#NLCronaca #Tivoli – Era stato accusato forse della cosa più brutta che un uomo può fare, abusare del suo figlioletto, ma le indagini della polizia lo scagionano completamente ed inchiodano la madre. Si era inventata accuse, aveva insegnato al figlio le risposte da dare alla polizia ed aveva creato ad arte delle prove, così per lei è scattata una denuncia per calunnia aggravata e gli è stata tolta la patria potestà anche della figlia più grande, avuta da una precedente relazione.
L’ultima parola l’ha detta il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Tivoli, Mario Parisi, che ha archiviato il procedimento dell’uomo. Grazie all’accurato lavoro della polizia il giudice ha avuto elementi per evitare al padre un processo che pur se arrivando all’assoluzione avrebbe comunque gettato ombre su di lui. Ombre che l’avrebbero potuto perseguitare per anni.
La donna era arrivata negli uffici della polizia due anni fa presentando una serie di denunce contro l’uomo. Prima per delle violenze subite da lui, poi perché “aveva scoperto” che il compagno deteneva materiale pedopornografico sul pc e poi era passata alla calunnia più grava, gli abusi sul bimbo di tre anni. Per lei, il piccolo e la figlioletta, si erano subito aperte le porte di una casa famiglia e del caso si sono interessati il pool antiviolenza e la squadra investigativa del commissariato di Tivoli, oltre che del centro antiviolenza Le Lune. Si erano attivati tutti i protocolli del Codice Rosa Integrato che tante volte ha inchiodato uomini violenti, o peggio.
In questo caso, però, le indagini hanno scoperto tutto l’opposto delle denunce. Pedinamenti, appostamenti, ma anche intercettazioni ambientali e video, gli agenti hanno scoperto le bugie e le finzioni della donna. Anche quando lei, dopo una giornata trascorsa dal piccolo con il padre, la sera lo portava al pronto soccorso per degli arrossamenti, presunti segni di violenze. I poliziotti, invece, avevano avuto modo di appurare come durante le ore passate insieme l’uomo fosse stato un padre modello, e nulla più.
Ora spetterà al giudice del tribunale dei minori di Roma decidere il futuro dei due fratellini che, in attesa della sentenza, restano in una casa famiglia.
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