Centro antiviolenza a Tivoli, il 23 dicembre ore 15.30 l’associazione ReteRosa di Tivoli incontra l’assessora Cappelli dei Servizi Sociali per l’istituzione della struttura nel Distretto tiburtino.
A tal proposito pubblichiamo la lettera della presidente dell’associazione ReteRosa Nadia Palozza.
Alcuni giorni fà, presso la Procura ,si è definito l’iter per l’apertura di un “Centro Antiviolenza donne” ciò ci rincuora, ma dove erano quel giorno le Associazioni locali?
I “Centri Antiviolenza” sono luoghi di donne che accolgono le donne che hanno subito violenza da parte degli uomini.
I centri sono luoghi” unici” luoghi di un quotidiano che si muove tra pubblico e privato,tra urgenza e ascolto,tra aiuto individuale e costruzione di progetti, progetti di libertà delle donne.
La Storia dei ” Centri” è storia forse poco nota ad alcune/i ma è storia lunga , inizia negli anni 60/70 ed ha origine all’interno dei movimenti delle Donne e dell’esperienza del Femminismo.
Dalla storia del Femminismo, dalla storia dei Collettivi,dalla storia dell’Udi, dalla storia di tutte le associazioni che hanno animato la realtà politica di quei giorni sono nati i primi spazi liberi,autonomi e creativi che hanno permesso a noi tutte di trovare una via d’uscita da vincoli,precetti e prevaricazioni sedimentati ( e tuttora non ancora sciolti ) nelle relazioni uomo-donna.
L’esperienza del ” partire da sè ” ha messo in discussione ruoli tradizionali, aperto la porta alla lettura sociale di ” genere ” base per la nascita di nuovi spazi fisici,in cui la relazione tra donna era l’eccellenza ” .
Gruppi di autocoscienza e femminismo hanno contribuito a riflessioni teoriche che hanno fatto comprender che la storia di ciascuna donna, riguarda tutte-tutti.
Le prime ” case rifugio ” sono nate in quegli anni per aiutare le donne che subivano violenza in famiglia da parte dei partners ( anche ora questo dato è comune e dominante).
Mogli e compagne scappavano da casa andando a vivere con altre donne, sovvertendo l’ordine dato per scontato ,immutabile: la natura patriarcale della struttura economica e sociale.
La prima ” casa delle donne” è del 1989 ,a Ravenna nel 1996 si riunirono i primi ” Centri ” un meeting appassionato ed esplosivo. Da quell’incontro emerse la necessità di redigere una piattaforma di pratiche politiche condivise.Da Ravenna parti’ l’ordine di creare la Rete Nazionale dei Centri,per rafforzarsi e avere la capacità di incidere sulle istituzioni ( oggi ne abbiamo bisogno quanto allora,visto la tendenza ai tagli del welfare “.
I Centri non sono solo luoghi di ” accoglieza ” ma luoghi un cui si costruiscono saperi, progetti, speranze e competenze = Laboratori sociali.
La violenza nei confronti delle donne non è ” emergenza ” sociale da contrastare attraverso le sole misure di sicurezza.La violenza maschile alle donne è ” fenomeno ” antico ( la storia lo conferma ) che ha centrato la propria base sull’affermazione di un ” unico genere ” considerato fintamente ” neutro “.
Non vogliamo entrare nella metodologia dei centri, o nel perchè lavorano solo donne ( base della relazione ) o nei principi della metodologia dell’accoglienza ( raffrzamento dell’empowerment e lavoro in rete ), o dei servizi offerti, o delle figure professionali coinvolte ( figura chiave è l’operatrice che deve possedere una formazione nel campo del femminismo e,dell’empowerment ,delle politiche di genere ) o dell’organizzazione interna ( fondamenti empatia e normalità ) e degli standard d’avere ( gender oriented ).
I centri antiviolenza debbono,fondamentale, riconoscersi in principi comuni basati su una lettura sociale del fenomeno della violenza contro le donne, come risultato di una ” costruzione culturale” quindi non necessariamente collegato ad una ” patologia “.
Tre parole : SENSIBILIZZARE, PROMUOVERE,PREVENIRE.
Siamo fiduciose che la nostra amministrazione tenga conto di tutto ciò.
ReteRosa
Nadia Palozza
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