Di Roberta Mochi
In scena fino al 4 agosto il capolavoro di Georges Bizet, Carmen, con un nuovo e singolare allestimento in lingua originale nella suggestiva location estiva del Teatro dell’Opera di Roma, le Terme di Caracalla. La regia di Valentina Carrasco cerca di modernizzare la sigaraia più famosa dell’opera, donna libera, audace e sfrontata ma ne esce un ensemble goffo e che porta l’ambasciata del Messico ad esprimere il proprio disappunto. Che nel teatro si proceda per sintesi è indubbio tuttavia la sovrapposizione di stereotipi probabilmente in questo caso è sovrabbondante. Così quella che voleva essere una critica al cavallo di battaglia della campagna elettorale del Presidente Trump si trasforma in una giustapposizione tra elementi culturali (noti e fin troppo ridondanti come la cerveza, la tequila, i sombrero), pin up anni ’50 di grande sensualità ma con poco magnetismo, sfrenate capoeira (arte marziale brasiliana), e ancora coppie omosessuali, prostitute, trans, doganieri in tenuta FBI, fino ad arrivare al Monte Rushmore. Poca omogeneità e poca coerenza con la versione originale, si riesce ad arrivare al grande effetto scenografico dell’ultimo atto – dove la sfilata per la corrida si trasforma in una celebrazione della Santa Muerte in perfetto stile burtoniano – solo con una generosa dose di sospensione dell’incredulità.
Il cast lirico eccellente, riesce a smussare le incongruenze e a restituire coerenza al meccanismo teatrale. Alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma si alternano Jesús López Cobos (dal 28 giugno al 14 luglio) e Jordi Bernàcer (dal 20 luglio al 4 agosto). Le coreografie di Erika Rombaldoni e Massimiliano Volpini sono interpretate dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Sale sul palcoscenico più suggestivo del mondo anche la Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma, Maestro del Coro Roberto Gabbiani.
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