Telecamere condominiali, stai rischiando: nuova stretta | rischi fino a 4.000 € di multa: come tutelarsi regolarmente
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Installare una telecamera che riprende il cortile condominiale o le parti comuni può sembrare una scelta di buon senso per proteggere la propria abitazione. Ma la legge italiana è molto rigida: basta un’inquadratura sbagliata o un’autorizzazione mancante e si rischiano sanzioni che possono arrivare fino a 4.000 euro.
La tentazione di installare una videocamera privata è sempre più diffusa, soprattutto in condomìni dove si verificano furti, atti vandalici o ingressi sospetti. Tuttavia, le parti comuni dell’edificio non sono uno spazio “libero”, e ogni comportamento deve rispettare le regole sulla privacy e il Codice Civile. Filmare il passaggio degli altri condomini senza una base legittima è vietato, e può esporti non solo a una multa, ma anche a contestazioni da parte degli altri proprietari.
Le norme distinguono nettamente tra sorveglianza privata e sorveglianza condominiale. Se la telecamera appartiene a un singolo condomino, questa può riprendere solo ed esclusivamente le parti private della sua proprietà: porta di ingresso, pianerottolo immediatamente adiacente, cortiletto personale. Ogni ripresa che coinvolge aree comuni può essere considerata un illecito.
Negli ultimi mesi è aumentata l’attenzione sulle installazioni irregolari, con controlli più severi in caso di segnalazioni. Le autorità possono intervenire quando un condomino lamenta la registrazione indebita di immagini che lo riguardano mentre accede all’abitazione, utilizza il cortile o attraversa l’ingresso comune. La normativa considera questi spazi come luoghi dove ciascuno ha diritto alla propria riservatezza, e quindi non possono essere ripresi da un privato senza consenso.
La stretta riguarda anche la gestione delle immagini. Conservare video oltre i tempi previsti, non segnalare la presenza del dispositivo o usare telecamere troppo invasive può aggravare la posizione del proprietario. Sono comportamenti che, uniti a un’inquadratura non conforme, fanno scattare sanzioni più pesanti e obbligo di rimozione immediata dell’impianto.
Quando serve l’autorizzazione dell’assemblea
Se l’obiettivo è mettere in sicurezza il cortile condominiale o il portone d’ingresso, l’installazione deve essere approvata dall’assemblea con le maggioranze previste dalla legge. In questo caso non è il singolo condomino a gestire la telecamera, ma l’intero condominio, tramite l’amministratore. La videosorveglianza condominiale è l’unica forma ammessa che può riprendere le parti comuni, purché siano rispettati i principi di proporzionalità, minimizzazione e trasparenza.
L’impianto deve essere accompagnato da cartelli ben visibili, che informino tutti gli utenti dello stabile che la zona è sottoposta a registrazione. Inoltre, i filmati devono essere custoditi in modo sicuro e per un tempo limitato, senza possibilità di diffusione non autorizzata. Ogni violazione, anche minima, ricade sulla responsabilità del condominio.

Come evitare sanzioni e mettersi in regola
La prima regola è semplice: una telecamera privata non può riprendere aree comuni. Prima di installarne una, è necessario verificare che l’inquadratura sia rigorosamente limitata al proprio spazio privato. Anche una porzione casuale di corridoio o cortile può bastare per far scattare una contestazione.
Per chi ha bisogno di maggiore sicurezza, la soluzione più corretta è richiedere all’amministratore di portare il tema in assemblea. Il condominio potrà così deliberare l’installazione di un sistema comune, conforme alle normative e condiviso da tutti i residenti. È l’unico modo per proteggere le aree comuni senza violare la privacy degli altri.
In un periodo in cui le segnalazioni e i controlli sono in aumento, il rischio di incorrere in multe salate è concreto. Agire in modo regolare protegge non solo la sicurezza della casa, ma anche il rapporto con il vicinato e la propria tranquillità giuridica.
