E la terra continua a tremare

#NLCronaca – #terremotiadestdiroma – E nella provincia est di Roma la terra continua a tremare. Dal 24 febbraio al 3 marzo sono state contate 14 scosse. Il 4 marzo, poi, ne sono state registrate altre quatto, sempre tra Setteville e Settecamini e sempre di bassa magnitudo. Alle 10,06 una di magnitudo 1.7, alle 10,41 di […]

E la terra continua a tremare

#NLCronaca – #terremotiadestdiroma – E nella provincia est di Roma la terra continua a tremare. Dal 24 febbraio al 3 marzo sono state contate 14 scosse. Il 4 marzo, poi, ne sono state registrate altre quatto, sempre tra Setteville e Settecamini e sempre di bassa magnitudo. Alle 10,06 una di magnitudo 1.7, alle 10,41 di 1.7, alle 10,50 di 1.8 e alle 13,12 di 1.8.

Dal 24 febbraio, le stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – si legge in una nota dell’Istituto – stanno localizzando alcune scosse di bassa magnitudo ad est di Roma, scosse che vengono risentite dalla popolazione. Fino alle 11.00 del 3 marzo, sono stati localizzati 14 terremoti, la maggior parte dei quali ha avuto magnitudo minore di 2.0. I tre eventi più forti si sono verificati il 2 marzo alle 07,12 (magnitudoM=2.5), alle 17,53 (M=2.2), alle 17,56 (M=2.0). Questi eventi sono stati localizzati a una profondità compresa tra gli 8 e i 10 km”.

Caratteristiche dell’area interessata dallo sciame (tratto da da Invgterremoti)

“L’area della periferia orientale romana è una zona moderatamente sismica. Secondo la mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, l’area interessata dallo sciame di questi giorni è classificata a pericolosità media, in gran parte legati al risentimento di eventi forti dell’Appennino. La zona è di tanto in tanto soggetta a sciami di terremoti di piccola magnitudo. I comuni della zona tiburtina (Tivoli, Guidonia-Montecelio, ecc.) risentono inoltre storicamente della sismicità del vicino Appennino laziale-abruzzese. Se guardiamo alla storia sismica di Tivoli, notiamo che i maggiori risentimenti si sono avuti per i terremoti del 1703, del 1730 e del1915, tutti forti eventi della regione marsicana o umbra. A differenza della sismicità dell’Appennino, non sono del tutto chiare le sue cause della sismicità locale. L’area è stata interessata da deformazione geologica recente, come testimoniato da episodi di fagliazione quaternaria evidenziate dai geologi, e nell’area di Guidonia e Tivoli da attività idrotermale, che ha portato alla formazione degli estesi depositi di travertino dell’area (bacino delle Acque Albule), ubicato poco a est dell’area interessata dalla sismicità di questi giorni. Data l’elevata densità della popolazione, l’Istituto sta seguendo con particolare attenzione il fenomeno, localizzando tutti i terremoti che vengono rilevati dalla Rete Sismica Nazionale. Tuttavia, a causa dell’elevato livello di rumore ambientale della zona, della piccola magnitudo degli eventi, della loro superficialità, è possibile che alcuni terremoti piccoli, avvertiti localmente, non possano essere localizzati con precisione dalla sala di monitoraggio sismico dell’Ingv. Dovendo calcolare i parametri ipocentrali di un terremoto (le tre coordinate spaziali e il tempo origine) è infatti necessario che almeno quattro sismometri della zona rilevino il terremoto affinché questo possa essere localizzato”.

(Fonte: Invgterremoti – https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/03/03/sciame-sismico-in-provincia-di-roma-aggiornamento-del-3-marzo-2016/)

Per maggiori informazioni http://cnt.rm.ingv.it/

 

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