“Ciarlatani” racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. Anna Velasco è un’attrice che si trova in una fase di stallo professionale. Dopo aver preso parte a piccole produzioni teatrali, ora insegna pilates e si esibisce nei weekend con spettacoli per bambini. Tra soap opera e produzioni indipendenti, è alla ricerca di quel grande ruolo che la farà finalmente emergere. Diego Fontana, invece, è un regista di successo che sta per lanciarsi in una grande produzione internazionale: una serie girata in tutto il mondo, con star di fama globale. Un incidente lo spinge a una profonda crisi personale, mettendo in discussione la sua carriera e il suo rapporto con il successo.
Le vite di Anna e Diego sono legate dalla figura di Eusebio Velasco, il padre di Anna, un regista di culto degli anni ’80 che si è ritirato dal mondo del cinema, scomparendo nell’isolamento.
“Ciarlatani” è, in effetti, un’opera che si sviluppa su più piani: ogni storia ha uno stile, un tono e una forma unica. Il racconto di Anna segue un linguaggio cinematografico, in cui sogno e realtà si fondono sotto la guida di un narratore che ci accompagna. La vicenda di Diego assume invece la forma di una pièce teatrale, più classica, che si svolge in spazi realistici. E, come una sorta di pausa, c’è un’autofiction in cui l’autore dell’opera risponde alle accuse di plagio. Questi racconti si intrecciano, si riflettono l’uno nell’altro, esplorando temi comuni.
La struttura dell’opera si sviluppa attraverso capitoli autonomi che, pur essendo separati, formano un insieme narrativo simile a quello di un romanzo piuttosto che di una pièce teatrale. L’ambizione di “Ciarlatani” è proprio quella di mescolare il linguaggio teatrale con quello cinematografico e romanzesco, creando una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che interpretiamo, sia dentro che fuori dalla finzione.
Inoltre, “Ciarlatani” è una commedia che vede solo quattro attori interpretare decine di personaggi, attraversando una molteplicità di spazi e tempi. Una satira del mondo del teatro e del cinema, ma anche una riflessione sulla natura del successo e sulle maschere che indossiamo, in scena e nella vita.
TEATRO GIUSEPPETTI
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