Si continua a lavorare con grande intensità nei cantieri Acea attivi in Val d’Aniene. Anche di notte le grandi trivelle che creano i pozzi necessari a fa passare il nuovo acquedotto Marcio sotto il fiume Aniene, le ruspe, gli autocarri che trasportano le terre scavate ai luoghi di conferimento, proseguono il lavoro alla luce dei proiettori che illuminano a giorno.
Solo nei giorni festivi scende il silenzio mentre sale la preoccupazione per quello che sarà il destino del fiume Aniene se, come è presumibile, altra acqua sarà sottratta al letto del fiume per raggiungere Roma nonostante già ora il suo livello sia al di sotto del Minimo Deflusso Vitale. E’ sufficiente affacciarsi dal Ponte dell’Acquoria per osservare come il fiume sia ridotto ad un ruscello e scopre quasi totalmente il fondale dal quale sporgono grossi sassi. Eppure l’Aniene è la risorsa principale del territorio tiburtino, fa parte della storia di Tivoli e dei Comuni della Valle il cui insediamento iniziale probabilmente è dovuto proprio alla risorsa fiume a fini agricoli prima, difensivi poi, energetici e turistici ora.
Stupisce il silenzio delle Amministrazioni comunali tutte, non un cenno pubbblico di preoccupazione, nessuna richiesta di garanzie per il flusso nel fiume, la tutela del suo ecosistema e delle sue sorgenti la cui acqua, considerata medicamentosa quando arrivò a Roma antica, finisce nelle fontane e nei rubinetti della Capitale, dei Castelli romani, nel territorio della Provincia di Latina. Sarà tempo che gli amministratori dei Comuni della Valle da Tivoli alle sorgenti dell’Acqua Marcia, gli aderenti al Contratto di fiume dell’Aniene, si riuniscano per comprendere se per l’Aniene l’appellativo fiume dovrà essere mutato in torrente?
Legambiente Circolo di Tivoli
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