Salvini: “Basta soldi all’Ucraina se si pagano ville e prostitute” | accusa diretta contro il sostegno a Kiev
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Le parole di Matteo Salvini sul presunto uso illecito degli aiuti internazionali scuotono il dibattito politico italiano proprio mentre il negoziato sulla guerra entra in una fase delicatissima.
Nel pieno dei colloqui internazionali sul piano di pace e in un momento in cui l’Europa discute il proprio ruolo nello scacchiere globale, l’intervento del vicepremier Matteo Salvini è diventato il centro della scena politica nazionale. Dal palco di un’iniziativa della Lega in Lombardia il leader del Carroccio ha criticato duramente la gestione degli aiuti destinati all’Ucraina, denunciando l’esistenza di gravi episodi di corruzione che avrebbero distorto finalità e destinazione dei fondi.
La sua uscita pubblica arriva mentre in Italia si susseguono iniziative di solidarietà verso il popolo ucraino. In queste ore a Roma la comunità ucraina ha manifestato chiedendo che la resistenza di Kiev non venga sacrificata nei tavoli internazionali. Un clima già carico di tensioni, ora ulteriormente alimentato dalle dichiarazioni del vicepremier.
Il riferimento ai presunti scandali interni al Paese invaso ha acceso il confronto dentro la maggioranza e tra i partiti d’opposizione, con effetti immediati sulla discussione nazionale in tema di politica estera. Le sue parole, nette e provocatorie, hanno quindi generato una reazione rapida e diffusa, soprattutto perché pronunciate in un momento strategico per gli equilibri internazionali.
Così dichiara, “Abbiamo sempre votato i pacchetti di aiuti per l’Ucraina ma hanno scoperto un giro di mazzette, e almeno 100 milioni di dollari pare siano finiti in conti all’estero, in bagni d’oro e giri di prostituzione”, poi continua, “La Lega ha chiesto chiarezza e dicono che siamo pagati da Putin. Ma se invece di aiutare i bambini si pagano le mignotte e le ville all’estero, io non ci sto”.
Lo scontro politico e la piazza: due narrazioni che non si incontrano
Proprio mentre Salvini arringava i militanti, la comunità ucraina riunita all’Esquilino chiedeva agli Stati Uniti e all’Europa di non ridurre il sostegno militare e finanziario. Cartelli e interventi dal palco hanno ribadito l’urgenza di non lasciare solo il Paese aggredito, ricordando la minaccia che un eventuale arretramento occidentale potrebbe rappresentare per l’intera area europea.
La manifestazione ha visto la presenza di delegazioni di vari partiti italiani, confermando un fronte politico spezzato. Alcune forze hanno partecipato in modo compatto, mentre altre sono rimaste ai margini, lasciando emergere visioni differenti sul ruolo dell’Italia nel conflitto e sull’appoggio a Kiev.

La replica di Meloni e il tentativo di ricucire la linea del governo
A smorzare la polemica è intervenuta la presidente del Consiglio, impegnata nel G20 sudafricano. Pur non smentendo apertamente il suo vice, ha puntualizzato che i casi di corruzione citati dallo stesso Salvini sono già stati oggetto di intervento da parte delle autorità ucraine, sottolineando quindi la presenza di strumenti interni in grado di affrontare le irregolarità.
La premier ha ricordato come la trasparenza nell’utilizzo dei fondi sia un principio irrinunciabile e ha ribadito la necessità di vigilare su ogni forma di sostegno economico. Allo stesso tempo, ha però riconosciuto che Kiev ha dimostrato, almeno finora, la volontà di contrastare le distorsioni e di mantenere credibilità nelle relazioni con i partner internazionali.
Il confronto politico, tuttavia, resta aperto. Le parole di Salvini hanno riportato al centro del dibattito la questione del controllo sugli aiuti e il delicato equilibrio tra sostegno militare, responsabilità amministrativa e obiettivi diplomatici, in un momento in cui ogni dichiarazione sembra destinata a pesare non solo sulla scena interna ma anche sui tavoli internazionali.
