Al Museo del Corso a Roma “Picasso lo straniero”

Al Museo del Corso – Polo Museale apre la seconda tappa italiana della mostra “Picasso lo straniero”. A Roma oltre 100 opere – con un nucleo inedito e una sezione dedicata alla primavera romana del 1917, oltre a un approfondimento sulla ceramica come pratica sovversiva. Dipinti, sculture, disegni, ceramiche, fotografie, documenti, che presentano il percorso di Picasso straniero in Francia. Organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte, la mostra Picasso lo straniero ha a petto al Museo del Corso – Polo Museale dal 27 febbraio al 29 giugno 2025 grazie alla collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, il Palais de la Porte Dorée con il Musée national de l’histoire de l’immigration, il Museu Picasso Barcelona, il Musée Picasso di Antibes, il Musée Magnelli – Musée de la céramique di Vallauris e importanti e storiche collezioni private europee. L’idea originale del progetto è nata da Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra, con un intervento di Johan Popelard del Musée national Picasso-Paris. Picasso lo straniero presenta più di 100 opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video: un progetto che si arricchisce – per la seconda tappa italiana dopo Palazzo Reale di Milano e Palazzo Te a Mantova – di un nucleo di opere selezionate dalla curatrice esclusivamente per il percorso espositivo del Museo del Corso – Polo Museale.

Il percorso cronologico della mostra, arricchito dai prestiti di importanti musei e collezioni private europee è, quindi, un modo per approfondire ulteriormente come l’artista, maestro dell’arte del Novecento, si sia affermato, straniero in Francia, e abbia imposto le sue rivoluzioni estetiche con una lettura, quella della curatrice, radicalmente contemporanea. Saranno poi esposti alcuni inediti assoluti tra cui “Bosco su un versante montano”, un olio su tela montata su tavola dipinto nel 1899 e proveniente dal Museo Picasso di Barcellona e “Al Ristorante” del 1900, da una collezione privata: due opere che illustrano in modo lampante il cambio di prospettiva del giovane Pablo, quando lascia Barcellona per Parigi. A queste di aggiungono diversi disegni come “Il doppio ritratto Cocteau/Picasso” del 1962, che si collega proprio alla collaborazione tra i due artisti per il balletto di Parade, realizzato anche per il Teatro dell’Opera di Roma, che ospitò la tournée romana dei Balletti Russi. La mostra presenta, infatti, in particolare, un’importante sezione dedicata alla primavera romana del 1917 trascorsa da Pablo Picasso con Jean Cocteau, Erik Satie, Sergej Djaghilev, e Leonid Massine. Tra le opere più significative, in apertura di una sezione espositiva prospettica di venti metri, c’è un disegno preparatorio del 1942 per la scultura “L’uomo con la pecora”, raffigurante il corpo di un uomo umile e fragile che, come offerta sacrificale, porta sulle spalle una pecorella smarrita. L’opera è una replica ai nudi imponenti di Arno Breker, artista tedesco che nella sua mostra del ’42 al museo dell’Orangerie annunciò l’avvento dell’ ‘uomo nuovo’ nella dinamica del nazismo, e lega il tema pagano dell’Ermete crioforo a quello cristiano del buon pastore, proponendo l’unione tra antiche culture e il contemporaneo. È una risposta sincrona e un political statement dell’artista al fascismo: ‘In opposizione al mondo dell’uomo nuovo (stracolmo di eroi, vincitori e conquistatori), Picasso sceglie di stare dalla parte del debole, del malato, del ‘degenerato’ (l’ebreo, lo zingaro, lo storpio, l’omosessuale, il massone, il bolscevico), cioè dalla parte dell’altro sulla falsariga del notevolissimo Agnus Dei di Zurbarán. Sfida, obolo, sacrificio, cammino verso il martirio? L’uomo con la pecora, di cui Picasso donerà la versione in bronzo al comune di Vallauris nel febbraio del 1950, quando gli verrà conferita la cittadinanza onoraria, è senz’altro una delle testimonianze più significative degli anni dell’occupazione’, afferma Annie Cohen-Solal.

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