Di Roberta Mochi
Per Massimiliano Bruno, dopo lo sfortunato ‘Gli ultimi saranno ultimi’, arriva ‘Beata Ignoranza’ commedia che, trainata com’è dall’eccellente coppia Marco Giallini e Alessandro Gassmann, abbatte la quarta parete e si rivolge al pubblico parlando in macchina.Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con il mondo del web e con l’assoggettamento ai social network. Così il cattocomunista Ernesto, austero e conservatore col suo Nokia del ‘95, incontra Filippo l’amico-rivale della giovinezza (ovviamente perso di vista a causa di una donna che oggi è un ciarliero fantasma) guascone macchiettistico e ossessionato dagli smartphone. Docenti nella stessa scuola, seppur con metodi di insegnamento del tutto agli antipodi, vengono ripresi in classe nel corso di una accesa discussione e il video diventa virale, al punto che Nina, la figlia dei due nata da un passato mai dimenticato, decide di girare un documentario sul loro scambio di ruoli. Gli ingredienti ci sarebbero tutti ma questa contrapposizione tra malati digitali e conservatori zoppica, mancando di spessore e di originalità. Le svolte narrative sono disarmoniche e c’è una sovrabbondanza di espedienti poco plausibili ed incoerenti che non convincono e rovinano l’intero ritmo della pellicola. La sceneggiatura non ci risparmia nulla. Fioccano tirate d’orecchie per i giovani, che sono incapaci di gestire le pericolose conseguenze della contemporaneità, gli adulti vivono rapporti interpersonali lampo e superficiali, le banalità si fanno irritanti mascherate come sono da ragionamenti e spicciole riflessioni morali. In questa sovrabbondanza di gag, nessuno dei molti temi (relazioni, paternità, insegnamento, social network), che meriterebbe invece un respiro più profondo, riesce a sviscerare tutta la propria complessità.
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