquidità è stato cancellato dai residui passivi solo nel 2017, facendolo transitare nell’avanzo di amministrazione attraverso la costituzione di un apposito fondo per € 11.259.809,10;
- Solo nel 2018 l’Ente si è dotato di un fondo contenzioso, rimangono da chiarire i criteri di valutazione dei rischi di riferimento;
- Fondo contenzioso, è necessario adeguarlo ai rischi di riferimento per far fronte a oneri derivanti da sentenze e quelli con significativa probabilità di soccombenza;
- Fondo Perdite Partecipate, monitorare e rafforzare gli accantonamenti.
Il Bilancio di un Ente Locale presenta indubbi profili di difficoltà nella lettura e nella comprensione di molti passaggi di natura tecnica. Tanto che persino una buona parte dei Consiglieri comunali poco riesce a decifrare di tutto quel mucchio di numeri e richiami normativi.
Focalizziamo l’attenzione su un passaggio che è dirimente: come vengono gestiti i crediti che il comune genera nel corso della sua gestione finanziaria?
Cosa sono i Residui Attivi e Passivi?
Quando il comune, sulla base degli accertamenti delle entrate, non incassa genera crediti che vengono inseriti nella voce RESIDUI ATTIVI. Al contrario quando non paga gli impegni certificati determina dei debiti che vengono inseriti nella voce Residui Passivi.
Al fine di non gonfiare eccessivamente l’elenco dei Residui Attivi, e quindi il risultato di amministrazione finale, la legge impone la cancellazione di quelli con un’anzianità superiore ai cinque anni. Per evitare che tale passaggio possa scombussolare gli equilibri economici del Bilancio, dal 2015 la legge impone di effettuare degli accantonamenti su un apposito Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE). Quindi, più sono i crediti non riscossi e maggiore è la consistenza di questo Fondo. La norma offriva anche la possibilità di adottare un metodo di calcolo cosiddetto semplificato nella procedura di accantonamento a fondo. Cioè, era possibile fino al 2019 non accantonare il 100% del valore dei crediti presenti in bilancio. Il Comune di Tivoli fino al 2019 ha adottato questo metodo semplificato che teoricamente gli ha consentito di accantonare a fondo percentuali molto più basse del 100%, con i vantaggi logici che ne conseguirono in termini di gestione dei costi e delle spese di riferimento.
Orbene, la Corte contabile nel 2022 ha esplicitamente contestato il metodo semplificato applicato dal Comune di Tivoli negli anni 2015, 2016, 2017 e 2018.
La Corte ha affermato che il metodo semplificato sarebbe stato opportuno “solo tenendo conto della situazione finanziaria complessiva dell’Ente e del rischio di rinviare oneri all’esercizio 2019”. Tivoli, all’opposto, aveva una costante crescita dei residui attivi dal 2015 al 2018 e tale quadro definiva una non corretta applicazione del metodo semplificato perché, come indicato nella delibera della Corte dei conti 7/Sez. Aut/2020/FRG, “deve essere soddisfatta quella sostanziale stabilizzazione dei residui attivi su cui si incentra il funzionamento del metodo semplificato di determinazione del FCDE come previsto al punto 3.3 del principio contabile di cui all’allegato A72 e di conseguenza la corretta interpretazione tra lo stanziamento di previsione e l’accertamento nel risultato di amministrazione”. Cioè, il Comune di Tivoli adottando in parte erroneamente il metodo semplificato negli anni presi in considerazione ha sostanzialmente alterato il risultato di amministrazione attraverso l’errore tecnico rilevato. Un errore è un errore e infatti nel 2019 è stato corretto definendo però un disavanzo pari a € 19.000.000,00 circa attraverso il cambio di metodo applicato, cioè il 100% dei crediti messi a residuo, come del resto previsto dalla normativa.
Il Comune di Tivoli
Il Comune di Tivoli, come già detto, ha messo in atto una serie di azioni correttive dopo l’intervento della Corte dei Conti a partire dalla fine del 2022.
Una di queste è la proposta di project financing approvata dalla giunta municipale in data 19 dicembre 2022 sulla base di una specifica proposta avanzata dall’azienda Eramus S.r.l., con ultima comunicazione del 25 novembre 2022.
La proposta di partenariato verte soprattutto sul miglioramento della riscossione dei Tributi Locali, soprattutto di quelli riferiti ai residui attivi del Titoli 1. Si articola in sette anni ad un costo complessivo, compreso un coefficiente premiale (praticamente un aggio) e un canone annuale di servizio che rappresenta il costo fisso mentre il primo varia al variare dei volumi riscossi, di € 1.921.501,00.
Il primo anno di attivazione dei protocolli di riferimento molto probabilmente è stato quello dell’esercizio 2023. Poi ne vedremo i risultati. Eramus nell’ambito della proposta evidenziò anche la propria pianificazione dei costi e degli investimenti, come previsto dalla norma, definita in € 1.501.580,00, con un utile finale del settennio stimato in circa 420.000 euro. Alla fine del progetto al Comune resteranno sia la struttura informatica che quella relativa al SW. È ancora presto per capire se questa soluzione, unita alle altre descritte alla Corte dei conti dall’amministrazione comunale, abbia effettivamente risolto il problema. Alla luce dei costi e delle ulteriori soluzioni possibili chi scrive ritiene che la scelta migliore fosse quella di affidare ad un agente della riscossione esterno, attraverso un bando pubblico, la riscossione dei tributi di competenza e il recupero di quelli accertati alla voce evasione tributaria. C’è da dire, per correttezza, che i costi del progetto Eramus prendono come riferimento l’extra gettito, una volta definito al 2022 il gettito reale introitato dal Comune.
L’analisi successiva e le responsabilità politiche
Fino ad ora abbiamo visto come la Corte dei conti abbia individuato nel primo quinquennio proiettiano le radici dello sfaldamento della situazione economico finanziaria del Comune di Tivoli. Lì ci sono anche tutte le responsabilità amministrative e politiche di chi era parte integrante di quella maggioranza e che poi, dall’opposizione, ha chiesto ragioni e spiegazioni a chi aveva insieme a loro governato nella maniera descritta dalla stessa Corte dei conti. Il bello è che, senza un minimo di assunzione trasparente di responsabilità, gli stessi continuano a chiedere spiegazioni a chi attualmente governa la città senza aver mai fatto parte delle maggioranze proiettiane.
Abbiamo suddiviso l’analisi tecnica delle varie fasi temporali sulle seguenti voci che riteniamo maggiormente significative dal punto di vista della comprensione dei dati:
- Disavanzo;
- Riscossione;
- Gestione Residui (Situazione dei debiti e dei Crediti);
- Pressione fiscale;
- Anticipazioni di tesoreria;
- FCDE;
- Equilibri finali di Bilancio.
Il DISAVANZO del Bilancio Comunale
Il Disavanzo al 31 dicembre del 2023 è pari a € 33.563.689,00 e deriva da riaccertamenti e da accantonamenti a FCDE definiti nel 2015 (- € 29.000.000,00) e nel 2019 (- € 19.065.214,71) per uno sbilancio complessivo, quindi negativo, di € 48.065.214,71.
Il Comune, per recuperare tale mole di disavanzo deve accantonare, ogni anno e per 30 anni, € 935.715,90 per l’esercizio 2015 e € 1.271.014,00 per ciascun anno, per 15 anni a partire dal 2021.
In questo modo la gestione del primo quinquennio proiettiano ha comportato l’obbligo per il Comune di accantonare complessivamente, per ciascun anno nell’ambito dei piani di rientro descritti, € 2.206.729,90 sottraendo tale somma alle esigenze di sviluppo della città. Cioè, il Comune non può spendere questa cifra enorme per finanziare spese correnti a supporto dei servizi o per gli investimenti necessari a migliorare la qualità della vita dei residenti per i prossimi 15 e/o 27 anni.
Tale situazione, unita alla carenza strutturale di liquidità palesata dalla incapacità di riscuotere i propri crediti, ha comportato l’applicazione ai massimi livelli della tassazione locale che grava su ciascun residente. Questa è un’altra responsabilità politica che grava sulle spalle di chi ha governato insieme a Proietti nel primo quinquennio 2014-2019.
L’incapacità di riscuotere è proprio l’elemento caratterizzante dell’era proiettiana.
Focalizzando l’attenzione sulla gestione delle riscossioni per gli anni compresi tra il 2019 e il 2023, solo sul Titolo 1, cioè sui tributi locali, nel 2023 registriamo una percentuale di incassi, sugli accertamenti per evasione, pari appena all’11,62% per ICI/IMU e al 29,22% per la TARI. Nel 2022 il riscosso TARI era del 5,77% e quello ICI/IMU del 10%.
Le riscossioni complessive (vedi tabella specifica di riepilogo) per il 2018 sul titolo 1 erano del 64%, nel 2004 erano del 70% (confronto su basi omogenee).
2019 | 65% |
2020 | 60% |
2021 | 55% |
2022 | 58% |
2023 | 59% |
Andamento riscossioni 2019-2023
Il primo quinquennio ha fatto registrare le seguenti performance di incasso:
2015 | 62% |
2016 | 61% |
2017 | 59% |
2018 | 64% |
Andamento riscossioni 2015-2018
Come si vede la tendenza è sempre la stessa e il confronto con il 2004 è impietoso:
2004, 70%
2023, 65%.
Questa situazione, unita alle altre evidenze che più avanti porteremo all’attenzione del lettore, hanno definito un quadro di pressione fiscale su ciascun cittadino molto elevato:
2004 | € 432,00 |
2015 | € 664,00 |
2016 | € 822,00 |
2017 | € 725,00 |
2018 | € 914,00 |
2019 | € 638,00 |
2020 | € 647,00 |
2021 | € 673,00 |
2022 | € 710,00 |
2023 | € 725,00 |
Pressione fiscale su ciascun residente, a prescindere dall’età, 2015-2023. Confronto su basi omogenee con il 2004
Anche qui il confronto con il 2004 è impietoso: nel 2004 la pressione fiscale su ciascun Tiburtino fu di € 432,00, mentre nel 2023 è stata di € 725,00. Il massino storico è stato toccato nel 2018 con una pressione pro capite di € 914,00. Le responsabilità politiche, anche in questo caso, sono chiaramente di chi ha governato con Proietti gestendo, tra le altre cose, proprio il Bilancio comunale sia nel primo quinquennio (2014-2019) che nel secondo (2019-2024). Né l’essersi collocati all’opposizione nel 2019, per alcune forze, assolve qualcuno da queste pesanti responsabilità.
I Residui
Come abbiamo spiegato, nella voce Residui (Passivi e Attivi) sono ricompresi i debiti e i crediti dell’Ente Locale.
La gestione dei Residui è particolarmente importante sia perché contribuisce a definire il risultato di amministrazione finale, sia perché gli incassi specifici sostengono nel tempo i bisogni di liquidità dell’Ente.
I residui sono prodotti per competenza, cioè anno per anno, e alla fine vengono riportati alla data di chiusura del bilancio, cioè al 31 dicembre di ciascun anno, come somma di quelli prodotti dalla competenza e non incassati durante l’esercizio e dalla rimanenza tra quelli registrati all’inizio, cioè alla data del 1° gennaio di ciascun anno, e quelli non incassati per cassa, riferiti agli esercizi precedenti, durante la gestione dell’annualità di bilancio.
La tabella dei Residui Attivi riporta i seguenti andamenti:
Residui Attivi | competenza | finali |
2008 | 23.919.272,00 | 94.346.843,00 |
2014 | 22.776.035,00 | 81.660.859,00 |
2016 | 23.030.086,00 | 83.395.786,00 |
2017 | 23.770.151,00 | 90.220.448,00 |
2018 | 16.899.578,00 | 94.832.804,00 |
2019* | 14.669.914,00 | 75.097.076,00 |
2020 | 20.202.285,00 | 76.549.673,00 |
2021 | 12.981.000,00 | 59.861.000,00 |
2022 | 22.066.000,00 | 86.192.000,00 |
2023 | 23.841.000,00 | 71.873.000,00 |
- Nota (Nel 2019 sono stati cancellati, quindi non più inseriti nella procedura di riscossione, applicando la norma già descritta, residui attivi per € 24 milioni circa. Senza questo passaggio i Residui attivi sarebbero ammontati a € 95 milioni circa, cioè agli stessi livelli del 2008. Ovviamente, medesimo ragionamento vale per gli anni successivi al 2019).
Come si evince dalla tabella sia la competenza che il totale finale non sono molto variati nel tempo.
La situazione diventa ancora più drammatica se aggiungiamo, per ciascun anno, i residui attivi, cioè i crediti, cancellati in applicazione della norma o perché non ritenuti più esigibili.
La somma definisce una cifra finale monstre: € 101.000.000,00 circa che si aggiungono ai 72 milioni indicati nella tabella per il 2023. Tali cancellazioni sono quelle riferite al 2015 (- € 29.000.000,00) e quelle comprese tra gli anni 2019 e 2023. Ovviamente per gli anni del primo quinquennio post 2015 non abbiamo grosse variazioni però le stesse si sono scaricate tutte nelle operazioni effettuate dal 2019 al 2023. Se le cancellazioni del 2015 sono riferite agli anni delle gestioni precedenti alle due maggioranze proiettiane, quelle definite dal 2019 al 2023 per l’80% si riferiscono a residui attivi, crediti, allocati dalle gestioni dei due quinquenni (2014-2019, 2019-2024). La stima effettuata per difetto definisce in € 75 milioni circa la cancellazione di crediti prodotti dalle due gestioni proiettiane, con una preponderanza della prima sulla seconda.
La Tabella di Residui Passivi ci offre il seguente quadro riepilogativo:
Residui Passivi | Competenza | Finali |
2008 | 23.213.004,00 | 98.725.199,00 |
2014 | 30.030.828,00 | 86.975.679,00 |
2016 | 26.143.966,00 | 66.365.185,00 |
2017 | 20.410.596,00 | 50.695.871,00 |
2018 | 26.245.099,00 | 56.040.937,00 |
2019 | 19.292.441,00 | 46.972.358,00 |
2021 | 17.161.000,00 | 12.981.000,00 |
2022 | 15.553.000,00 | 26.553.000,00 |
2023* | 13.186.765,00 | 22.113.366,00 |
- Nota (ovviamente la cancellazione che c’è stata tra i Residui Attivi si è verificata anche per i residui passivi. In ogni caso la fase di riaccertamento dei Residui, sia passivi che attivi, ha comportato, come detto, un disallineamento della gestione specifica pari a € 48.065.214,71, cioè un disavanzo che dovrà essere recuperato con le quote annuali riferite per i prossimi 27 anni. Per esempio, solo nel 2023 i Residui passivi cancellati sono stati circa 20 milioni, mentre quelli attivi sono stati circa di 26 milioni, con uno sbilancio della gestione di circa 2 milioni di euro. Si evidenzia che la cancellazione dei residui passivi si tramuta in una positività per il bilancio comunale, mentre la cancellazione di quelli attivi è sempre un fatto negativo per la gestione).
La Riscossione dei Residui
È interessante analizzare l’andamento delle riscossioni e dei pagamenti delle due differenti tipologie di Residui. Tale confronto ci consentirà, successivamente, di verificare almeno altri due aspetti negativi del bilancio comunale durante la gestione decennale di Proietti.
Per sintesi abbiamo ristretto il campo ad una tabella che comprende gli anni 2019-2023:
Anno | Residui Riscossi | Residui Pagati | Differenza gestione Pagamenti/incassi |
2019 | 10.735.076,00 (15%) | 23.731.956,00 | -13.000.000,00 |
2020 | 7.772.314,00 (10%) | 18.415.934,00 | -11.000.000,00 |
2021 | 10.901.000,00 (18%) | 17.161.000,00 | -10.500.000,00 |
2022 | 14.216.000,00 (16%) | 14.075.000,00 | + 136.000,00 |
2023 | 13.038.000,00 (18%) | 15.741.000,00 | – 1.700.000,00 |
Residui Pagati e Residui Riscossi. Indicazione delle percentuali di riscossione sul complesso dei residui Attivi finali per ciascun esercizio.
Le norme più stringenti varate relativamente ai termini di pagamento dei debiti hanno forzatamente definito una gestione finanziaria maggiormente attenta a tale aspetto, anche per non incorrere nelle previste sanzioni di riferimento.
Come abbiamo visto, ad eccezione del 2022, lo sbilancio della parte pagamenti/riscossioni è ripetitivo e rilevante. Dove ha preso i soldi il Comune di Tivoli per pagare i propri debiti evitando di incorrere nelle sanzioni previste dalla norma?
Semplicemente ricorrendo ad anticipazioni di tesoreria, cioè un prestito da chiudere entro il 31 dicembre di ciascun anno, ovviamente pagandoci un interesse. Il Comune di Tivoli per pagare i debiti durante la gestione proiettiana ha fatto ricorso ad altri debiti, ancorché di brevissimo termine.
Tali anticipazioni sono servite a pagare i debiti contratti con i fornitori e anche altre voci della spesa corrente.
La norma, ribadita anche da una notevole mole di specifiche sentenze e osservazioni della Corte dei conti, è chiara: le anticipazioni di tesoreria possono avere un valore di straordinarietà e vanno chiuse entro la fine dell’esercizio in cui sono state attivate. Il ricorso metodico e progressivo a tale strumento denota una difficoltà strutturale di tipo finanziario, legata alla creazione del cash flow, dell’Ente e deve essere trattata ed esposta come semplice finanziamento, come in effetti è, e non più come anticipazione straordinaria.
In questo caso quelle anticipazioni non avrebbero potuto finanziare le spese correnti perché la legge vieta di spesare le spese correnti con il ricorso ai finanziamenti che devono essere attivati esclusivamente per gli investimenti. La Corte dei conti, come abbiamo visto, ha contestato all’Ente l’uso progressivo e metodico delle anticipazioni evidenziandone la carenza strutturale di tipo finanziario, però non ha impugnato il divieto di utilizzo per sostenere la spesa corrente. Questo è bene che si dica, per dovere di onestà intellettuale. Chi scrive, però, rimane convinto che il Comune di Tivoli abbia utilizzato le anticipazioni di tesoreria in maniera in parte impropria.
Le Anticipazioni di Tesoreria
Nel periodo 2003-2009 una sola volta la gestione del Bilancio ha fatto ricorso, per circa 2,5 milioni di euro se non ricordiamo male, alle anticipazioni di tesoreria.
La gestione Proietti lo ha fatto costantemente negli anni compresi tra il 2017 e il 2022.
2017 | € 2.246.349,00 |
2018 | € 5.671.928,00 |
2019 | € 17.448.133,00 |
2020 | € 28.409.530,00 |
2021 | € 22.835.501,00 |
2022 | € 16.075.708,00 |
Anticipazioni di Tesoreria anni 2017-2022
Se non incassi la competenza e i crediti è ovvio che qualcuno ti debba prestare i soldi per pagare i fornitori ed è altrettanto ovvio che su quelle anticipazioni tu debba corrispondere anche il costo degli interessi. Proietti e i suoi sostenitori, tutti e anche quelli che nel 2019 hanno scelto l’opposizione, non hanno inventato nulla, di contro però hanno fatto una pessima figura dal punto di vista della gestione.
Il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE)
All’inizio di questa lunga esposizione abbiamo evidenziato a cosa serva il FCDE, cioè a compensare la gestione dei Residui Attivi, i crediti, in un sistema di maggiori certezze gestionali.
Questo è un aspetto sensibile della gestione perché meno incassi e più devi accantonare a Fondo al fine di ottenere un equilibrio gestionale che, altrimenti, andrebbe a falsare lo stesso risultato di amministrazione finale.
È indubbio che a minori incassi e a maggiori accantonamenti al Fondo corrispondano anche maggiori rigidità economico finanziarie. Con un FCDE molto alto si mangiano margini consistenti del Bilancio che, irrigidito, non è più in grado di soddisfare le esigenze di spesa e di investimento.
Poiché la gestione Proietti, soprattutto come abbiamo visto nel primo quinquennio 2014-2019, non è stata in grado di incassare in maniera adeguata, il FCDE si è ingrossato progressivamente sino ad assumere una consistenza abnorme.
La relazione al Bilancio Consuntivo 2023 dice esplicitamente che “il FCDE rappresenta la principale causa dello squilibrio corrente di bilancio unito anche al consistente recupero del disavanzo annuale pari a € 2.206.730,21 (di cui € 935.715,90 da disavanzo trentennale straordinario dei residui ed € 1.271.014,31 da disavanzo quindicennale dal passaggio al metodo ordinario di calcolo del FCDE di cui alla deliberazione di C.C. n.30 del 24/07/2020)”.
E, inoltre, “La causa principale di tale squilibrio della parte corrente del bilancio è dovuta essenzialmente alla crescita esponenziale del fondo crediti di dubbia esigibilità nel corso degli anni e al passaggio obbligato nel 2019 dal calcolo con il metodo transitorio al metodo ordinario nel bilancio di previsione. Il fondo crediti di dubbia esigibilità (ora in poi FCDE) è diventata una posta passiva di bilancio rilevante che ha esautorato tutti gli spazi di spesa andando infine ad intaccare l’equilibrio corrente di bilancio. L’ulteriore analisi ha evidenziato come il problema principale sia il FCDE accantonato a Bilancio per l’entrata Tari che rappresenta da sola oltre 3,5 milioni di euro; si rappresenta per questa entrata un’evasione spontanea da riscossione…”
Questi passaggi ci portano a fare altre due considerazioni.
La prima è ripetitiva: la percentuale di riscossione è troppo bassa. Il pagamento della TARI viene evaso da almeno il 35% delle utenze, con una più massiccia evasione nel settore delle attività imprenditoriali su cui grava circa il 40% del peso tributario specifico.
La seconda è consequenziale: Fino al 2012 l’ASA S.p.A. incassava direttamente la tariffa con le medesime percentuali di incasso e di evasione. È normale che un’azienda in quelle condizioni vada in malora. Infatti, l’ASA ha rischiato il fallimento e si è potuta riassestare soltanto quando la società Andreani è stata incaricata di procedere al recupero del non riscosso che ammontava a svariati milioni di euro. Adesso l’ASA S.P.A. ha con il Comune un contratto di servizio e, una volta definiti contrattualmente gli importi, emette le fatture con cadenza trimestrale chiedendone, ovviamente, il pagamento entro i termini definiti e concordati.
Adesso l’ASA incassa a prescindere dagli introiti specifici dell’Ente che, proprio a causa dell’evasione, manifesta seri problemi di liquidità strutturali. L’ASA SPA incassa il 100% dei corrispettivi e il Comune, all’opposto, ne introita soltanto il 65%. Ovviamente, l’evasione non è una responsabilità dell’ASA S.P.A., ma del Comune che non è in grado di riscuotere per intiero la tariffa collegata al servizio.
Anno | FCDE accantonato |
2016 | |
2017 | 37.987.909.00 |
2018 | 43.407.636,00 |
2019 | 46.616.425,00 |
2020 | 55.338.908,00 |
2021 | 58.260.000,00 |
2022 | 63.996.000,00 |
2023* | 50.368.000,00 |
Andamento FCDE 2016-2023
- Nota (nel 2023 sono stati cancellati circa 26 milioni di euro di Residui Attivi, crediti, altrimenti il FCDE sarebbe stato ancora più stratosferico).
Gli Equilibri di Bilancio
Tutto il racconto fatto fino ad ora ha una caratteristica evidente: il Bilancio comunale non sta messo molto bene e l’ulteriore allarme è lanciato dalla situazione degli equilibri di bilancio sia nella parte riferita alla gestione corrente che a quella più generale di natura finanziaria.
La parte corrente si riferisce alle entrate e alle spese dell’esercizio, mentre l’equilibrio generale è definito in almeno tre tipologie diverse.
La norma afferma che gli enti devono tendere al rispetto dell’equilibrio di bilancio, (W2), in quanto tale condizione rappresenta l’effettiva capacità di garantire, a consuntivo, la copertura integrale degli impegni, l’eventuale ripiano del disavanzo nonché i vincoli di destinazione e gli accantonamenti di bilancio.
Il Comune di Tivoli evidenzia uno squilibrio di parte corrente e generale di tipo W2 evidente.
Anno | Squilibrio di Parte Corrente | Squilibrio W2 |
2021 | -€ 2.300.000,00 | -€ 1.700.000,00 |
2022 | -€ 1.900.000,00 | -€ 2.500.000,00 |
2023 | -€ 3.300.000,00 | -€ 3.300.000,00 |
Squilibri di Bilancio 2021-2023
La relazione accompagnatoria al Bilancio 2023 dell’Ente, a pag. 78, così recita: “il disavanzo della gestione corrente di competenza O2 e dell’equilibrio di bilancio W2 è stato recuperato attraverso gli aumenti degli incassi a residuo delle entrate di dubbia esigibilità che hanno ridotto il FCDE a rendiconto liberando risorse e non generando ulteriore disavanzo. L’Ente deve tendere al rispetto dell’equilibrio di bilancio (W2), in quanto lo stesso rappresenta l’effettiva capacità di garantire a consuntivo, la copertura integrale degli impegni, del ripiano del disavanzo, dei vincoli di destinazione e degli accantonamenti”.
Lo specifico Verbale del Collegio dei Revisori, nello specifico, è ancora più circostanziato.
È questa, dunque, una reale emergenza del Bilancio del Comune di Tivoli che, nonostante le raccomandazioni della Corte dei conti con le famose osservazioni del luglio 2022, ancora permane.
Non è nient’altro che l’eredità negativa lasciata alle future gestioni dal quinquennio 2014-2019.
Il Debito
Quanti debiti ha il Comune di Tivoli alla data del 31 dicembre 2023?
Abbiamo effettuato un ricalcolo complessivo analizzando l’andamento del bilancio 2023, nell’ambito di una riclassificazione più articolata che, come evidenziato, ha abbracciato gli ultimi venti anni della storia economico finanziaria dell’Ente.
Lo spunto di partenza ci è stato offerto dai numeri evidenziati a pag. 232 della Relazione al Bilancio Consuntivo 2023, nella parte riferita alla classificazione finanziario patrimoniale. Da lì siamo partiti e abbiamo aggiunto o sottratto secondo le circostanze e le motivazioni contabili.
Dai nostri calcoli il debito complessivo del Comune di Tivoli è stimato in € 94.360.000,00, il che comporterebbe un gravame per ciascun residente, a prescindere dall’età, pari a € 1.663,00. Vorremmo che qualcuno ci smentisse dimostrandoci l’erroneità del calcolo. In quel caso saremmo ben lieti di prenderne atto e di modificare le stime evidenziate.
È vero anche che i crediti assommano grosso modo a € 71.900.00,00 circa, con uno sbilancio negativo, se le nostre stime fossero esatte, pari a € 22.460.000,00.
Ci hanno insegnato che la cosa di cui occorre sempre preoccuparsi sono i debiti che rappresentano una certezza, mentre i crediti sono una speranza.
Nel Bilancio relativo al 2023 la voce Riserve negative per beni indisponibili è, ovviamente, negativa ma lo è per una cifra non indifferente: € 8.360.000,00.
Tale voce del bilancio misura la capienza dei beni disponibili a coprire le esigenze connesse con la gestione di quelli indisponibili. Più è alta la differenza maggiori problemi gestionali ci sono. La cifra esposta non ci sembra bassa.
Le prospettive
L’Assessore Strafonda, in sede di illustrazione del Bilancio Consolidato 2023 dell’Ente, ha onestamente riconosciuto che sussiste una carenza strutturale di flussi finanziari che lui stesso ha quantificato in € 3.500.000,00 circa. Dai nostri calcoli ci sembra che la cifra sia molto più alta, prendendo come riferimenti i risultati degli equilibri finanziari evidenziati. Sia la parte corrente che quella di natura più prettamente finanziaria, come abbiamo visto, espongono uno squilibrio di € 3.300.000,00 circa; tuttavia, nel Bilancio 2023 è stato applicato un avanzo di amministrazione pari a € 1.409.000,00 che non ci sembra fosse stato utilizzato in conseguenza di specifici vincoli di partenza. Qualora la nostra analisi fosse corretta il deficit strutturale potrebbe ammontare a € 4.700.000,00 circa. Non è poco perché rappresenterebbe la quota finanziare da recuperare nella gestione, atteso che € 2.206.000,00 ogni anno se ne vanno per garantire il ripiano del deficit accumulato in questi ultimi dieci anni.
Non ci sono altre soluzioni: devono aumentare gli incassi e deve essere messa in pedi una politica gestionale maggiormente indirizzata alla spending review (vedi verbale accompagnatorio del Bilancio 2023 del Collegio dei Revisori), che non significa, ovviamente, tagliare i servizi, ma presidiare meglio i costi, soprattutto quelli connessi con il pagamento degli affitti per gli immobili esterni attualmente occupati dai vari uffici comunali, non di proprietà. Magari, attraverso uno specifico masterplan potrebbe essere possibile acquistare tali immobili abbassando persino il costo annuale della locazione trasformato in quota finanziaria di ammortamento dell’investimento immobiliare specifico.
C’è, poi, tutta la partita della valorizzazione del Patrimonio comunale.
Proietti, nell’ultima parte del secondo quinquennio ci aveva provato, ma i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative. Ad avviso di chi scrive o si affronta questa tematica in termini prevalentemente strategici o si rischia di costruire speranze prive di costrutto. Per esempio, l’utilizzo del PUVaT (Piano Urbano per la Valorizzazione del Territorio) per valorizzare gli immobili pubblici comunali, anche in collaborazione con l’Agenzia del Demanio come pure prevede la legge, potrebbe risultare determinante.
Come abbiamo visto esiste uno squilibrio di cassa e uno più strutturale della parte corrente di tipo economico. Per aumentare i ricavi, utilizzando un linguaggio prettamente aziendale, non è possibile aumentare il costo dei servizi o delle tasse locali a carico degli utenti che, come abbiamo potuto notare, sono già a livelli limite. Quindi, è necessario abbassare i costi e anche in maniera rilevante. Sul piano della cassa, più propriamente finanziario, è necessario aumentare le percentuali di incasso che, come abbiamo notato per il 2023, potrebbe anche consentire l’equilibrio finale sia della parte corrente che di quella più propriamente finanziaria, anche se in termini tutti tattici ed affatto strategici.
Questo è lo scenario che dovrebbe coinvolgere l’intero Consiglio Comunale al fine di definire la quadratura delle scelte tecniche necessarie per dotare il Bilancio dell’Ente degli strumenti necessari per uscire dalle secche a cui lo hanno costretto dieci anni di gestione proiettiana.
Un conto è questa unitarietà sulla scelta degli strumenti e un altro è il confronto sulla finalizzazione delle risorse messe a disposizione dal Bilancio. Questi sono due temi differenti che non possono essere sovrapposti, nemmeno dal punto di vista della tempistica.
Un Bilancio sofferente non giova a nessuno, né alla Maggioranza né, tanto meno, all’Opposizione che si vedrebbe ogni volta costretta entro le strettoie imposte dalla mancata soluzione da offrire alla scelta degli strumenti tecnici specifici. I Bilanci comunali devono sempre chiudere in pareggio e ogni spesa deve essere sostenuta dalla certezza delle coperture finanziarie. Con un bilancio che ha una sofferenza strutturale di circa cinque milioni di euro nessuno va da nessuna parte.
L’opposizione deve decidere da che parte stare, o con la città o con sé stessa. In quest’ultimo caso si deve saper assumere tutte le responsabilità che ne derivano.
Lo ripetiamo, non stiamo parlando di una pseudo concertazione emergenziale, ma dell’esigenza di trovare gli strumenti adatti a rimettere in sesto un bilancio che fa acqua per poi litigare, costruttivamente, sulla finalizzazione delle risorse liberate da un assetto economico finanziario sanato in via definitiva.
Dipende dalle volontà, come sempre.
Più volte si è affermato che nel 2025 scadranno i piani di ammortamento relativi alle Obbligazioni emesse, nell’ambito di un piano di ristrutturazione del debito esistente, nel 2005.
Ci sembra che tale epilogo preveda la liberazione di risorse sia economiche, quelle legate al costo degli interessi che interessano la parte corrente del bilancio, sia quelle di natura finanziaria connesse con le quote semestrali di rimborso del prestito. È indubbio che ciò potrebbe comportare un giovamento e un allentamento delle tensioni interne al Bilancio comunale, ma questo andrebbe studiato con attenzione nell’ambito di un piano strategico circostanziato a medio che sappia prevedere bisogni e fonti al di là della semplice programmazione triennale imposta dalla legge.
Resta sullo sfondo anche l’esigenza di restituire la quota straordinaria concessa ai sensi di legge da Cassa Depositi e Prestiti nel 2014 sotto forma di anticipazioni di liquidità, trasformata solo nel 2017 in Fondo Anticipazioni per una somma di € 11.500.000,00 circa.
Le TERME
Non dobbiamo dimenticare che incombe sulle casse comunali l’incubo legato alla definizione della lunga e annosa controversia termale. Bene che ci andrà dovremo sborsare circa 8,5 milioni tra capitale e interessi, ricorrendo a un prestito ventennale con CDP per circa 8 milioni di euro. Qualora ci dovesse andare male la situazione potrebbe addirittura peggiorare rispetto alla situazione attuale. Lo sapremo entro il mese di gennaio del 2025, intanto la Corte di cassazione ha sancito in via definitiva che i patti parasociali e il loro rinnovo erano legittimi. Partiamo, quindi, da meno uno. Non è una prospettiva allegra, a dire il vero.
Ciò che verrà liberato dalla fine dei piani di rientro dei BOC potrebbe essere assorbito, anche in maniera più sostanziale, dagli impegni economico finanziari che la vicenda Terme scaricherà sul Bilancio dell’Ente.
Ci corre l’obbligo evidenziare anche in questa sede che il fardello Terme è maturato nell’ambito delle scelte effettuate dalla Maggioranza Gallotti e dalle azioni confuse avviate dalla doppia maggioranza Proietti. Anche qua il primo quinquennio 2014-2019 è stato, ad avviso di chi scrive, devastante. Sarebbe auspicabile che chi ha governato insieme a Proietti in quel periodo se ne rendesse finalmente e definitivamente conto e se ne assumesse in maniera trasparente tutte le responsabilità, anche se nel 2019 ha scelto di porsi all’opposizione del medesimo Sindaco che pervicacemente ha sostenuto per i cinque anni precedenti.
Il Global Service
Il Comune di Tivoli ha adottato Il progetto Global Service impegnando la spesa complessiva di € 7.918.611,83, così come indicato nella Delibera di Consiglio Comunale n. 20/2018, per la durata contrattuale di 8 anni (4+4).
Con Determinazione Dirigenziale n. 2750 del 28/12/2018 si è provveduto…ad approvare il Quadro Tecnico Rimodulato predisposto a seguito di ribasso d’asta e a dare atto della sua completa copertura finanziaria a valere sulle annualità di Bilancio 2017/2026 in conto delle Determinazioni Dirigenziali n. 1345 del 28/06/2018 e successiva n. 2341 del 20/11/2018, sulla base degli indirizzi stabiliti con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 20/2018 con la seguente ripartizione:
Anno di esercizio Importo QTE servizio/lavori
2017 15.886,20
2018 2.705.185,93
2019 537.357,65
2020 527.479,60
2021 660.105,60
2022 660.105,60
2023 660.105,60
2024 660.105,60
2025 660.105,60
2026 385.061,57
TOTALE 7.471.498,95
In data 21/01/2019 è stato stipulato il contratto di appalto Rep. n. 19100 del 21/01/2019;
Con Determinazione Dirigenziale n. 62 del 13/01/2020, si prendeva atto che con
Deliberazione di Giunta Comunale n. 157 del 18/09/2019:
- si approvava la perizia di variante in corso d’opera e suppletiva inerente all’intervento di “Global Service – Manutenzione pluriennale delle sedi stradali comunali – Quadro D del QTE Lavori di manutenzione straordinaria strade e marciapiedi “extracanone”, redatta dai tecnici del Settore VIII, per un ulteriore importo lavori di € 549.880,85 (oltre Iva), pari al 71% dell’importo dell’appalto principale;
- si dava atto che tale variante comporta una maggiore quantità di lavori da eseguirsi, pari circa al 17%, quindi di importo inferiore al 50% dell’importo contrattuale iniziale (art. 106 c. 7 D.lgs 50/2016), da affidare all’impresa appaltatrice agli stessi patti e condizioni del Contratto principale Rep. n. 19100 del 21/01/2019, tramite sottoscrizione di apposito Contratto Aggiuntivo Rep. N. 19121 del 05/08/2020, per l’estensione dell’importo contrattuale da netti € 3.097.634,15 a netti € 3.647.515,00 oltre Iva 22% di € 802.453,30 per un importo complessivo di € 4.449.968,30 – CIG: 7550842FEC… (Fonte: Determinazione Dirigenziale Settore VIII 951/21).
La scelta del Global Service è stata presentata, insieme all’acquisizione di un mutuo pari a € 2,5 milioni e al coinvolgimento dei piani di intervento ACEA, gestori Gas e Telefonia, come un modello di riferimento e un Piano strade di grande impatto, capace di risolvere definitivamente la sistemazione di 90 strade cittadine, scelte guardando all’intensità di traffico che le percorreva e allo stato in cui si trovavano.
Le cifre esposte relativamente a questa scelta “rivoluzionaria” parlano chiaro, così come sono altrettanto chiare le tempistiche di riferimento e il presunto coordinamento degli interventi con i gestori dei Servizi Pubblici che per legge sono obbligati a risistemare le strade cittadine a fronte di loro interventi di riadeguamento delle reti gestite o, anche, per la semplice manutenzione.
È, questo, un altro aspetto che inerisce le scelte del primo quinquennio proiettiano (2014-2019).
Non ci dilungheremo nell’analisi dettagliata dei fenomeni che tale scelta ha generato nel tempo sia dal punto di vista degli interventi che da quello più propriamente economico finanziario, visto l’impatto che ha generato sui conti dell’Ente.
In genere questo tipo di scelte vanno valutate con ponderazione sulla base del rapporto costi/benefici.
Per questo motivo ci riserviamo di acquisire maggiori dati e informazioni al riguardo e di produrre una specifica valutazione dei fatti, sia in termini contabili che in quelli inerenti alla ricaduta sul territorio.
Per inciso, non sarà sfuggito a nessuno che nel 2019 questo “Piano strade rivoluzionario” generò interventi di manutenzione e riqualificazione a ridosso della campagna elettorale del 2019, con punte di approssimazione evidenti. Per esempio, si scelse, al fine di interessare un maggior numero di strade comunali interne, di procedere ad asfaltare la parte centrale delle vie lasciando inalterate le parti esterne.
Le strade comunali per lungo tempo sono rimaste prive di manutenzione soprattutto a causa degli interventi che dovevano essere garantiti dai Gestori dei Servizi Pubblici.
Alla luce di ciò, in via del tutto presuntiva, quindi empirica, e non suffragata da ulteriori concretezze, si potrebbe presupporre che il Piano integrato, di cui il Global Service non rappresenta un aspetto determinate, sia completamente saltato per ciò che concerne la pianificazione iniziale basata sull’analisi dei flussi di traffico e sul coordinamento degli interventi con gli Enti Gestori.
Il Global Service inerisce esclusivamente la gestione e la manutenzione di strade urbane del territorio comunale di Tivoli. Il rapporto costi/benefici traduce anche il valore aggiunto trasferito e adesso, in sede di rendicontazione sociale di quella scelta, sembra sia giunto il momento di verificarne i costi effettivi, per esempio valutando dettagliatamente quelli, qualora ci fossero stati, connessi con la parte extra canone. Un intervento di tali proporzioni finanziarie e temporali che ormai è giunto alla sua conclusione (2026 se non abbiamo capito male) ha bisogno di essere valutato con attenzione per comprenderne gli eventuali limiti e i benefici trasferiti in concreto sul territorio comunale per verificare se la qualità della vita dei residenti è migliorata rispetto a prima oppure no. Questo è l’unico metro che conosciamo per valutare la sostanza dell’agire amministrativo.
Sul Global Service ci riserviamo, come già detto, un approfondimento dettagliato.
Conclusioni
Ci sembra opportuno sottolineare, a questo punto, alcune evidenze che emergono dalle riclassificazioni effettuate anche grazie all’ausilio delle osservazioni poste dalla Corte dei conti con la delibera del 2022 più volte richiamata.
- La gestione 2014-2019 è alla base degli attuali problemi che si trova ad affrontare il Bilancio comunale;
- La gestione 2014-2019 ha commesso errori tecnici di impostazione contabile, denotando un’insufficienza acclarata;
- Il Bilancio dell’Ente soffre di una carenza strutturale di tipo finanziario;
- L’Ente non riesce ad incassare i propri corrispettivi;
- Il FCDE è troppo dimensionato proprio per le carenze di incasso evidenziate. Questo eccessivo dimensionamento incide sul Risultato finale di Amministrazione e irrigidisce l’intera gestione economico finanziaria dell’Ente;
- Il Debito è troppo consistente e rischia di paralizzare la gestione futura in assenza di azioni correttive;
- Durante il periodo proiettiano è mancata una programmazione strategica puntuale nella gestione dei fatti di Bilancio;
- Dal 2023 si è avviato un programma di recupero i cui effetti, al momento, sono tutti da dimostrare;
- I Fondi accantonati, pur in presenza di un loro riadeguamento a partire dal 2022 sulla base delle indicazioni della Corte dei conti, non sembrano ancora sufficienti a garantire la tenuta del contenzioso in essere;
- La vicenda Terme potrebbe bruciare le prospettive in un ambito emergenziale reiterato per il futuro mettendo a repentaglio gli equilibri dei prossimi esercizi;
- La gestione corrente è ancora in squilibrio strutturale così come, ovviamente, la stessa gestione finanziaria,
- Allo stato, manca ancora un piano strategico per il governo delle risorse dell’Ente.
L’ultimo punto dovrebbe rappresentare, ad avviso di chi scrive, la preoccupazione principale del Consiglio Comunale di Tivoli.
Ogni piano strategico di natura finanziaria deve poter supportare un Piano di Riqualificazione e Sviluppo del Territorio governato. Senza l’uno non esiste l’altro, e viceversa.
Questa è la vera sfida che gli Amministratori tiburtini dovranno affrontare. Ne saranno capaci? Ai posteri l’ardua sentenza.
Antonio Picarazzi