Tivoli, 13 consiglieri firmano per sfiduciare il sindaco

La crisi vive la sua fase acuta. I fatti che hanno contrassegnato la giornata di venerdì, culminati con la revoca dei due assessori in quota al gruppo di Alleanza per Tivoli, si cominciano a far sentire con tutte le conseguenze del caso. Oggi un consiglio comunale partecipato, con in aula 23 consiglieri, ha visto buona […]

Tivoli, 13 consiglieri firmano per sfiduciare il sindaco

La crisi vive la sua fase acuta. I fatti che hanno contrassegnato la giornata di venerdì, culminati con la revoca dei due assessori in quota al gruppo di Alleanza per Tivoli, si cominciano a far sentire con tutte le conseguenze del caso. Oggi un consiglio comunale partecipato, con in aula 23 consiglieri, ha visto buona parte dell’opposizione presentare e firmare una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco, Sandro Gallotti. A mettere i propri autografi tutto il gruppo del Partito democratico, da Marco Vincenzi ad Andrea Ferro, e una parte dell’ex maggioranza: Raffaele Rossi, Davide Carrarini, Raffaele Russo e Massimo Messale. “Dobbiamo restituire un governo saldo alla città – dice Alessandro Fontana, segretario cittadino dei democratici a cui è spettato l’onere di leggere il documento -. Nel frattempo invitiamo i consiglieri ad andare nell’ufficio della segretaria generale per firmare”. Prima del colpo di scena si è consumato un botta e risposta tra lo stesso Gallotti e Alleanza per Tivoli, che ha sottolineato la distanza della compagine dalla maggioranza prima con l’intervento di Dino Di Biagio e poi con quello di Maurizio De Michele: “La nostra non è una posizione di minoranza ma di opposizione”, precisa. Al centro del dibattito politico di questi giorni anche la questione legata al rinnovo del consiglio di amministrazione della Acque Albule Spa e all’incarico di amministratore delegato affidato a Bartolomeo Terranova, ex presidente dello stesso cda. “Finiti i patti parasociali la Acque Albule doveva essere trattata come una spa qualsiasi e portata verso la strada della privatizzazione totale, ma sembra che questa cosa non si possa fare in un contesto normale: chi ha il 60% deve assistere dall’esterno e chi ha il 40% deve essere il conduttore della nave”, dice Di Biagio. Alla fine un risultato quello che resta della maggioranza l’ha portato: ad essere votata con 11 mani alzate è stata la Tares ma dire che questa sia una salvezza per l’Asa spa o per la maggioranza è una parola grossa.

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