Il paese della Val d’Aniene è famoso per le sue acque minerali. Le sorgenti si trovano alle falde della collina sulla quale si erge il paese e l’acqua, di conseguenza, deve essere pompata per arrivare nelle case dei maranesi. Da qui nasce una storia di contenziosi che dura da quasi un secolo.
Nel 1925 nello studio del notaio Castellini viene firmato un rogito tra il Comune e la Società Acqua Pia Antica Marcia per la fornitura di 21 litri al secondo in 12 ore con ristoro delle spese per il sollevamento in perpetuo.
Nel Novembre 1964 il comune di Roma ha assunto, tramite l’Acea, in consegna ed in gestione dallo Stato Italiano tutti gli acquedotti del- l’Acqua Marcia. Fino al Novembre 2012 il comune di Marano Equo aveva in vigore un contratto con Acea che prevedeva una fornitura d’acqua a “Bocca tarata” ed un pagamento forfettario di circa 15.000 euro annui con due fatture semestrali.
A Novembre 2012 Acea ha installato un contatore e avviato un contratto “unilaterale” grazie al quale, da allora, il comune di Marano Equo sul cui territorio l’acqua sgorga ovunque, la dovrebbe pagare a consumo, come un qualsiasi utente e senza alcuna agevolazione. Le bollette bimestrali sono astronomiche ed hanno portato, ad oggi, un debito per il comune di quasi un milione di euro! Dal 2012 il Comune di Marano Equo ha attivato una causa con Acea per vedersi riconoscere le spese di sollevamento spettanti dal 1925. Da buona multinazionale quale ormai è, nel settembre 2015 Acea ha ceduto una parte del presunto credito del Comune di Marano, circa 742.000 euro alla banca Farmafactoring spa di Milano e questa il 22 Dicembre 2016 ha presentato al tribunale di Tivoli un ingiunzione di pagamento verso il Comune di Marano Equo per tale cifra. Per il Comune, che ha impugnato l’ingiunzione, e per i maranesi sarebbe il tracollo. Nel frattempo la maggior parte dei Comuni della provincia di Roma hanno aderito ad Ato 2, solo una ventina, che utilizzano l’acqua proveniente dalle sorgenti, hanno evitato l’adesione grazie alla legge Galli che lo consentirebbe per i comuni sotto i mille abitanti.
Nel 2015 è la regione Lazio a fare la voce grossa nei confronti dei piccoli comuni diffidandoli a consegnare il loro impianti di distribuzione all’Ato2 gestore dell’ambito idrico.
Logico il ricorso dei comuni, compreso Marano, innanzi al Tribunale Amministrativo del Lazio che però, inaspettatamente, respingeva il ricorso.
Il 14 Novembre scorso è Acea Ato2, gestore d’ambito a fare la voce grossa e a rinnovare la diffida ai comuni inadempienti chiedendo, forte della sentenza emessa dal TAR nel 2016, alla Regione Lazio, l’esercizio dei poteri sostitutivi finalizzati all’effettivo trasferimento del servizio.
Nuove spese per i comuni che hanno impugnato la sentenza del tribunale amministrativo davanti al Consiglio di Stato. L’udienza è fissata per il 9 Marzo 2017. La storia per ora finisce qui, nel momento in cui dalla Val d’Aniene e non solo, si alza la protesta dei Sindaci che scrivono alla sindaca Raggi.
Dal canto loro i cittadini ed il Comitato per l’acqua pubblica della val d’Aniene hanno avviato una petizione popolare. In essa si chiede: che alla Legge regionale sull’acqua pubblica, nata sull’esito del referendum del 2011, segua il varo della proposta di legge 235/2014 nella quale sono previste norme applicative che arrestino il processo di privatizzazione di Acea, garantiscano l’autonomia dei piccoli Comuni, mantengano pubbliche le sorgenti, ridimensionino gli ambiti per avvicinarli alle esigenze dei territori.
In sintesi, se l’acqua della Val d’Aniene finisce a Roma, ai Castelli romani e in provincia di Latina, almeno le sorgenti restino dei Comuni.
Gianni Innocenti
(Dal numero 2 di XL ora in distribuzione)
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