Dopo il successo straordinario riscosso a Milano, la mostra “Munch. Il grido interiore” si prepara ad approdare a Roma, dove sarà ospitata a Palazzo Bonaparte dall’11 febbraio al 2 giugno 2025.
L’esposizione, curata da Patricia G. Berman, una delle massime esperte mondiali di Munch, in collaborazione con il Munch Museum di Oslo, presenta un’ampia selezione di cento opere dell’artista norvegese, tra cui alcuni dei suoi lavori più iconici come “L’Urlo”, “La morte di Marat” e “Notte stellata”.
La mostra offre al pubblico l’opportunità di ripercorrere l’intero percorso artistico di Munch, dalle sue prime opere fino agli ultimi lavori, esplorando i temi a lui più cari, legati all’interpretazione dell’esistenza umana e delle sue emozioni più profonde.
Un evento imperdibile per gli amanti dell’arte e per chiunque voglia conoscere da vicino l’opera di uno dei più grandi maestri dell’arte moderna.
LA MOSTRA
Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.
Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.
Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi, filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista. Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza, condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta a rendere visibile l’invisibile.
Informazioni sulla mostra:
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