Ancora problemi per il Teatro Imperiale di Guidonia

Ancora problemi per il Teatro Imperiale di Guidonia: cancelli chiusi e manifesti rimossi lo scorso 11 novembre. Tutto risolto in un pomeriggio, almeno fino al prossimo spettacoli. Nonostante la presentazione in pompa magna della stagione teatrale 2016/2017 avvenuta lo scorso giugno, stanno vendendo al pettine le criticità. L’associazione San Babila che ha organizzato e promosso gli spettacoli non ha mai ottenuto l’affidamento ufficiale del Teatro. Il progetto teatrale presentato aveva avuto l’ok dalla precedente amministrazione che però aveva rimandato tutto all’approvazione del bilancio che però non è ancora avvenuta.

ANCORA PROBLEMI PER IL TEATRO IMPERIALE DI GUIDONIA

Con la stagione organizzata, le compagnie impegnate, gli abbonamenti venduti, ora l’associazione sta pagando l’affitto della sala (mille euro al giorno) per mantenere in piedi l’intero progetto. Momenti di tensione quando alla vigilia degli spettacoli del 12 e del 13 novembre gli organizzatori hanno trovato lucchetti e catene ai cancelli e i manifesti degli spettacoli in cartellone rimossi. Da lì una conferenza stampa d’urgenza e la situazione è presto rientrata dopo l’incontro tra Anna Greggi e Gennaro D’Avanzo dell’associazione San Babila e il commissario prefettizio  (direttore organizzativo e direttore artistico dell’Imperiale), la crisi è durata un paio di giorni, risolta ieri in un incontro con il commissario prefettizio, Giuseppe Marani, che avrebbe ribadito la volontà di voler salvaguardare la vita del Teatro e la stagione teatrale già organizzata.

I PROSSIMI SPETTACOLI IN CARTELLONE

Carlo Buccirosso
10 e 11 dicembre 2016
Diamoci del tu

Commedia brillante di Norm Foster

Con: Anna Galiena e Enzo De Caro

Regia di Emanuela Giordano

“Diamoci del tu” è una commedia del 2012 del pluripremiato drammaturgo canadese Norm Foster. Un uomo e una donna convivono da anni sotto lo stesso tetto senza dividere affetti e intimità. E per una volta non parliamo di una coppia, ma di una domestica e del suo datore di lavoro. Lui fa quasi fatica a ricordare il nome della donna preso com’è da se stesso. E’ un romanziere famoso, o per lo meno lo è stato. Ora ci sorprende che all’improvviso si interessi alla vita di lei, come se volesse recuperare il tempo perduto o avesse semplicemente tempo da perdere. Di lei invece ci sorprende il linguaggio ironico, colto e beffardo. Il rapporto tra i due è inedito. Inizia quel giorno. Dopo decenni di “buongiorno” e “buonasera”, di incombenze e comandi quotidiani, si scatena un serratissimo dialogo che ci provoca risate e curiosità. Eppure capiamo che si va oltre. Parlano, sfottono, domandano, rispondono ma intorno alle parole si consuma altro. E quello che non si dicono diventa altrettanto interessante, perché di non detti ce ne sono tanti. Il luogo è la casa di lui. Lo raccontiamo per segni netti e non descrittivi. Un mondo di ricchezza elegante, fredda, formale, da casa di prestigio ma senza anima. L’anima, il calore ce lo regalano le sottili tessiture di sguardi e svelamenti, di bisogni non dichiarati. Nasce una partitura preziosa per due attori che si mettono in gioco con sensibilità e intelligenza, dove la regia si concentra nel costruire un rapporto in cui progressivamente l’uno vive nel respiro dell’altro. In cui l’ascolto dell’altro diventa un punto di arrivo; un traguardo che in scena si sente…si tocca…si gode.

 

Emanuela Giordano
7 e 8 gennaio 2017

Amleto

di William Shakespeare

Con Daniele Pecci e Maddalena Crippa

Regia di Daniele Pecci

Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo uno spettacolo contemporaneo. Non con l’intento di mediare, sovrapporre o, nella migliore delle ipotesi, aggiungere alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile fine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, al quale ci rivolgiamo in maniera particolare. Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra i 14 attori sul palcoscenico ed il pubblico.

 

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