Arnaldo Pomodoro, l’artista che ha modernizzato Piazza Garbaldi

Un ponte tra antico e moderno, verso la libertà di espressione

Tivoli – All’ingresso storico della città di Tivoli, in Piazza Garibaldi, si innalza una scultura monumentale che ha ridefinito lo spazio urbano: l’Arco dei Padri Costituenti, realizzato dall’artista Arnaldo Pomodoro nel 2009, su commissione dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Marco Vincenzi, l’opera è stata inaugurata il il 2 giugno 2009 alla presenza del sindaco Giuseppe Baisi.

Con la recente scomparsa del Maestro, il gioiello in bronzo e acciaio assume oggi un valore ancor più profondo poiché rappresenta un’importante eredità culturale da tutelare.
Nel tempo della sua assenza, è nostro compito ricordare lo spessore e l’intensità di questa audace creazione e custodirne il significato, affinché continui a vivere nel dialogo tra arte, memoria e cittadinanza.

“Architettura scultorea” e simbolismi

L’Arco, alto sette metri, si sviluppa su due specchi d’acqua quadrati (un richiamo al legame profondo con l’elemento simbolo della città) da cui affiorano forme sferiche e segmenti geometrici; la superficie bronzea, levigata all’esterno e articolata internamente, crea un contrasto chiaroscurale che genera riflessi suggestivi, capaci di coinvolgere lo spettatore in un’esperienza percettiva. Questa matericità̀ si relaziona con l’ambiente integrandosi con i colori mutevoli delle stagioni e con le architetture storiche circostanti. L’opera, infatti, si pone come collegamento visivo e rappresentativo tra due poli monumentali: l’Anfiteatro di Bleso e Villa d’Este, diventando un nodo di continuità territoriale e identitaria. Come un passaggio, non solo fisico ma anche temporale.
L’artista, noto per la sua ricerca sulla tensione tra superficie/profondità, trasforma la scultura in un prospetto visivo, dove la materia è attraversata da crepe e vuoti.
L’opera si colloca idealmente come un tributo alla Costituzione, richiamando i valori fondanti della Repubblica Italiana quali la libertà, l’uguaglianza, la giustizia e la partecipazione democratica.
Difatti, l’inaugurazione avvenne il 2 giugno 2009, giorno della Festa della Repubblica. Una data altamente simbolica, scelta per rimarcare il nesso tra arte pubblica e memoria collettiva.
La sua struttura evocativa richiama la tradizione iconografica dell’arco trionfale, reinterpretata dall’autore con una sensibilità contemporanea in chiave etica e civica. Pertanto, invita a un’attualizzazione continua della Costituzione come strumento vitale per l’evoluzione di una società più giusta e inclusiva.

Incomprensioni, riflessioni e riscoperta

Come spesso accade con l’arte contemporanea, anche la scultura ha suscitato nel tempo reazioni discordanti.
Alcuni ne hanno lodato la potenza espressiva all’avanguardia, altri hanno manifestato perplessità di fronte a un linguaggio artistico/scultoreo non convenzionale. Tali contrasti sono rivelatori poiché l’arte che subisce un iniziale “rifiuto” può rappresentare il primo passo verso l’elaborazione di una nuova concezione estetica.
Comprendere l’arte contemporanea richiede un atteggiamento che non tutti sono disposti ad attivare: un’elasticità mentale, un’apertura verso il confronto con l’ignoto. Serve il coraggio di uscire dalla propria “zona di comfort” estetica ed emotiva, perché l’espressione artistica odierna non si accontenta di piacere o di essere immediatamente comprensibile.
Essa vuole provocare, scuotere e risvegliare! L’obiettivo è quello di mettere in moto la riflessione generando interrogativi e allargando gli orizzonti, anziché offrire solo certezze.
Il nodo centrale resta quello del rapporto tra artista, istituzioni e comunità. Un’opera collocata nell’area pubblica è, per definizione, condivisa.
Ma fino a che punto la cittadinanza può sentirsi coinvolta in scelte culturali complesse?
E quale ruolo hanno le istituzioni nel mediare tra innovazione e consenso?
L’arte contemporanea, spesso percepita come elitaria, richiede mediazione educativa e culturale. Serve un impegno sociale: percorsi partecipativi, strumenti di divulgazione e occasioni di confronto che potrebbero favorire un maggiore radicamento dell’opera nella coscienza collettiva.
Nonostante le iniziali resistenze, l’Arco dei Padri Costituenti è divenuto parte integrante dello scenario urbano e del patrimonio tiburtino.
Tuttavia, è desolante constatare che molti ne hanno riconosciuto il valore solo quando il clamore mediatico lo ha restituito sotto una nuova luce. Per sedici anni, l’Arco è rimasto lì, sotto gli occhi di tutti, quasi invisibile nella sua presenza costante, spesso ignorato o frainteso. Ed è davvero solo ora, con il ritorno dei riflettori, che ci si accorge della sua meraviglia?
La speranza è che si prosegua nella promozione dell’opera scultorea, in modo tale che non venga mai lasciata nell’oblio ma valorizzata nella consapevolezza quotidiana della sua essenza.
È nostro dovere preservarla con orgoglio come simbolo prezioso di Tivoli, rinomata Città dell’Arte.
Allora, l’auspicio è di lasciarsi affascinare da questo capolavoro, cercando di cogliere e apprezzare la sua estetica complessa e dinamica capace di rivelare riflessi cangianti della luce.
In quel gioco di ombre e bagliori, lo sguardo viene rapito dall’incanto.

«La scultura, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria.» A. Pomodoro

Eleonora Morelli

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