Salari in crisi nel Lazio | Quattro lavoratori su dieci sotto i 15mila euro: il divario cresce tra province e generi
Lavoratore (Pexels) - NotiziaLocale
Nel Lazio oltre 660mila lavoratrici e lavoratori percepiscono retribuzioni annue inferiori ai 15mila euro. È la fotografia scattata dall’ultima analisi della Cgil di Roma e del Lazio sui dati Inps aggiornati al 2024, che evidenzia come la questione salariale resti una delle principali criticità del mercato del lavoro regionale. Le donne continuano a essere le più penalizzate e il divario retributivo di genere resta tutt’altro che superato.
I numeri raccontano una realtà complessa: in alcuni settori, come il turismo, oltre il 65% dei lavoratori guadagna meno della soglia dei 15mila euro, mentre nelle attività artistiche, sportive e di supporto alle imprese le percentuali restano superiori al 50%. Una condizione che mette in luce la fragilità strutturale di un’economia fondata in larga parte su occupazioni stagionali e contratti discontinui.
Un mercato del lavoro a tre velocità: crescita e precarietà si intrecciano
Secondo il rapporto, il Lazio mostra segnali contrastanti. Da un lato, cresce il numero dei dipendenti: si passa da 1.767.924 persone con almeno una giornata retribuita nel 2023 a 1.799.269 nel 2024, con un incremento di circa l’1,8%. Dall’altro, si riduce la quota dei rapporti di lavoro brevi, quelli inferiori ai tre mesi, che scendono da 233.263 a 222.953, pari a un calo del 4,4%. Migliorano anche i contratti di durata medio-lunga, con aumenti del 2,8% per quelli tra sei e dodici mesi e del 2,7% per quelli oltre l’anno.
La dinamica salariale, però, resta debole. Nonostante un aumento medio delle retribuzioni del 4% rispetto al 2023, gli stipendi continuano a risentire dell’inflazione e del calo del potere d’acquisto. La retribuzione media annua è di 15.999 euro per un operaio, 28.057 per un impiegato, 70.368 per un quadro e 155.642 per un dirigente. “Gli incrementi – spiega la Cgil – frutto anche dei rinnovi contrattuali, non hanno compensato lo shock inflattivo e il declino di lungo periodo del reddito reale”, che secondo l’Istat resta ancora il 7,2% inferiore rispetto al 2004.
Le differenze territoriali aggiungono un ulteriore elemento di complessità. Roma, pur essendo il principale polo economico, mostra una contraddizione evidente: è la provincia con la retribuzione media più bassa per gli operai, ma anche quella con i compensi più alti per impiegati e dirigenti. L’industria debole e il peso dei servizi a basso valore aggiunto determinano un dualismo difficile da colmare.

Divario di genere e territori: le distanze che frenano la ripresa
A Roma un operaio guadagna mediamente 15.660 euro, contro i 18.489 di Frosinone, i 17.078 di Rieti, i 16.319 di Latina e i 15.728 di Viterbo. Nella Capitale, tuttavia, gli impiegati registrano i valori più alti: 28.687 euro contro una media regionale di 24mila. Secondo la Cgil, questa forbice riflette la concentrazione dei ruoli impiegatizi nel settore terziario avanzato e nelle grandi aziende di servizi, che spingono verso l’alto la media complessiva ma lasciano indietro la componente operaia.
Il gender pay gap rimane un nodo irrisolto. A livello regionale, tra gli uomini circa un terzo supera i 30mila euro l’anno, mentre tra le donne solo una su cinque raggiunge quella soglia. Nella fascia sotto i 15mila euro la presenza femminile è nettamente superiore: quasi il 45% contro il 31% degli uomini. A Roma il divario medio è del 22,7%, leggermente inferiore rispetto al 2023 ma ancora troppo elevato. Nelle altre province si registrano differenze che vanno dal 33,8% di Viterbo al 28,9% di Rieti, a conferma di una disparità che attraversa l’intero territorio.
Il settore turistico, in particolare, concentra la quota maggiore di lavoratori a basso reddito: oltre il 65% guadagna meno di 15mila euro. Seguono le attività artistiche e sportive con il 56,2% e i servizi alle imprese e alle agenzie di viaggio con il 53,1%. Anche l’istruzione privata mostra valori preoccupanti, con il 45,4% di addetti nella fascia più bassa. Per la Cgil serve una svolta nei contratti e nelle politiche retributive, capace di rafforzare la qualità del lavoro e sostenere la crescita dei salari reali in tutta la regione.
