Ciclismo e diabete per una pedalata solidale

Dalla California all’Alaska, in bici:  il viaggio di Francesco Zazza, tiburtino e diabetico di tipo 1 è iniziato il 3 maggio. La sua avventura, condivisa con le associazioni “Ancora in viaggio” e ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici), ha lo scopo di portare avanti il viaggio terminato prematuramente di Mauro Talini, ciclista diabetico insulino-dipendente, scomparso il 13 maggio 2013 in seguito ad un investimento in Messico, mentre realizzava la pedalata solidale “Dal sud al nord del mondo”.

Al progetto “In viaggio…verso l’Alaska” aderiranno otto ciclisti italiani giunti da Massarosa, Venezia, Maranello, Tivoli e Lanciano. Sebastian Gaxiola e Luis Daniel Avila, messicani, partiti dal 10 aprile 2022 dal luogo dell’incidente per la 1° Tratta di km 703; poi a seguire per la 2° tratta da S.Ysidro/San Diego- San Francisco, sarà la volta di Teodros Talini e Federico Angeli. Proseguiranno per la 3° staffetta Alessio Fresco e Francesco Zazza da San Francisco a Salt Lake City , che quindi passeranno il testimone ad Anacleto Zanfi e Antonio Tavoni per la 4° tratta. Infine la quinta e ultima tratta, decisamente la più lunga 4.117 km che saranno percorsi da Alberto Fiorin e Dino Facchinetti di Venezia.

La data prevista dell’arrivo a Prudhoe Bay è il 12 luglio, secondo i percorsi mappati ad oggi. Una “squadra originale”, composta da ciclisti molto diversi. Chi è giovane e chi pensionato. Chi alla prima esperienza, chi ha già macinato km di “pedalate impegnative”. Chi atleta con allenamenti costanti e regolari, chi diabetico, chi cicloamatore o chi è spinto semplicemente dal desiderio di sentirsi più vicino allo zio scomparso.

Francesco Zazza, da sempre appassionato di ciclismo, porterà avanti la missione pur soffrendo di diabete di tipo 1, per lanciare un messaggio. «Ogni viaggio – afferma – è una scoperta di se stessi; ogni progetto è mirato a far conoscere il diabete anche e soprattutto a chi non lo conosce. Non una sfida con il diabete, ma un viaggio con il diabete, visto che la nostra vita sarà per sempre con questa patologia. E una speranza: quella di dare coraggio alle tante famiglie e bambini che, soprattutto all’esordio e nei momenti di difficoltà, pensano di non farcela. Non è facile, lo so, ma se si ha vicino qualcuno che ci conosce e conosce il diabete, possiamo farcela! E in questo viaggio, specifico, aggiungo poi un aspetto spirituale: porterò con me tutti quegli amici (o semplici conoscenti) che hanno perso la vita sulle strade in bicicletta; li porterò con me e loro aiuteranno e proteggeranno il nostro cammino».

Il diabete tipo 1 è una malattia autoimmune: il sistema immunitario del soggetto riconosce come estranee e dannose le cellule del pancreas che producono insulina (cellule beta) e le attacca fino a distruggerle, portando a un deficit assoluto di questo ormone. Si sviluppa, in genere, durante gli anni dell’adolescenza, ma può insorgere anche in bambini piccolissimi. Diversi sono i fattori che possono contribuire allo scatenarsi di questo attacco dell’autoimmunità, ad esempio la predisposizione genetica o l’esposizione ad alcune infezioni virali. Al momento non esiste una cura definitiva per il diabete di tipo 1 e il trattamento con insulina dura tutta la vita, dal momento che il pancreas non è più in grado di produrre questo ormone, che regola i livelli di glucosio nel sangue, permettendogli di entrare all’interno delle cellule, dove funziona come riserva di energia. In Italia le persone con diabete di tipo 1 sono circa 300.000 e l’incidenza di questa condizione è in aumento in tutto il mondo (tra il 2001 e il 2009 l’incidenza di diabete di tipo 1 nei soggetti al di sotto dei 20 anni è aumentata del 23%, il che significa che il numero dei giovani ai quali viene diagnosticato il diabete di tipo 1 cresce del 3% ogni anno).

Lo scopo del viaggio di Francesco Zazza, come quello di tante attività portate avanti dall’ANIAD, è dimostrare che fare sport è possibile, anche con il diabete di tipo 1. È lo stesso obiettivo dell’associazione di volontariato “Ancora in viaggio”, la quale non vuole tanto ricordare, fare memoria o fare quello che ha fatto Mauro, ma raccogliere il testimone e continuare a portare avanti il suo messaggio di speranza “Diabetes no limits e Povertà no limits”, oltre i confini del mondo e possibilmente a tutto il genere umano.

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