Otto anni, molto probabilmente tutti in carcere, il futuro del violentatore della studentessa di Tivoli è dietro le sbarre.
Se la sentenza ha lasciato l’amaro in bocca a molti, pena inferiore rispetto ai 14 anni di reclusione chiesti dal Pm, resta la consolazione che, se la condanna diverrà definitiva, difficilmente Francesco Tuccia potrà uscire dalla cella prima del termine. Una magra consolazione per la giovane studentessa di Tivoli, per la sua famiglia e per tutte quelle persone che in questi mesi hanno seguito con trepidazione il processo.
“La sentenza ha certamente riconosciuto la gravità del fatto – ha commentato il legale della famiglia della vittima Enrico Maria Gallinaro – considerando che la ragazza non ricordava nulla possiamo ritenerci pienamente soddisfatti quali parti civili costituite nel processo. In questi fatti non è mai facile, soprattutto in assenza di una testimonianza diretta, dimostrare che il reato sia avvenuto. Esisteva comunque il rischio che tutto potesse essere liquidato con una condanna per lesioni gravissime e non di più. Questa condanna a 8 anni, deve essere noto a tutti, qualora venisse confermata in corte di appello come noi ci auguriamo che sia, è una pena che dovrà essere molto probabilmente scontata per intero dal condannato. Per il reato di violenza sessuale, infatti, nel momento in cui la pena diventa definitiva non vi è sospensione dell’esecuzione e sono di gran lunga ridotte le possibilità di accedere a misure alternative al carcere”.
Una sentenza, quindi, che non sembra sia stata influenzata dalla testimonianza dell’imputato. L’ex militare di Avellino, infatti, quando è stato ascoltato dai giudici ha provato a discolparsi. “Ho usato solo un dito”, avrebbe detto, aggiungendo che lei non parlava e quindi pensava fosse consenziente. Inoltre, dopo la vista del sangue, avrebbe avuto paura e per questo l’avrebbe abbandonata a se stessa, mezza nuda, su un mucchio di neve con la temperatura di gran lunga sotto zero. Però, nonostante la “paura”, ha avuto lo stesso la lucidità di correre in bagno per lavare via il sangue dalle sue mani.
La condanna che, per ora, è stata inflitta non cambia nulla per la ragazza di Tivoli. La sua vita, infatti, ormai è segnata ma nonostante questo la giovane tiburtina sta continuando a lavorare per raggiungere gli obiettivi che si era posta prima di questa terribile violenza. Si è trasferita in un’altra città e sta proseguendo i suoi studi in ingegneria, cercando di recuperare una vita normale e di perseguire i suoi sogni.
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