Non sarà passato inosservato lo spettacolo indecente apparso ai passanti su via Roma a Tivoli a seguito dell’abbassamento del livello delle acque del nostro lago S. Giovanni avvenuto nei primi giorni dello scorso mese di maggio. Mai come allora ci si è potuti rendere conto che l’interrimento del bacino artificiale ha raggiunto ormai livelli non più tollerabili e che sia ormai tempo che si intervenga con decisione a modificare una situazione non più sostenibile e che rischia di avere ripercussioni importanti sia per l’aspetto sanitario che quello ambientale.
Il balletto di botta e risposta a distanza, molto soft, fra Enel Green Power S.P.A. ed il comune di Tivoli, è attivo da diversi anni ma la situazione ha ormai raggiunto una fase critica che necessita comunque di un intervento risolutivo urgente e si sente il bisogno che gli attori competenti si assumano appieno le loro innegabili responsabilità. In questo contesto è eclatante la completa assenza della Regione Lazio, ente sovra comunale, istituzionalmente preposto a gestire gli invasi artificiali. Sono ormai numerosi anni che l’azienda elettrica produttrice operante a Tivoli, non esegue nel bacino svasi programmati per interventi di manutenzione, come peraltro previsto dalla legge in vigore sull’esercizio degli invasi artificiali; interventi che avrebbero come conseguenza il contenimento dell’accumulo dei fanghi nelle immediate adiacenze delle opere idrauliche di sbarramento i cui organi di manovra devono comunque essere sempre pronti ed efficienti ed in grado di affrontare qualsiasi emergenza in qualsiasi momento.
Ebbene, questo non ci sembra avvenga nel bacino S. Giovanni, né tantomeno negli altri bacini esistenti nel territorio di Tivoli, Fiumerotto e Vescovali, dove l’invasione dei depositi e dei detriti galleggianti e non, rischia di intralciare sia la manovrabilità delle opere di presa che quelle di sbarramento e denunciano l’inadeguatezza delle attrezzature installate e delle risorse destinate alla manutenzione messe in campo dal Gestore. Basta guardare le immagini recenti del bacino sito al centro della nostra città: In sponda sinistra, appoggiato alle griglie, un enorme tronco, troppo grande per essere estratto con le attrezzature in dotazione è adagiato stabilmente sulla melma quasi affiorante ed impedisce l’opera dello sgrigliatore. L’abbassamento del livello avvenuto di recente, mostra che si è notevolmente ridotta l’ampiezza della luce che permette il prelievo delle acque affluenti verso il vecchio corso del fiume e quindi verso la Villa d’Este, il ponte Gregoriano, la Villa Gregoriana e gli altri servizi idrici di Tivoli. Acque, queste, che ricordiamo essere un diritto atavico del Comune di Tivoli.
Nel contempo, come avviene ormai da qualche anno, di fronte alle paratoie di sbarramento che intercettano i cunicoli Gregoriani, staziona l’isola dei detriti galleggianti. Formatasi durante l’ultima piena dei primi giorni di gennaio 2021, ha sostituito quella dell’anno precedente (dicembre 2019 e rimasta fino al gennaio scorso) e fa bella mostra di se; con la complicità delle temperature dei giorni scorsi sta risorgendo a nuova vita, con la fermentazione delle alghe e dei rifiuti di tutti i tipi e per la felicità dei gabbiani che impazzano su tutta l’area. La zona dove è ubicata la presa del ramo sinistro dell’Aniene e del canale Stipa ormai strozzato dai depositi e dall’ennesimo enorme tronco.
Diverse tonnellate di materiale che da diversi mesi staziona davanti lo sbarramento. Sarà la prossima estate che raccoglieremo i frutti di questa situazione con i miasmi che si sprigioneranno da tutto questo. Con la naturale riduzione di portata delle acque del fiume e con l’innalzamento delle temperature, i cattivi odori che già oggi si sentono, aumenteranno in maniera esponenziale, arricchiti anche da quei rilasci abusivi di acque reflue che ancora si avvertono lungo le sponde del bacino e del fiume e su cui nessuno interviene.
Carlo Innocenti
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