Centro storico Roma | Vietate le key box nelle case vacanze: grave problema di decoro urbano
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Le cassette portachiavi elettroniche, le cosiddette key box utilizzate per consentire l’accesso autonomo alle case vacanze, finiscono nel mirino della giustizia amministrativa. Con una recente pronuncia, il Consiglio di Stato ha affermato che tali dispositivi non possono essere considerati strumenti idonei a soddisfare gli obblighi di identificazione posti a carico dei gestori delle strutture ricettive. Una sentenza che il Municipio Roma I Centro accoglie con soddisfazione, leggendo nelle motivazioni dei giudici la conferma della propria linea di contrasto alla diffusione dei lucchetti elettronici nel cuore della città storica.
Nel centro di Roma, dove il rischio è quello di vedere il territorio trasformato in un grande parco giochi per turisti, la questione delle key box non è solo tecnica. Per l’amministrazione municipale si intrecciano almeno tre piani: la sicurezza, il rispetto delle regole imposte ai gestori degli affitti brevi e il decoro urbano di strade, vicoli e palazzi tutelati. In questo contesto, la decisione dei giudici di Palazzo Spada viene interpretata come un passaggio chiave in una battaglia già avviata da tempo contro l’uso indiscriminato dei dispositivi di accesso automatico.
La linea del Municipio I tra sicurezza, regole e tutela del paesaggio
La stretta sulle key box non nasce con la sentenza. Già a inizio 2025 la presidente del Municipio Roma I, Lorenza Bonaccorsi, insieme all’assessore capitolino al turismo Alessandro Onorato, aveva avviato una campagna mirata alla rimozione dei lucchetti elettronici installati sulle facciate dei palazzi del centro storico. L’iniziativa era arrivata dopo un’allerta lanciata a livello nazionale dalle prefetture sull’uso di questi dispositivi, giudicati problematici dal punto di vista della sicurezza perché non garantiscono l’effettiva identificazione dell’ospite. Il semplice inserimento di un codice o l’apertura di una cassettina non consentono infatti di verificare in modo certo chi stia accedendo all’alloggio.
La battaglia ha poi trovato un ulteriore sostegno nei pareri delle Soprintendenze. Nell’estate del 2025, la Soprintendenza speciale e, a seguire, quella capitolina hanno evidenziato come le key box, applicate a muri, portoni e ringhiere, risultino incompatibili con la Città Storica, con i prospetti tutelati e con l’arredo urbano. In un tessuto fragile, riconosciuto come patrimonio dell’umanità, ogni manufatto esterno aggiunto su portoni storici o facciate di pregio viene percepito come una superfetazione che altera l’immagine complessiva dello spazio pubblico. È su questo doppio fronte – sicurezza e decoro – che l’assessore municipale Stefano Marin, con delega all’ambiente, ai rapporti con i cittadini e con la polizia locale, rivendica l’azione di contrasto avviata negli ultimi mesi, fatta di controlli, rimozioni e dialogo con i gestori.
Dopo la sentenza: nuovi strumenti e scenari per il centro storico
La pronuncia del Consiglio di Stato aggiunge un tassello determinante. I giudici spiegano che l’identificazione “de visu” degli ospiti può essere garantita anche a distanza, tramite appositi dispositivi di videocollegamento predisposti dal gestore all’ingresso della struttura. Vengono citati esempi concreti, come lo “spioncino digitale” o l’uso di un QR code che consenta di acquisire un fermo immagine, soluzioni tecnologiche che mantengono un controllo diretto sull’identità del turista. In questo elenco non rientrano tuttavia le key box collocate all’ingresso delle abitazioni, considerate non idonee a svolgere la funzione di presidio sull’accesso agli immobili destinati all’ospitalità.
Per il Municipio Roma I la sentenza rafforza l’impostazione seguita finora e apre la strada a una prosecuzione decisa delle attività di controllo e rimozione dei lucchetti elettronici nelle vie del Centro storico. Sul tavolo resta inoltre il tema del decoro urbano, che la decisione di Palazzo Spada non affronta direttamente, essendo il ricorso concentrato soprattutto sugli aspetti di sicurezza e sugli adempimenti dei gestori. Per chi amministra il territorio, però, l’impatto visivo di una moltitudine di cassette e dispositivi appesi alle facciate è tutt’altro che marginale: significa difendere l’immagine di Roma e la qualità della vita di chi abita quotidianamente queste strade. La prospettiva, ora, è quella di proseguire nel contrasto alle installazioni improprie e di accompagnare gli operatori verso soluzioni tecnologiche più rispettose delle regole, della sicurezza e della bellezza del centro storico.
