Di Roberta Mochi
Nuovo allestimento per un grande classico di Verdi, in replica al Teatro dell’Opera di Roma fino al 30 giugno. Non solo uno spettacolo sul palco del teatro Costanzi ma un vero e proprio evento, dal momento che la rappresentazione vanta straordinarie collaborazioni. Questa versione vede, infatti, l’Atelier Haute Couture di Valentino e le sue superlative quattro sarte – Maria Antonietta, Irene, Elide e Paola – alla realizzazione degli abiti principali e i direttori creativi della Maison – Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli – impegnati nei costumi di Flora e del Coro, realizzati in collaborazione con la sartoria del Teatro. La regia non è da meno, alla sua prima prova con la lirica la Sofia Coppola di “Marie Antoniette”, che per entrare in sintonia con questa opera, attualizzarla senza stravolgerla, pur liberando la propria sensibilità estetica, ha soggiornato nella Città Eterna un mese e mezzo. Infine le scenografie sono di Nathan Crowley, pluricandidato agli Oscar per le sue sbalorditive ricostruzioni di Gotham City. E così, maestoso e sublime, si apre il primo atto di questa cinematografica Traviata, con Violetta – interpretata da Francesca Dotto e Maria Grazia Schiavo che si alternano nel ruolo – che scende lenta e solenne dalla trionfale scalinata. Lo strascico del suo sontuoso abito fluisce sui gradini come il fiume verde di una fitta foresta. Carico di passione, invece, il vestito neo-ottocentesco di Valentino, che spicca rosso su tutti gli altri costumi nella scena del gran ballo del II atto, bruciando di amore e di vergogna. Nuvole di tulle popolano il palco. Impalpabile quello usato per le Candide Camelie – fiore simbolo del libretto in quanto pegno d’amore donato ad Alfredo – più austero nel cupo salone di Flora, diafano per l’abbigliamento intimo di Violetta. L’allestimento scenico strabilia sempre, anche nella casa di campagna, che elegante e sobria mostra sullo sfondo le colline dell’Île de France, con tanto di uccelli, nubi mosse dal vento e un tramonto inaspettato. Perfetti alcuni altri interpreti principali come Roberto Frontali, che veste i panni di Germont padre, e Roberto Accurso, asprissimo barone Douphol. Le musiche sono affidate al maestro cremonese Jader Bignamini, che non stravolge ma segue attento le voci dal palco. Un successo, insomma, senza precedenti per il Teatro dell’Opera, che fa incassi eccezionali, e soprattutto l’occasione giusta per accostarsi al genere, se non lo si conosce ancora, ed imparare ad amarlo.
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