Venti pagini di motivazioni, il giudice ha spiegato come è avvenuta l’efferata violenza su una studentessa di Tivoli avvenuta a L’Aquila l’11 febbraio del 2012 fuori ad una discoteca. Dopo la sentenza ad 8 di carcere per Francesco Tuccia, riconosciuto colpevole della violenza sessuale ma non del tentato omicidio (la giovane tiburtina fu trovata priva di sensi, mezza nuda, abbandonata su un cumulo di neve nel cuore della notte, ndg), emessa lo scorso 30 gennaio dal collegio giudicate, c’era attesa per queste motivazioni.
Secondo il giudice Italo Radoccia le prove raccolte sono state talmente tante che non è stato necessario ascoltare la ragazza, che a causa della violenza ha avuto una profonda amnesia. Nelle motivazioni, e, il giudice si sofferma anche sulle conseguenze psicologiche per la giovane tiburtina che da quel momento avrebbe “Difficoltà fisiche relazionali e anche del timore di ritornare a vivere la vita sociale e familiare dovendo fare i conti con l’accaduto. In presenza di questo timore la sua autodifesa consiste nel non ricordare o nel rifiutarsi di ricordare”. Tornando ai fatti di quella tragica notte, il giudice ha censurato anche il comportamento degli amici di Tuccia, tutti ex militari come il violentatore, perché: “In quanto militari e quindi avrebbero dovuto essere avvezzi alla disciplina e al senso dell’onore”. Lodevole, invece, è stato il comportamento del titolare della discoteca Guernica e dei buttafuori. Loro, infatti, hanno dapprima scoperto la ragazza e poi hanno visto delle macchie di sangue sulla camicia di Tuccia, fermandolo in attesa dei carabinieri. Hanno, quindi, salvato la giovane di Tivoli e poi permesso l’arresto del colpevole.
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