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Tubercolosi, cos’è e come funziona il “protocollo”

Tubercolosi, una patologia tornata “dal passato” ma che non cha colto di sorpresa l’Asl. Dietro ai controlli e alle profilassi, c’è un protocollo preciso da rispettare che il Dipartimento di Prevenzione sta portando avanti.
“Questa patologia sembra scomparsa – ha commentato Vladimiro Perretta, direttore del Dipartimento di Prevenione dell’Asl Roma G – alla fine degli anni ’80 si è cominciato a riscontrare una sporadica ripresa. In questi anni ci sono stati casi sporadici”.
“La prassi di intervento prevede – continua Perretta – che ci arrivino due notifiche, una di sospetta tubercolosi ed una di malattia conclamata. Quest’ultima attiva il nostro intervento. Questa malattia si propaga direttamente, con contatti frequenti e ravvicinati. La prima cosa da fare è mettere in atto un controllo epidemiologico e clinico presso la famiglia, poi in base a come evolve la situazione si passa alla comunità frequentata, in questo caso la scuola. Quando noi riceviamo la denuncia di malattia, il contagio c’è già stato da un paio di mesi, almeno, e quindi dobbiamo andare a perimetrale un danno che già c’è. Ma non essendo una malattia rapida come la meningite, ad esempio, i tempi rapidi di intervento sono importanti ma non essenziali”.
“In questo caso – continua il direttore del Dipartimento di Prevenzione – dopo la famiglia siamo subito andati nella scuola. Abbiamo immediatamente costituito una piccola unità di crisi, composta da quattro medici e due infermieri, e stiamo conducendo indagini con chi ha avuto contatti più frequenti con questo ragazzo. Prima abbiamo fatto la classe, ora quelle attigue, e poi andremo avanti fino a quando non troveremo più casi positivi. Eseguiamo il test Mantoux, la lettura dei risultati si legge al terzo giorno dalla somministrazione. Sui facciamo le analisi del sangue, per evidenziare l’eventuale presenza di infezione latente. Se anche questa è positiva, si fa profilassi. Il paziente, comunque, diventa malato quando è positivo anche alla radiografia al torace. Se dalle lastre emergono degli addensamenti è malato, altrimenti si parla solo di contagio. Tutti, comunque, possono avere debole positività. Per questo caso siamo in costante contatto con chi pratica le cure, per le persone fino ai 18 anni l’ospedale Bambin Gesù, mentre per gli adulti il Forlanini-San Camillo. Abbiamo rapporti costanti, ed abbiamo attivato tutti i canali previsti dai protocolli”.

Asl Roma G

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