In vista della sentenza, dal processo per lo stupro de L’Aquila emergono particolari terrificanti.
Nell’udienza di giovedì in aula era presente la ragazza di Tivoli, violentata in quel drammatico 11 febbraio, ma anche il suo presunto “carnefice”, l’imputato Francesco Tuccia.
I due si sono incontrati per la prima volta da quella notte.
Durante l’udienza sono stati ricostruiti, ancora una volta, i fatti di quella sera. La testimonianza più agghiacciante è stata quella del medico del pronto soccorso, che nella notte dell’11 febbraio ha visitato la giovane tiburtina. Il violentatore, stando al ginecologo, avrebbe utilizzato un pezzo di ghiaccio per abusare della ragazza. Sul posto, infatti, non sono stati ritrovati altri oggetti che avrebbero potuto provocare le ferite inferte sulla studentessa di Tivoli.
Dalle parole della ragazza, invece, non sarebbero giunte grandi novità rispetto alle ricostruzioni degli inquirenti. “Ricordo fino a quando sono arrivata al guardaroba, poi ho riaperto gli occhi e mi sono ritrovata sul lettino dell’ospedale”, ha raccontato al giudice Giuseppe Grieco.
“La ragazza – ha raccontato l’avvocato Enrico Maria Gallinaro, legale della giovane – ha risposto in modo freddo e lucido a tutte le domande che gli sono state poste, riferendo su tutto ciò che ha ricordato. Per quanto attiene a ciò che è emerso, a mio avviso, durante l’udienza sono emersi elementi importanti e capaci di avvalorare la sussistenza dei due reati contestati all’imputato, violenza sessuale e tentato omicidio”.
Mentre fuori il tribunale de L’Aquila si è tenuto un altro sit in delle associazioni femministe tiburtine ed abruzzesi, sempre presenti in occasione di tutte le udienze celebrate fin’ora per sostenere la ragazza, il giudice ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dal centro antiviolenza aquilano. La prossima udienza è stata fissata il 31 gennaio, in quella sarà ascoltata la testimonianza dell’imputato, la requisitoria del pubblico ministero David Mancini e poi verrà comunicata la sentenza.
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