Passata nel dimenticatoio, come tutte le cose che dopo qualche giorno di evidenza causato dall’attenzione dei mezzi di comunicazione vengono perse di vista, la questione macerie del terremoto in arrivo a poca distanza da Villa Adriana torna in primo piano.Due i fatti che la riportano in primo piano. Il primo riguarda l’aggiudicazione di un lotto per lo smaltimento delle macerie all’impresa che ha preso in affitto la cava situata nei pressi di Porta Neola a San Vittorino. Si scrive San Vittorino, nel comune di Roma, ma la cava di pozzolana si trova a pochi metri dal confine con Tivoli ed a ridosso della “Buffer zone” della Villa di Adriano.
Il secondo fattore di attenzione scaturisce dal ricorso che la stessa impresa, la milanese Daf del Gruppo Donzelli ha presentato. La società che si occupa di demolizioni, smaltimenti di macerie e terre da scavo, decostruzioni, bonifiche, smaltimento amianto, trasporto rifiuti e molto altro, ha presentato ricorso circa un mese fa davanti al Tar del Lazio, contro la Soprintendenza che aveva bloccato i lavori di allestimento della cava destinata a ricevere le macerie del terremoto dell’alto Lazio. Tornano quindi a sollevarsi le reazioni degli abitanti e delle imprese agricole che vivono e lavorano a poca distanza dalla cava di Pozzolana di proprietà Salini. Ci si torna a chiedere perché le macerie debbano viaggiare per circa 200 chilometri, arrivare a poca distanza dal sito Unesco della Villa dell’Imperatore ed in una zona già afflitta da una grande mole di traffico. Immaginano le polveri, il traffico, l’inquinamento che ricadranno in quel territorio.
E’ stato sufficiente vedere la puntata di Report in cui uno stabilimento di smaltimento e frammentazione di macerie è stato preso di mira dalle proteste veementi degli abitanti delle abitazioni limitrofe per aggiungere preoccupazioni a preoccupazioni. La zona diventerà come quella estrattiva del travertino dove tutto è imbiancato da uno strato di polvere? Ulteriore ma non ultima preoccupazione, molti si chiedono cosa potrebbe arrivare tra le macerie, nonostante le assicurazioni, già offerte a suo tempo, di rifiuti inerti e terre già vagliate e depurate da rifiuti speciali o pericolosi.
Nessuno dimentica che, inizialmente, il codice dei rifiuti con il quale si era tentato di far arrivare nella cava macerie e terre era il 20.03.99 che si riferisce a rifiuti urbani generici. La regione aveva bloccato quel tentativo che, vista la grave difficoltà di Roma per quanto riguarda raccolta e smaltimento avrebbe quasi certamente aperto la strada all’arrivo di altri rifiuti oltre a quelli inerti.
Comunque la preoccupazione torna a salire ed una serie di domande tornano a manifestarsi. La prima: perché in quella cava ancora più vicina alla Villa Adriana di quella in cui la cittadinanza tiburtina è riuscita a non far creare la seconda Malagrotta? Perché fin quaggiù quando dalle zone terremotate alcuni sindaci hanno più volte dichiarato pubblicamente che in loco esistono aree idonee allo smaltimento definitivo?
Allarme all’1:30 in via Mario dei Fiori, a due passi da via Condotti: spaccata con…
L’idea di mantenere l’ora legale per tutti i dodici mesi dell’anno entra ufficialmente nel dibattito…
Con il nuovo giro di vite su Codice della strada, autovelox e controlli elettronici, gli…
“Favole di Luce” trasforma Gaeta in un grande percorso luminoso sul mare: installazioni scenografiche, bastioni…
Dal 2026 alcune categorie di cittadini potranno dire davvero addio al pagamento delle strisce blu:…
Nel 2026 l’assegno unico subirà un adeguamento al rialzo grazie alla rivalutazione annuale, con incrementi…