Giornata in memoria di Vittorio Occorsio, l’avvocato Simone Ariano spiega le ragioni e i sentimenti che l’hanno animata. L’evento si è svolto lo scorso 18 novembre presso le Scuderie Estensi di Tivoli. Al termine della commemorazione è stata anche scoperta una targa in ricordo del magistrato presso la Procura della Repubblica di Tivoli alla presenza del Procuratore Generale presso la Corte d’appello di Roma, Giovanni Salvi, del Procuratore della Repubblica di Tivoli,. Francesco Menditto, del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tivoli, Simone Ariano e la famiglia Occorsio. Invitati alla cerimonia gli studenti del Liceo Scientifico e dell’ITG Fermi di Tivoli.
Vittorio Occorsio è stato un magistrato italiano, che aveva partecipato al processo per la Strage di Piazza Fontana e ai processi a Ordine Nuovo. Fu vittima del terrorismo di estrema destra negli anni di piombo. Nell’aprile del 1976 fu il primo magistrato a occuparsi della loggia massonica segreta denominata loggia P2 e a indagare sui rapporti tra terrorismo neofascista, massoneria e apparati deviati del Sifar. Fu ucciso da Pierluigi Concutelli a Roma la mattina del 10 luglio 1976, colpito da raffiche di mitra mentre si recava in ufficio con la sua auto, una Fiat 125 special, all’incrocio fra la via Mogadiscio e la via del Giuba, a poche decine di metri da casa sua.
Da un intento comune della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ed il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tivoli. E’ importante che io tratteggi brevemente l’entusiasmo che ci ha legato e posso dire che col Procuratore c’é stata talmente sintonia, pur essendo la nostra conoscenza recente, che ci siamo ritrovati ad organizzare questa cerimonia con una intesa che oserei definire telepatica. Ho capito pertanto, che la Sua principale caratteristica è quella di essere uomo delle Istituzioni e per le Istituzioni. Sono rimasto contaminato da tanta passione e tanto entusiasmo a tal punto che mi sono detto: è necessario implementare queste intese sinergiche, leali, disinteressate che, ben oltre le parole, possano avvicinarci nel rispetto reciproco e nella consapevolezza del diverso ruolo e trasfonderle nella giurisdizione. Certamente, perché la Magistratura e l’Avvocatura sono due parti di un insieme, la Giurisdizione, la quale non esiste se manca una sola delle due componenti, essendo esse stesse parti dello stesso tessuto istituzionale come gemelli, eterozigoti ma pur sempre gemelli. Ho compreso pertanto, che questa iniziativa mi dava la possibilità di veicolare un messaggio istituzionale di coesione, di sinergia, di lealtà, di onore, di decoro nel quale credo e verso il quale convergono tutte le mie forze.
La dedizione nel ricordare e l’ apprezzamento chi ha dato tutto per il proprio paese, sino a sacrificare la propria esistenza, i propri affetti, trasformandosi da uomo comune in eroe. Da qui è scaturita una comunanza di intenti tra Avvocatura e Magistratura a che tali gesti non solo non vengano dimenticati, ma vengano trasmessi alle successive generazioni, propositi che debbono diventare il nostro intento comune e giornaliero. Non è importante che si tratti di un avvocato o di un magistrato, di un comune cittadino, quello che conta è riconoscimento che viene tributato all’uomo che si immola nel rispetto delle Istituzioni. Anche per questo sono stati invitati alla cerimonia gli studenti del Liceo Scientifico e dell’ITG Fermi di Tivoli .
E’ stato ricordato brevemente l’avvocato Fulvio Croce , compianto Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, vittima della stessa eversione, che pur consapevole del rischio che stava correndo, ha sacrificato la sua vita per la giurisdizione, pur di assicurare all’imputato quella difesa tecnica, dalla quale il processo non può prescindere, invece rifiutata, come rifiuto a tutto ciò che era istituzionale. Anche, alcuni anni prima, il Magistrato Vittorio Occorsio era ben consapevole di aver imboccato una strada estremamente pericolosa avendo compreso gli oscuri legami tra logge massoniche deviate, politica, delinquenza comune e nonostante ciò è andato avanti dritto per la sua strada accentandone i rischi nel nome della giustizia. Il rapporto che il Magistrato aveva con i propri figli: per Eugenio era un amico, un consigliere, per Susanna aveva premure e coccole, per la moglie nutriva un amore vero. Solo così, sono riuscito a spiegarmi il comportamento avuto in questi 40 anni dalla famiglia Occorsio, la razionalità di Eugenio, il sorriso di Susanna, la serenità della vedova, valori che, tutti insieme, compongono un nitido ricordo del Magistrato. L’immediata intesa con Pier Luigi Vigna, il Magistrato, recentemente scomparso, che si occupò prima delle indagini e poi del processo contro l’esecutore materiale del vile gesto, anche questo fondato sulla stima e sulla fiducia verso le Istituzioni.
Eugenio Occorsio, scrisse di lui riconoscendogli il grande merito di non aver instillato sentimenti di vendetta e di non essersi mai sentito abbandonato dalle Istituzioni.
Successivamente nel 2011, Eugenio scrive: “Non dimenticare – non odiare”, storia di tuo nonno e di mio padre ispirato dal comportamento del figlio, il giovane Vittorio Occorsio, all’epoca poco più che ventenne, alla notizia della scarcerazione dell’omicida per gravi motivi di salute. Un messaggio universale che trasuda di rispetto per le istituzioni e per la vita che il padre manda al proprio figlio per ricordargli che le Istituzioni democratiche vanno rispettate sempre, anche quando si verifica qualcosa che non si condivide, che si ritiene ingiusto e ti lasci andare ad un sentimento di sconforto, che genera frasi insensate, che respingono quei valori nei quali credi e coi quali sei stato cresciuto. Ed allora, Eugenio si rivolge al figliolo con un messaggio di altissimo valore: “La grandezza dello Stato, la tenuta delle Istituzioni democratiche si misura anche dalla capacità di non inferire inutilmente sui colpevoli”. Questa frase rappresenta, a mio avviso, la summa di quanto sin esposto e rappresenta, ancora una volta, un esempio degli assoluti principi democratici trasfusi dal Magistrato, Vittorio Occorsio, alla propria famiglia.
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