Gli “Orti sociali” e la solita bufera… social

Si continuano a cercare soluzioni che portino avanti il progetto degli “Orti sociali” a Villa Adriana. Seppure sui social sembra esserci molto disappunto, il futuro del bando è sempre più roseo.

Si definiscono Orti sociali e altre volte Orti urbani tutti gli spazi comunali di terreno, il più delle volte a ridosso dei centri abitati, a volte anche all’interno di parchi pubblici, nei quali le persone possono coltivare ortaggi, frutta e fiori. In genere sono gestiti da comunità, associazioni, comitati di quartiere e cittadini assegnatari. Il loro fine è sociale, educativo, ambientale e in piccola parte produttivo.
Fin dalla amministrazione comunale tiburtina precedente alla attuale il tema è stato oggetto di progetti che hanno avuto come ipotesi di localizzazione il quartiere di Villa Adriana che negli anni è stato precursore di progetti a sfondo sociale. Si ricordano in quel quartiere la Misericordia, il Gruppo donatori di sangue, la Libera Università Igino Giordani, il Centro culturale Vincenzo Pacifici. Anche recentemente le elezioni per il Consiglio direttivo del Comitato di quartiere hanno visto la partecipazione di oltre quattrocento abitanti.
Probabilmente per questo si era pensato di riservare un’area comunale, a ridosso del grande complesso Gescal, per realizzare un’area da adibire alla installazione di alcuni Orti sociali.
I tempi però sono cambiati, il sociale suscita diffidenza e quindi polemiche a non finire sui cosiddetti “social”.
Le questioni del bando
Approvato un regolamento apposito e pubblicato il bando comunale per la realizzazione, affidato il lavoro, si è scoperto che il terreno destinato alla realizzazione non sarebbe idoneo a causa di uno strato del terreno di roccia quasi superficiale. A causa dell’aumento dei costi la ditta incaricata si è ritirata e quello che doveva essere il cantiere, è fermo.
Usuali le polemiche, critiche scontate sulla rete che il più delle volte vede post a briglia sciolta invece di suggerimenti ed idee utili.
Non è detto, infatti, che gli orti sociali debbano essere obbligatoriamente realizzati direttamente su terreno, anzi c’è l’opportunità, ormai diffusa in molti comuni e nei quartieri di grandi città, di realizzare gli orti sociali utilizzando i cassoni rialzati, quelli di plastica che si utilizzano durante la raccolta delle olive, per esempio, appoggiati semplicemente sul terreno e riempiti di terra.
Pro e Contro
Notevole il vantaggio per l’accesso all’orto degli anziani, dei portatori di problemi di mobilità, dei bambini se parliamo di scuole e della didattica diretta alla tutela dell’ambiente, alla conoscenza degli ortaggi e delle piante aromatiche, all’alimentazione biologica.
Facile il posizionamento dei cassoni, facili il riempimento di terra scelta ed il controllo del terreno, semplici il posizionamento e l’esposizione, migliore il drenaggio, facile la raccolta. Grazie agli spazi tra i cassoni e a qualche panchina il luogo può diventare luogo di incontro e di scambio di esperienze.
In quanto ai costi, sono estremamente ridotti e si possono utilizzare anche cassoni provenienti da riciclo.
Ovviamente gli assegnatari dovrebbero essere motivati e fare la richiesta prevista dal regolamento. L’area dovrebbe essere recintata per evitare vandalismi ed occorrerebbe la supervisione di una organizzazione specifica che si occupa ed abbia competenze di agricoltura. Nel territorio tiburtino l’Arsial, per citarne una, sta lavorando alla Banca del seme ed è alla ricerca di alberi e piante agricole antiche in Val d’Aniene per conservarne il genoma.
Per gli orti sociali e per quelli urbani una speranza c’è e non occorrono tempi e costi eccesivi, tenendo conto anche che l’ASA Spa produce ottimo compost nel Centro di recupero comunale al Bivio di San Polo, prodotto che può essere utilizzato aumentando il circuito di raccolta e riutilizzo dei rifiuti umidi domestici.
In Toscana, regione che ha avviato il progetto “Centomila orti in Toscana”, sono già una settantina i Comuni che hanno aderito al progetto per il coinvolgimento dei propri cittadini. Certo, occorrono sensibilità, voglia di fare e di stare insieme condividendo i risultati.

Gianni Innocenti

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