Un reparto “nuovo di zecca” chiuso senza mai essere stato pienamente operativo, continua a tenere banco la vicende dell’Emodinamica dell’ospedale di Tivoli. La struttura, necessaria ed indispensabile per salvare la vita agli infartuati, è stata chiusa
ma ora la vicenda potrebbe finire sulle scrivanie dell’ufficio creato da Nicola Zingaretti per gestire la sanità laziale.
“Ho già chiesto – ha spiegato il capogruppo del Pd in consiglio regionale Marco Vincenzi – un incontro urgente con Alessio D’Amato, responsabile della cabina di regia sulla sanità istituita dal presidente Zingaretti, per individuare nel più breve tempo possibile le soluzioni idonee a consentire al reparto di tornare a funzionare. Bisogna rimuovere al più presto tutti gli ostacoli burocratici che impediscono la corretta attività del reparto, a partire dall’accreditamento. Anche perché, diversamente si verrebbe a configurare un grave sperpero di denaro pubblico”.
“Questa chiusura – continua Vincenzi – disposta dagli ex dirigenti di nomina polveriniana appare più una ritorsione diretta solo a creare disagi all’utenza e soprattutto a mettere pesantemente a rischio la salute dei cittadini della Asl Rm G, piuttosto che motivata da reali esigenze organizzative e di razionalizzazione della spesa sanitaria. L’Emodinamica, reparto specializzato nel trattamento urgente dell’infarto, era stato aperto all’ospedale di Tivoli appena un anno fa con circa 5 anni di ritardo rispetto all’investimento di 3 milioni di euro disposto dall’allora Giunta di centrosinistra alla Regione Lazio per attrezzarlo. Una struttura collaudata e certificata, ma non accreditata dalla Regione dopo averla finanziata. Un’autentica beffa”.
“In un anno – aggiunge il segretario del Pd di Tivoli, Alessandro Fontana – il centro di Emodinamica del San Giovanni è stato in grado di svolgere 500 trattamenti dei quali 200 per ischemie cardiache. Nonostante sia stato aperto solo per 6 ore al giorno. D’altra parte è assurdo immaginare di lasciare l’intera Asl Rm G, una delle più grandi d’Italia per estensione territoriale, dove risiedono oltre 800mila abitanti, priva di un reparto fondamentale per la tutela della salute. In caso di infarto o patologia vascolare grave, c’è a disposizione una sola unità mobile di rianimazione che trasporta il paziente nei Pronti soccorsi degli ospedali attrezzati della Capitale. Un viaggio che potrebbe trasformarsi in tragedia, un’inutile perdita di tempo prezioso per una patologia dove anche pochi istanti sono determinanti per salvare la vita”.
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