Pensione di reversibilità, basta un familiare in più o in meno per cambiare l’assegno ogni mese: cosa ha stabilito l’INPS
Pensione di reversibilità - Notizialocale.it (Fonte: Pexels)
Nel 2025 l’INPS ha aggiornato i criteri e le percentuali della pensione di reversibilità: l’importo varia in base alla composizione del nucleo familiare e ai redditi, con differenze significative tra coniuge superstite e figli a carico.
La pensione di reversibilità resta uno degli strumenti più importanti per tutelare i familiari superstiti dopo la morte di un pensionato o di un lavoratore assicurato. L’INPS stabilisce regole precise sia sui requisiti sia sulle percentuali spettanti ai beneficiari, regole che nel 2025 sono confermate ma rese più chiare in base alle linee guida ufficiali. Anche una minima variazione del nucleo familiare può modificare l’importo: la presenza di un figlio, la perdita di un requisito o l’ingresso di un nuovo beneficiario possono far crescere o ridurre la somma mensile.
Le riduzioni legate ai redditi restano un altro punto centrale: il coniuge superstite che supera determinate soglie può vedere decurtato l’assegno, mentre in presenza di figli la riduzione non si applica. Capire la combinazione tra numero dei familiari, percentuali e limiti di reddito è fondamentale per non perdere diritti o quote rilevanti della prestazione.
Le percentuali INPS 2025: quanto spetta tra coniuge e figli
Per il 2025 il modello delle percentuali rimane invariato, ma l’INPS ribadisce come la composizione del nucleo sia l’elemento decisivo. Al coniuge superstite senza figli spetta il 60% della pensione del defunto, percentuale che rappresenta la base dell’assegno. In presenza di un figlio la quota sale all’80%, mentre con due o più figli raggiunge il 100%, cifra che garantisce il massimo previsto dalla normativa.
Queste percentuali non sono però definitive per tutti: entrano in gioco i redditi personali del coniuge, che possono comportare riduzioni progressive. L’INPS applica decurtazioni se il reddito supera determinate soglie annuali, con tagli che possono arrivare fino al 50%. Quando però vi sono figli minorenni, studenti o inabili, il taglio non scatta, assicurando l’importo pieno a tutela del nucleo.

Quando si perde l’importo pieno e come cambia l’assegno
L’INPS chiarisce che le riduzioni non dipendono solo dal reddito ma anche dai cambiamenti familiari. Il venir meno del diritto di uno dei figli, ad esempio a causa del compimento dell’età limite o della conclusione degli studi, comporta il ricalcolo dell’assegno. Allo stesso modo, la separazione o il nuovo matrimonio del coniuge possono modificare la spettanza complessiva.
Il rapporto tra composizione familiare e importo è molto più dinamico di quanto sembri. Basta un familiare in più o in meno per cambiare l’importo mensile, con variazioni che possono incidere in modo sensibile sul bilancio domestico. L’INPS invita infatti a comunicare tempestivamente ogni variazione, così da evitare indebiti o conguagli futuri.
Il 2025 conferma quindi l’importanza di monitorare con attenzione sia i requisiti dei figli sia le soglie reddituali del coniuge superstite. Una gestione precisa permette di mantenere l’importo corretto e di evitare sorprese, tenendo conto che la reversibilità resta un sostegno fondamentale per molte famiglie italiane.
