Calcio: Setteville Caserosse la scuola calcio a Gino Zampa
#NLSport #GuidoniaMontecelio – E’ il responsabile della Scuola Calcio più richiesto dal territorio, pronto a tornare a casa da un’esperienza romana che non è terminata nel migliore dei modi: l’Asd Setteville Caserosse mette a segno il primo colpo di mercato e si aggiudica il lavoro del 63enne Gino Zampa. In possesso del Patentino Uefa B, […]
#NLSport #GuidoniaMontecelio – E’ il responsabile della Scuola Calcio più richiesto dal territorio, pronto a tornare a casa da un’esperienza romana che non è terminata nel migliore dei modi: l’Asd Setteville Caserosse mette a segno il primo colpo di mercato e si aggiudica il lavoro del 63enne Gino Zampa. In possesso del Patentino Uefa B, quest’anno Zampa ha partecipato al corso da Responsabile della Scuola Calcio e si appresta ad iniziare una nuova avventura, la 24esima da responsabile, alla corte del presidente Mario Pacca e dell’ambizioso direttore generale Donato Olivieri.
Signor Zampa, quando ha deciso di sposare la causa del Setteville Caserosse?
“Avevo già deciso di riavvicinarmi a casa quando ho incontrato questa nuova dirigenza. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle persone e dall’ambiente. Mi ricordavo un altro Setteville e invece la struttura è cambiata radicalmente ed è molto bella. E’ tutto pulito ed organizzato, il punto ristoro è un fiore all’occhiello. Inoltre esiste un progetto che mi darà sicuramente possibilità di crescere. Partiamo da una Scuola Calcio di 180 bambini e puntiamo nel triennio a prendere il titolo Elite”.
Può anticiparci alcuni progetti?
“Sicuramente rafforzeremo la collaborazione con Claudio D’Ulisse e l’insegnamento del Coerver Coaching. Due volte a settimana ci dedicheremo a questo addestramento che privilegia la tecnica del bambino. Personalmente curerò l’aspetto organizzativo. Per una Scuola Calcio è fondamentale far giocare tutti, non esiste un bambino non convocato anche a costo di fare una squadra in più. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un divertimento. Il mio metodo di lavoro ha sempre portato frutti. A Setteville non faremo solo calcio. Organizzeremo gite e attività per socializzare”.
Come mai l’esperienza con il Tor Sapienza è finita anzitempo?
“La delusione di un rapporto finito dopo sette anni di lavoro è forte. Nel calcio purtroppo la riconoscenza non esiste. Erano cambiati i modi di vedere una Scuola Calcio, forse l’aria di Roma è più pesante di quella di Guidonia Montecelio. Per me questo settore si basa soprattutto sull’amicizia e sul piacere dello stare insieme. Abbiamo amichevolmente risolto in anticipo il rapporto. Comunque ringrazio la proprietà del Tor Sapienza, quindi ex Villanova, soprattutto nelle persone del presidente Massimo Armeni e del direttore sportivo Stefano Volpe per le belle parole espresse dopo il mio addio”.
Lei ha frequentato l’ambiente di Roma. Come viene visto il calcio di Guidonia Montecelio dalla Capitale? Forse la sorpresa è trovare tutte queste società in una sola città.
“Da Roma si parlava soprattutto di come avevamo lavorato bene a Villanova e tutti erano sorpresi della smobilitazione del club in pochi mesi. In effetti qualche anno fa abbiamo provato con alcuni presidenti a creare una sola società ma non ci siamo riusciti. Vedo troppo provincialismo, una rivalità accesa e molta invidia. Al momento un progetto unico non è realizzabile anche se mi piacerebbe perché lavorando bene solo a Villanova abbiamo raggiungo 300 iscritti e quindi non ci sono limiti per la città che potrebbe anche diventare il terzo polo calcistico della regione dopo Lazio e Roma”.
Assistiamo a troppi esempi di violenza nel calcio giovanile, eppure ragazzi e genitori dovrebbero essere formati dalle scuole di calcio delle società che a loro volta dovrebbero trasmettere valori differenti.
“Ho notato che con l’inserimento dell’autoarbitraggio il fenomeno è diminuito sensibilmente nella Scuola Calcio perché il genitore da fuori non può certo prendersela con il bambino che raccoglie per primo la palla. Purtroppo tutto cambia nel settore giovanile dove aumenta la pressione e in un attimo possono accadere episodi spiacevoli. In tribuna mentre i genitori con i più piccoli sono portati a rimanere calmi, cambiano comportamenti con i più grandi. Dalle panchine e dai club arrivano pressioni enormi che influenzano i ragazzi. Si parla troppo di categorie e non è più un gioco. Inoltre con i social network oggi tutti sanno tutto ed è un motivo in più per fare polemica sull’altro. E’ una continua ricerca del miglioramento che porta i ragazzi più bravi a ragionare da adulti e giocatori professionisti che ovviamente non sono, quindi la categoria viene messa al primo posto di ogni ragionamento e si perde il senso dello sport in un’età dove è difficile ragionare qualche secondo in più”.
Danilo D’Amico
(Dal numero 9 di XL)
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