Il Ponte dei Sepolcri a Tivoli oggi dimora di vivi
TIVOLI - Presso il giardino di Viale Mazzini, a ridosso della diga, emergono i resti di un ponte, di cui resta un solo fornice, ovvero una sola arcata. Di epoca romana, con molta probabilità già esistente in epoca arcaica, semmai in materiali più semplici; si trattava di uno dei possibili attraversamenti del fiume prima della cascata […]
TIVOLI - Presso il giardino di Viale Mazzini, a ridosso della diga, emergono i resti di un ponte, di cui resta un solo fornice, ovvero una sola arcata. Di epoca romana, con molta probabilità già esistente in epoca arcaica, semmai in materiali più semplici; si trattava di uno dei possibili attraversamenti del fiume prima della cascata all’altezza dei templi tardo repubblicani. Anticamente. Era un Ponte, quello di Vopisco, detto anche dei Sepolcri, di importanza strategica per la viabilità cittadina, sia per l’attraversamento del fiume, giacché collegava il centro di Tibur con la Via Valeria – che saliva dalla zona dell’Acropoli – sia per l’accesso al sepolcreto. Il ponte detto dei Sepolcri.
Il nome del ponte deriva infatti proprio dalla presenza dell’adiacente necropoli ed era uno dei dei tre ponti sull’Aniene presso Tivoli. Ci sono pervenuti i resti di una sola arcata e di un pilastro che sorreggeva la seconda, in gran parte interrati dallo scarico delle macerie nel dopoguerra. La parte restante delle murature presenta opus incertum e parte della rampa di discesa verso necropoli in opera reticolata. Per scendere al sepolcreto doveva esservi una scalinata, che ancora si nota lateralmente al ponte. Il parlamento murario della rampa d’accesso al sepolcreto, in opus reticulatum, è servito da modello per il rivestimento del Ponte Gregoriano. Il sepolcreto era situato sulla sponda destra dell’Aniene, a cavallo della via Valeria, e fu lungamente utilizzato per le sepolture almeno sino al III sec. d.C. Fra queste sepolture, la più nota è quella della Vestale Cossinia, che tra l’altro ci ha restituito la famosa bambolina d’avorio. I ritrovamenti avvenuti, soprattutto durante i lavori per il traforo dei cunicoli gregoriani e la deviazione dell’Aniene, hanno messo in evidenza che il sepolcreto era diviso in due settori distinti per censo: zona per i ricchi patrizi, zona per gli umili plebei.
I reperti archeologici furono raccolti nel piccolo Museo comunale, detto Pincetto, situato presso lo stesso ponte dei sepolcri; poi, con la distruzione dell’edificio per cause belliche, vari cippi funerari rimasero nuovamente interrati, mentre altri sono stati trasferiti nella Villa Gregoriana. Oggi, il Ponte dei Sepolcri giace seminterrato, nell’oblio dei più, ma non per coloro che sotto l’arcata hanno trovato rifugio, facendone dimora! (I.M.)
