Lottizzazione Nathan: arrivata la sentenza!
È arrivata in tempi rapidi la sentenza del Tar Lazio sul ricorso avanzato dalla Società Impreme nei confronti del Comune di Tivoli e del Sindaco Proietti. La società, che in passato apparteneva alla famiglia Mezzaroma ed è ora passata nel portafogli di un fondo di investimento statunitense con sede a Minneapolis, chiedeva l’annullamento della lettera […]
È arrivata in tempi rapidi la sentenza del Tar Lazio sul ricorso avanzato dalla Società Impreme nei confronti del Comune di Tivoli e del Sindaco Proietti. La società, che in passato apparteneva alla famiglia Mezzaroma ed è ora passata nel portafogli di un fondo di investimento statunitense con sede a Minneapolis, chiedeva l’annullamento della lettera ricevuta dal Sindaco di Tivoli datata 18 settembre 2014. Nel documento, Proietti aveva annunciato che non avrebbe concesso il permesso di avviare le opere di urbanizzazione primaria collegate al permesso di costruire del 2012 “finché le P.A. preposte alla protezione civile non avranno espresso le loro valutazioni sulla tutela dell’incolumità pubblica nell’area di Ponte Lucano”. A quella lettera, trasmessa anche alla Procura della repubblica di Tivoli, Protezione civile, Vigili del Fuoco, Ardis, Prefettura, Provincia di Roma, non avevano e non hanno ancora, risposto. Trascorsi circa sette anni, durante i quali gli incontri tra Proietti ed i Mezzaroma si erano conclusi con un nulla di fatto e complicate vicende avevano visto il trasferimento della proprietà, i nuovi proprietari della società Impreme avevano ripresentato l’esigenza di edificare i loro 90.000 metri cubi della lottizzazione Nathan.
La Nathan
Una storia che inizia nel lontano 1981 con la proposta di edificare immobili abitativi, nell’area situata tra la Villa dell’imperatore Adriano e la Maremmana, per circa 1.200.000 metri cubi. Un complesso residenziale di tali proporzioni scatenò forti reazioni delle associazioni ambientaliste, culturali e della società civile che, tra proteste e ricorsi, riuscirono a bloccare l’edificazione fino a quando le alterne vicende portarono al ridimensionamento del progetto: 180.000 metri cubi di cui 60.000 inedificabili perché situati in zona a massimo rischio di esondazione. Acquisiti dagli enti competenti tutti i pareri necessari, nel 2011 il Piano di lottizzazione venne approvato dal Consiglio comunale con il progetto delle opere di urbanizzazione primaria. La relativa Convenzione, tra Comune di Tivoli ed Impreme fu firmata il 29 dicembre dello stesso anno, il monumento imperiale era entrato a far parte del patrimonio Unesco nel 1999.
La concessione
Un nuovo ricorso al Tar di Italia Nostra e WWF presentato nel 2012 fu respinto e in base alle autorizzazioni concesse da Regione Lazio e Soprintendenza, Impreme chiese nuovamente la concessione del permesso di costruire. Nella primavera 2014 fu resa nota la valutazione di impatto sul patrimonio culturale che, a richiesta dell’Unesco, era stata prodotta dal Mibact. Nella relazione si esprimeva che “il piano di lottizzazione di Ponte Lucano avrebbe avuto un forte impatto negativo sul sito dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità e sul rapporto con il paesaggio che lo circonda e fosse in conflitto con le linee guida della convenzione Unesco”
Il ricorso
Nel 2014 si è insediato il Sindaco Giuseppe Proietti, ed è arrivata la sospensione del permesso di costruire le opere di urbanizzazione primaria. Impreme rispose con il ricorso al Tar andato in udienza a metà gennaio scorso. Vani i tentativi di convincere i Mezzaroma a cercare soluzioni alternative alla edificazione in prossimità di Villa Adriana. Il rischio, annunciato ormai da tempo, era che le edificazioni a ridosso del grande monumento avrebbero potuto causarne l’iscrizione nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità in pericolo. La sentenza Sette anni trascorsi senza ipotesi di soluzione, il trasferimento di proprietà e la ripresa dell’iter giudiziario con la richiesta di un risarcimento complessivo di circa 94.000.000 di Euro nei confronti del Comune di Tivoli e dello Stato “atteso che il Sindaco ha agito quale ufficiale di Governo”.
La sentenza
è stata pubblicata il 2 febbraio scorso, in essa il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso della società Impreme, per omessa sollecitazione di un intervento cautelare e per aver optato per la via di una trattativa con il fine di reperire un’altra area dove realizzare l’intervento. Escluso quindi il risarcimento del danno. Nello stesso tempo, la sentenza ha annullato il provvedimento del Sindaco di Tivoli: per essere privo del riferimento temporale entro il quale gli enti interpellati avrebbero dovuto rispondere. Da capo quindi! Il Comune non dovrà risarcire ma dovrà reperire, cosa non facile, una o più aree dove trasferire le cubature edilizie che Impreme ha diritto di realizzare.
Il Tar del Lazio
Nel frattempo il Tar del Lazio ha espresso una sentenza analoga e sembra aver adottato una linea che tutela il territorio pregiato rispetto all’avanzare delle edificazioni. Qualche giorno fa è stata respinta una richiesta di risarcimento danni di 300 milioni di euro avanzata da costruttori ai danni del Comune di Marino e della regione Lazio. Il fermo era stato apposto alla realizzazione di 1,3 milioni di metri cubi in un’area inclusa nel 2018 nel perimetro del Parco dell’Appia antica. Legittima quindi una domanda: se finalmente arrivasse a compimento la delimitazione della Buffer-zone a tutela della Villa di Adriano, il cui iter è in corso da parte dell’Ente competente, per la Nathan potrebbe arrivare lo stop definitivo. Per il monumento si potrebbe ipotizzare la realizzazione di un accesso degno di un sito patrimonio dell’Umanità?
