Dopo il ritiro di Fabrizio Pignalberi sono cinque i candidati alla presidenza del Consiglio regionale del Lazio: Alessio D’Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5S), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Sonia Pecorilli (Partito Comunista). Chi vincerà prenderà il posto di Nicola Zingaretti presidente del Lazio per due consigliature (2013-2022) con una coalizione di centro-sinistra che dal marzo del 2021 comprendeva anche i consiglieri del M5Stelle (la Lombardi in particolare era assessore all’Ambiente).
A sostegno di D’Amato sono sette: Pd, Psi, Azione e Italia viva (Terzo polo), Demos, +Europa, Radicali e Volt, (Verdi sinistra e Possibile), Lista Civica D’Amato presidente.
Con Rocca ci sono sei liste: Fratelli D’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e Rinascimento, Unione di Centro e Lista Civica per Rocca Presidente. Donatella Bianchi è sostenuta dal Movimento 5 Stelle e dal Polo Progressista.
Sonia Pecorilli è la candidata per il Partito Comunista Italiano.
Rosa Rinaldi è in campo per Unione Popolare di Luigi De Magistris. Nelle precedenti regionali del 2018 il candidato più votato fu Nicola Zingaretti con il 33,27% che, anche se con una coalizione minoritaria riuscì a governare per il secondo mandato. Sarà da considerare se dopo dieci anni di centro-sinistra in Regione la prossima consigliatura sarà invece governata dalla coalizione di centro-destra e se questa potrà giovarsi delle divisioni a sinistra che vedono in particolate il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle divisi.
Da una parte Francesco Rocca (già presidente della Croce Rossa Italiana) e dall’altra ben quattro candidati presidenti che si richiamano alla sinistra o al centro-sinistra. Sarà anche interessante dal punto di vista politico verificare l’effetto di trascinamento che le elezioni politiche svoltesi a settembre con la vittoria di Giorgia Meloni avranno sui risultati e soprattutto quale sarà il livello dell’astensionismo. In questa tornata votano solo due regioni il Lazio e la Lombardia che però sia in termini di abitanti che di importanza economica e istituzionale rappresentano un valido test politico generale. Pio ovviamente ci sono i temi locali.
Le regioni legiferano e amministrano il quotidiano dei cittadini su alcuni importanti settori. In particolare sulla sanita e sui trasporti. Elezione diretta Nel Lazio, come in Lombardia, è eletto presidente il candidato governatore che ottiene più voti. Senza ballottaggio, come invece per i sindaci dove per essere eletti al primo turno bisogna superare il 50% dei voti altrimenti si va a un secondo turno tra i primi due candidati che hanno ottenuto più consensi. Sia nel Lazio che in Lombardia è previsto che il candidato presidente secondo classificato sia eletto immediatamente in consiglio regionale.
Nel Lazio le liste che appoggiano il neogovernatore ottengono un bonus di 10 seggi (su 50) ripartiti in maniera proporzionale. Nel Lazio, come in Lombardia, sono previste delle correzioni per far sì che ogni provincia elegga almeno un consigliere. Il bonus di seggi non sempre garantisce al governatore la maggioranza. Ma il presidente, essendo eletto direttamente dai cittadini, non necessita di un voto di fiducia del consiglio per entrare in carica. La scheda Per eleggere il governatore e i consiglieri regionali, gli elettori si troveranno di fronte una unica scheda. Accanto ai nomi dei candidati governatori sono racchiusi i simboli (o il simbolo) delle liste (o della lista) che li appoggiano.
Ciascun elettore può votare: per il solo candidato governatore (nel caso il voto non si estende alle liste collegate); per il candidato governatore e una lista collegata; solo per una lista (ma il voto si estende anche al candidato governatore collegato). Voto disgiunto Come per la elezione dei sindaci, è possibile votare anche per un candidato governatore e per una lista che appoggia un altro candidato governatore: si tratta del cosiddetto voto disgiunto, ideato per “costringere” i partiti a scegliere un candidato presidente di alto profilo, in grado di strappare consensi anche alle liste avversarie. Possibile esprimere due preferenze per i candidati consiglieri. Tuttavia, vale la doppia preferenza di genere: se la prima preferenza è per un candidato maschio, la seconda deve essere data ad una donna.
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