Tribunale di Tivoli: i reati nel Circondario

Tribunale di Tivoli: i reati nel Circondario. Una relazione che allarma, quella che il Procuratore capo del Tribunale di Tivoli, Francesco Menditto ha presentato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017. Il documento ha avuto una diffusione limitata e pochi cittadini ne hanno conosciuto gli elementi più importanti. Contiene frasi stringate ma eblematiche: “I dati sono assai allarmanti, tra omicidi e tentati omicidi.” oppure “La natura e modalità degli omicidi, alcuni particolarmente efferati e utilizzando armi illegalmente detenute e in gravi contesti criminali, evidenziano la presenza di una diffusa, feroce, criminalità nel territorio”. Altre affermazioni colpiscono allo stomaco: “il fenomeno usura appare sempre più diffuso” o “va sottolineato il rilevante numero di procedimenti relativi al possesso e porto illegale di armi”. Successivamente la relazione affronta il tema stupefacenti definendolo “fenomeno criminale a grande diffusione”, strettamente legata ad esso la presenza della criminalità organizzata che “registra la presenza di soggetti inquisiti per fatti di mafia o appartenenti ad organizzazioni di considerevole capacità criminale (famiglie camorristiche e ‘ndranghetiste), dimoranti o residenti nel territorio del circondario anche in seguito a misure di prevenzione”. Nella relazione figurano anche i nomi di soggetti legati a famiglie mafiose calabresi radicate nel territorio di Guidonia e Tivoli. Il documento non sorvola inoltre sull’aumento dei reati derivanti da abusi sessuali anche nei confronti di minori e di stalking”. L’ultima parte della relazione riafferma la necessità di garantire un efficace presidio di legalità grazie ad una costante presenza delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della Procura. Poi le conclusioni con la richiesta, anche in base alla situazione di pesante lavoro arretrato, dell’invio di due Procuratori e del collegato personale amministrativo onde evitare che i i delitti meno gravi finiscano in prescrizione. E’ evidente che il territorio ad est di Roma, con la presenza di un grande centro di smistamento dei prodotti agricoli e la vicinanza con un grande mercato per ogni tipo di droghe, attira sempre maggiori frange dedite a criminalità di ogni tipo. Il livello di prevenzione e repressione necessita quindi che gli organici aumentino e l’appello del Procuratore deve trovare sostegno robusto anche nella politica e negli amministratori pubblici che devono attivarsi, prima che sia tardi per ergere dighe alla diffusione del fenomeno criminale violento e mafioso. Un appello al ministro di Giustizia, firmato da cittadini, amministratori pubblici di ogni appartenenza politica, personaggi di rilievo della società civile, potrebbe essere molto utile per non far perdere definitivamente autorevolezza ad una giustizia che in atti ufficiali evidenzia la probabile prescrizione di sanzioni amministrative e piccoli reati. Quando manca la certezza della pena per chi infrange le regole del vivere civile la società decade.

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