Canta le storie di Guidonia, Simone Saccucci si racconta

Da anni raccoglie e canta le storie di Guidonia Montecelio, raccolte per strada, parlando con la gente: Simone Saccucci si racconta.

Da un posto A ad un posto B. Diario di un cittadino del dormitorio…

Un bambino cammina su una strada sterrata in mezzo alla macchia.
“Macchia” è una parola vecchia. Oggi si dice “bosco”.
Però se il bosco lo vedi dall’alto non è un bosco: è una macchia.
Quindi “macchia” è una parola vecchia ma funziona meglio di quella nuova.
Guidonia, se la vedi dall’alto, è una macchia fatta di tanti colori: c’è il grigio dei parcheggi, della pista da skate, delle strade; c’è il verde dei giardini delle villette, della pineta, dei piccoli parchi, ed anche dei pezzi di terreno agricolo che qualcuno magari vorrebbe che diventasse edificabile. Sono tempi di crisi questi, come dicono tanti, e se l’orto de nonno me diventasse un pezzetto de terra edificabile non sarebbe mica male.
Siamo tutti come quel bambino che cammina dentro una strada sterrata in mezzo alla macchia ed una cosa ci accomuna tutti: andiamo da un posto A ad un posto B. Tutti quelli che vanno si spostano da un posto ad un altro e noi, qui a Guidonia, come tutti nel mondo, facciamo così. Tutto sta a capire come sarà fatto questo mitico posto B…
Negli ultimi 6 mesi ho fatto cose e visto gente. Addirittura ho parlato dialetto, italiano e inglese.
Prima di tutto: il Collettivo 48.
È un gruppo di cittadini, tra i 20 e i 34 anni, che gira nel Comune di Guidonia Montecelio per portare la sua passione: la musica, il teatro, il racconto.
Con loro ho girato alcuni posti precisi di questa nostra macchia: lo spiazzo di verde che sta su Via Rosata dietro all’edicola a Colle Fiorito, piazza Carrara a Villalba e i portici sotto alla sede del nostro Comune.
In questi posti il Collettivo è andato con un’idea: dimostrare che in questa macchia c’è qualcuno che si è stancato di criticare il Comune e di pensare che per fare qualcosa bisogna per forza prendersela con qualcuno. Il Collettivo non se la prende con nessuno e dice: “se non abbiamo piazze ma solo parcheggi, vorrà dire che useremo i parcheggi come piazze…”.
E poi lo spettacolo.
Nel 1999 ho iniziato a fare ricerca in questa nostra zona – la mitica Guidonia Montecelio.
Tante storie sono diventate racconti e canzoni e, alla fine, si sono trasformate in uno spettacolo che porto in giro ormai da 2 anni provando anche a sconfinare verso l’Inghilterra.
Con questo spettacolo, RocceSpineStreghe, ho voluto entrare in luoghi che di solito non sono usati per questo tipo di cose e che sono spesso al centro di polemiche a volte strumentalizzate da gruppi politici o simili. Perché quando non c’è polemica uno rimane scoperto e quando sei scoperto senti freddo e quindi è meglio a volte polemizzare, così stai al calduccio.
Sono entrato dentro le cave gestite dalla famiglia Morelli e lì, la sera del 14 giugno, ho provato a raccontare – quanto ero emozionato! – questo territorio. Con me c’erano circa 90-100 persone: cittadini che sono entrati pure loro e spero gli sia rimasto un bel ricordo di uno spazio su cui abbiamo sentito tante cose. Quella stessa sera qualcuno ha sconfinato: la BBC ha mandato uno dei suoi giornalisti da Bruxelles a fare un servizio su questa cosa che stavamo provando a fare tutti insieme. A settembre replicherò entrando nel cementificio Buzzi Unicem.
Cosa ho fatto in questo ultimo periodo qui a Guidonia Montecelio?
Oltre al collettivo e a RocceSpine ho provato a lavorare, a vivere, a sperare.
Ho fatto il bambino che cammina in mezzo alla macchia e va verso un posto B.
Come sarà questo posto?
Speriamo bene…

Simone Saccucci

Testo da visualizzare in slide show

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