Elezioni Roma 2027 | Abodi dice no alla corsa per il Campidoglio: ecco chi è il nuovo favorito
Il Ministro dello sport Andrea Abodi (Sport e Giovani) - NotiziaLocale
La corsa verso le elezioni comunali di Roma del 2027 vive una prima svolta politica importante. Andrea Abodi, ministro dello Sport, ha infatti escluso in modo netto un suo coinvolgimento diretto nella sfida per il Campidoglio. Ospite del programma radiofonico “Un Giorno da Pecora”, Abodi ha spiegato che fare il sindaco di Roma è «un lavoro affascinante», ma non adatto a lui, perché «non è il mio lavoro e non sarei in grado di farlo». Parole che chiudono per ora una delle ipotesi più chiacchierate degli ultimi mesi nel centrodestra.
Le sue dichiarazioni arrivano in un momento delicato, con i partiti della coalizione impegnati a costruire la strategia per provare a strappare il Campidoglio al centrosinistra nel 2027. L’idea di puntare su un profilo tecnico come Abodi aveva stuzzicato più di un dirigente, anche in virtù del suo legame con Roma e del ruolo di governo. Il ministro, però, ha scelto la strada dell’umiltà, spiegando che il sindaco di Roma deve guidare una “azienda complessa” e che lui non si sente la persona giusta per farlo.
Il no di Abodi e il ricordo dei precedenti tentativi del centrodestra
Durante l’intervista, i conduttori Giorgio Lauro e Geppi Cucciari hanno più volte provato a rilanciare la domanda sulla possibile candidatura, ma Abodi è rimasto fermo sulla sua posizione. «Non è un tema, lo è stato», ha detto, lasciando intendere che in passato la questione fosse stata affrontata davvero nei palazzi della politica. E infatti lui stesso ha confermato che qualche anno fa Giorgia Meloni gli aveva chiesto di correre come candidato sindaco per il centrodestra.
La storia, però, andò in un altro modo. Su quella ipotesi arrivò il veto di Forza Italia, che preferì spingere su un altro nome, quello di Guido Bertolaso. Alla fine, come è noto, la scelta cadde su Enrico Michetti, arrivato al ballottaggio contro Roberto Gualtieri ma senza dare mai la percezione di poter ribaltare il risultato. Il centrodestra uscì da quella sfida con la sensazione di aver perso un’occasione importante, anche per via di una scelta di candidato percepita da molti come poco convincente.
Oggi lo scenario è diverso. Sul tavolo c’è la riforma dei poteri di Roma Capitale e la volontà dichiarata del centrodestra di puntare con forza sul Campidoglio, considerato un passaggio chiave anche in vista degli equilibri nazionali. In questo contesto, ogni nome pesa e ogni messaggio pubblico ha un significato politico preciso. Il rifiuto di Abodi viene letto come un gesto personale di grande realismo, ma anche come un segnale alla coalizione: per il 2027 servirà un candidato pronto da subito a caricarsi sulle spalle una sfida molto impegnativa.
Lo stesso ministro, pur mantenendo toni misurati, ha lanciato anche una piccola stoccata all’attuale sindaco. Alla domanda su come giudichi l’operato di Roberto Gualtieri, si è limitato a un secco «fa quello che può». Una frase che non affonda il colpo, ma che non suona neppure come un complimento, e che rispecchia il clima di prudenza con cui il centrodestra si muove in questa fase.
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Malagò nome forte per il centrodestra: scenari in vista del 2027
Mentre Abodi si chiama fuori, un altro nome diventa sempre più centrale nelle conversazioni politiche romane: quello di Giovanni Malagò. L’ex presidente del Coni, oggi alla guida della Fondazione Milano Cortina 2026, viene indicato sempre più spesso come il profilo ideale per guidare il centrodestra nella sfida contro Gualtieri. Non solo più un sussurro da corridoio, ma una possibilità discussa apertamente da diversi esponenti di Fratelli d’Italia e da una parte rilevante del mondo politico romano.
Malagò viene descritto come un tecnico con una forte vocazione politica, abituato a gestire grandi eventi, relazioni internazionali e progetti complessi. Ha un’immagine istituzionale, una rete di rapporti trasversali e la capacità di parlare tanto al mondo dello sport quanto a quello dell’economia e delle professioni. Un profilo che piace molto in particolare a Forza Italia, alla ricerca di un candidato capace di allargare il consenso oltre i confini tradizionali del partito.
C’è poi un altro elemento che rende interessante la pista Malagò: secondo molte ricostruzioni, l’ex numero uno del Coni si muoverebbe solo di fronte a un quadro politico che lasci intravedere una reale possibilità di vittoria. Se decidesse davvero di scendere in campo, questo sarebbe un segnale forte anche per la premier Giorgia Meloni, che proprio sulla sua città potrebbe scegliere di cambiare registro e puntare su una candidatura di forte impatto simbolico.
Da qui al 2027 la strada è ancora lunga, ma il quadro comincia a prendere forma. Il “no” di Abodi libera il campo da un’ipotesi importante e spinge il centrodestra a stringere il cerchio attorno a pochi nomi davvero spendibili. Se e quando Malagò deciderà di sciogliere la riserva, sarà più chiaro anche il disegno complessivo della coalizione. Nel frattempo, Roma osserva e attende, consapevole che la prossima sfida per il Campidoglio non sarà una semplice partita locale, ma un passaggio chiave per gli equilibri politici nazionali.
