Imprenditore di Tivoli finito nel mirino della Camorra: 5 arresti
Cinque arresti tra le province di Roma e Frosinone per tangenti ed estorsioni ai danni di un imprenditore di Tivoli. In manette un amministratore locale del frusinate e camorristi. AGGIORNAMENTO ORE 9,00: Traffico bloccato al centro di Tivoli. Per consentire l’operazione dei carabinieri è stata modificata la viabilità intorno alla caserma di via Aldo Moro. […]
Cinque arresti tra le province di Roma e Frosinone per tangenti ed estorsioni ai danni di un imprenditore di Tivoli. In manette un amministratore locale del frusinate e camorristi.
AGGIORNAMENTO ORE 9,00: Traffico bloccato al centro di Tivoli. Per consentire l’operazione dei carabinieri è stata modificata la viabilità intorno alla caserma di via Aldo Moro.
AGGIORNAMENTO ORE 13.45: I primi dettagli dell’operazione. Leggi la notizia:
Imprenditore di Tivoli finito nelle mire della Camorra per colpa di un politico di Ferentino

I cinque stavano cercando di estorcere denaro ad un imprenditore tiburtino che si era aggiudicato un appalto per dei lavori al cimitero di Ferentino (FR).
L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI

I Carabinieri della Compagnia di Tivoli, tra la provincia di Roma e Frosinone, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica– Direzione Distrettuale Antimafia, che dispone l’arresto di cinque soggetti, resisi responsabili, a vario titolo, di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un giovane imprenditore di Tivoli.
L’indagine dei Carabinieri, infatti, ha fatto emergere come un pubblico amministratore locale, per convincere l’imprenditore tiburtino a pagare una ingente somma di denaro, in seguito ad un appalto di circa 6 milioni di euro che si era aggiudicato, utile alla costruzione ed alla gestione di loculi presso il cimitero del comune di Ferentino, si era rivolto a personaggi contigui ad un clan camorristico di Napoli centro, stanziati a Roma, che hanno agito sfruttando la forza di intimidazione del clan, mediante l’uso di armi e perfino mediante veri e propri raid nella sede dell’azienda.
