Nuove opere al Museo Archeologico di Guidonia Montecelio

Il museo è attualmente ubicato nella nuova sede dell’ex Complesso Conventuale di S. Michele Arcangelo. E’ stato intitolato alla figura di Rodolfo Lanciani, definito il “principe della topografia romana”, autore dell’opera fondamentale per la conoscenza di Roma, la “Forma Urbis Romae”, la cui famiglia era originaria di Montecelio, identificata con l’antica Corniculum. Pubblichiamo l’articolo dell’archeologo […]

Nuove opere al Museo Archeologico di Guidonia Montecelio

Il museo è attualmente ubicato nella nuova sede dell’ex Complesso Conventuale di S. Michele Arcangelo. E’ stato intitolato alla figura di Rodolfo Lanciani, definito il “principe della topografia romana”, autore dell’opera fondamentale per la conoscenza di Roma, la “Forma Urbis Romae”, la cui famiglia era originaria di Montecelio, identificata con l’antica Corniculum. Pubblichiamo l’articolo dell’archeologo Zaccaria Mari Direttore scientifico del Museo

 

Il Museo Civico Archeologico di Guidonia Montecelio, intitolato al grande archeologo Rodolfo Lanciani (1845-1929), inaugurato nel 2012 e nato dal più piccolo Antiquarium “Don Celestino Piccolini” (parroco e studioso monticellese, 1874-1959), è una realtà ormai consolidata e che si va rafforzando sempre più. Ospitato nell’ex convento settecentesco di S. Michele, con l’annessa chiesa affrescata, sulla sommità di monte Albano (la seconda altura di Montecelio), da cui si gode una splendida vista fino a Roma, il Museo documenta con significativi reperti l’evoluzione del territorio comunale dalla preistoria all’età romana.

La Triade Capitolina

È ormai arcinoto il gruppo scultoreo della “Triade Capitolina, risalente alla fine del II sec. d.C., che rimane tuttora il principale recupero (1994) dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, oggetto di numerose esposizioni in Italia e all’estero (l’ultima a Pechino), ma non sono da meno i vasi del X sec. a.C. che documentano la prima fase di vita del centro latino di Corniculum corrispondente all’odierno Montecelio. Notevole rilevanza hanno anche gli utensili in selce e la ceramica decorata databili dal Paleolitico al periodo eneo-eneolitico o i reperti di varia tipologia provenienti da importanti siti archeologici sparsi nel territorio, come le ville romane in località Martellone e Tenuta del Cavaliere (Centro Agroalimentare Roma), sulla via Tiburtina, che hanno restituito pregevoli sculture quali il c.d. “Ercole fanciullo” (da poco rientrato da una mostra a Venezia) o la statua di Dioniso e quella di una matrona.

Vieni al Museo

Di tutto ciò i visitatori potevano godere, avvalendosi anche della sapiente guida dei giovani archeologi della Sezione Cornicolana – Gruppo Archeologico Latino, ai quali la gestione del Museo è affidata (sabato e domenica, ore 9,00-17,00), fino a circa un anno fa. Il presente contributo vuole essere un invito a venire, o a tornare, al Museo per ammirare ulteriori reperti che sono solo un anticipo del nuovo allestimento delle collezioni che l’Assessorato alla Cultura del Comune, in sinergia con quello ai Lavori Pubblici, ha in animo di realizzare. Sono previsti, infatti, un incremento dell’esposizione al piano terra dell’ex chiostro, con una suddivisione per siti all’interno dei diversi periodi cronologici, e soprattutto un’estensione al piano primo. Ambizioso progetto scientifico che è agevolato dalla suddivisione degli spazi circoscritti alle ex celle monastiche e con i corridoi del chiostro che saranno utilizzati per creare un percorso di approfondimento su tematiche generali.

Riti funerari per l’aldilà

Un’anticipazione del futuro assetto del Museo è già oggi al primo piano, ove permane una mostra dedicata alle pratiche funerarie di età romana, dal titolo “La porta per l’aldilà. Riti funerari antichi dal territorio al Museo”. Offre un’ampia selezione, illustrata da esaurienti pannelli, di materiali rinvenuti in singole tombe o sepolcreti (iscrizioni, vasi, lucerne, ornamenti personali), anche di recentissima acquisizione come quelli da un colombario rinvenuto nel 2020 durante i lavori, tuttora in corso, di allargamento della via Tiburtina presso Setteville di Guidonia. Sono “corredi” funerari che gettano luce su un’interessante ritualità che cercava di unire il mondo dei vivi a quello di morti, deponendo nelle tombe oggetti di uso quotidiano, spesso strettamente legati alla sfera privata del defunto. Ma è al piano terra che sono da poco esposte opere di eccezione, frutto di prestiti e recuperi.

Settimio Severo

Al bellissimo busto dell’imperatore Settimio Severo (205 d.C. ca.), che rappresenta l’imperatore, originario di Leptis Magna in Libia, in veste militare con corazza e mantello, si sono aggiunti lo scorso anno altri due sequestri della Guardia di Finanza.

 

La Musa Clio

Uno di questi è la statua (fine II-inizi III sec. d.C.), purtroppo acefala, raffigurante quasi per certo Clio, la musa della poesia epica e della storia, che doveva abbellire una delle ville residenziali del territorio. Si impone, però, su tutto, per la raffinatezza dello stile e l’orchestrazione delle scene, il grande sarcofago con galatomachia, risalente al 170-180 d.C., imprestato dal Museo Nazionale Romano. Rinvenuto nel 1922 nella tenuta di Castell’Arcione sulla Tiburtina – allora nel Comune di Roma oggi in quello di Guidonia Montecelio – e donato dal proprietario allo Stato, spicca nella classe dei sarcofagi con soggetto di combattimento che in questo caso vede contrapposti Greci e Galli. Nonostante la lacuna centrale, in parte restaurata, dovuta al saccheggio, prima del rinvenimento, degli oggetti preziosi che dovevano essere all’interno, e la mancanza del coperchio, appare come la sequenza di un film, che ci pone sotto gli occhi un momento particolarmente concitato della battaglia: figure in atto di colpire, ferite o già esanimi dai visi fortemente espressivi, cavalli all’attacco o caduti, corpi tesi o contorti. È certamente l’opera di un abile artista, di un capo-bottega, che si inserisce a pieno titolo in quel filone originalissimo dell’arte romana che espresse il “Maestro delle Imprese di Traiano”, cioè del fregio istoriato della Colonna Traiana. Il nostro, al pari di questi, è anonimo, né sarà possibile in futuro attribuirgli un’identità. Il miglior modo per onorarlo è quindi venire al Museo ad ammirare la sua opera. Vi aspettiamo!

Zaccaria MariDirettore scientifico del Museo