“Abbiamo inviato una richiesta al Comitato regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché solleciti un intervento urgente dei ministeri della Salute, dell’Ambiente e della Regione Lazio per la bonifica della ‘Valle del Sacco’ e per il potenziamento delle strutture ospedaliere, al fine di salvaguardare la salute della popolazione dell’intera provincia di Frosinone, messa in serio pericolo da numerose criticità”.
Lo annunciano in una nota il segretario provinciale dell’Ugl Frosinone, Enzo Valente, e il segretario provinciale dell’Ugl Sanità, Rosa Roccatani, spiegando che “il territorio del frusinate è caratterizzato da un elevato inquinamento ambientale dovuto alla realizzazione, fin dai primi anni ’60, di numerosi impianti di produzione industriale senza controlli e idonee valutazioni di impatto ambientale. Dall’ultimo Piano di bonifica della Regione Lazio del 2012 i siti contaminati risultano essere ben 200 e, come se ciò non bastasse, per risolvere la situazione di emergenza dello smaltimento dei rifiuti dell’area di Roma, la Regione sta autorizzando la collocazione e l’esercizio di numerosi impianti di trattamento dei rifiuti proprio nel comprensorio della ‘Valle del Sacco’. Diverse analisi epidemiologiche – continuano i sindacalisti – segnalano l’emergere di una maggiore incidenza di patologie nei bambini residenti nell’area ed il rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. del 2011 ha documentato un notevole aumento di mortalità nella popolazione, soprattutto per patologie tumorali e del sistema circolatorio”.
“A fronte di tali criticità, – denunciano i sindacalisti – e considerando anche che nella zona operano aziende a rischio di incidenti rilevanti e che il Lazio meridionale è caratterizzato da un notevole rischio sismico, anziché potenziare le strutture e i servizi della rete di assistenza sanitaria atti ad intervenire in caso di emergenza e a garantire i livelli minimi assistenziali alla popolazione, sono stati drasticamente ridotti gli investimenti nel settore, chiuse diverse strutture ospedaliere e tagliati i posti letto. Senza contare poi che – concludono – il personale, già in numero insufficiente rispetto ai requisiti minimi organizzativi stabiliti dai decreti regionali, è costretto ad espletare turni massacranti per far fronte alle prestazioni richieste”.
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