Famiglia nel bosco e istruzione a casa, ecco come funziona davvero l’homeschooling in Italia | Casi-limite e chiarimenti normativi
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Un caso recente ha riportato al centro del dibattito pubblico la pratica dell’istruzione a domicilio: una famiglia che vive isolata in un bosco e che ha scelto di educare i propri figli fuori dalla scuola tradizionale. La vicenda ha acceso l’attenzione sulla modalità nota come homeschooling o istruzione parentale, definendo la necessità di comprendere come tale scelta si incastri nel quadro legislativo italiano e quali obblighi comporti per i genitori e per il minore.
In Italia l’obbligo di istruzione dura dieci anni (da circa sei a sedici anni), ma la legge prevede che tale obbligo possa essere assolto anche mediante istruzione parentale o domiciliare, a condizione che siano rispettati requisiti specifici. Non si tratta dunque di una via libera all’assenza di scuola, bensì di un’alternativa regolamentata che richiede una scelta consapevole, un progetto educativo e la verifica periodica da parte delle istituzioni.
Che cosa prevede la normativa e quali modalità si devono seguire
La normativa italiana stabilisce che i genitori che scelgono l’istruzione parentale devono comunicare annualmente all’istituto scolastico competente la propria intenzione di avvalersi di tale modalità. Il progetto educativo presentato deve descrivere le materie, gli obiettivi formativi e gli strumenti didattici utilizzati. Ogni anno è prevista una verifica dell’idoneità del percorso da parte di un istituto pubblico o paritario, per accertare che il minore stia conseguendo competenze coerenti con quelle previste dalla legge. Nei casi in cui non siano rispettati questi obblighi, la scelta può essere considerata inadempienza dell’obbligo di istruzione.
Nel caso della famiglia che vive nel bosco emergono aspetti particolari come la scelta dello stile di vita neorurale, l’autosufficienza economica, l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, pozzo e coltivazioni, e la pratica educativa alternativa nota come unschooling, che punta su apprendimento libero e senza programmi rigidi. Tale approccio porta a riflettere su come la legge contempli forme di istruzione meno convenzionali e quali siano i limiti di intervento delle autorità in situazioni così atipiche.

Quali implicazioni pratiche e quale futuro per l’istruzione alternativa
Dal punto di vista pratico, scegliere l’istruzione a casa richiede ai genitori una forte responsabilità educativa, disponibilità di tempo, competenze o supporti specifici, e una buona capacità di documentare il percorso formativo. Le autorità locali e i servizi sociali possono intervenire qualora riscontrino condizioni che mettono a rischio il benessere o lo sviluppo del minore.
Per il futuro, il dibattito sull’istruzione parentale appare destinato a intensificarsi: da un lato le associazioni che sostengono il diritto delle famiglie a educare in modo autonomo, dall’altro cresce l’attenzione verso la tutela dei minori e la qualità formativa offerta. La vicenda della famiglia nel bosco rappresenta un punto di svolta: invita a riflettere su quanto il sistema scolastico tradizionale possa adattarsi a realtà diverse e su quali garanzie debbano essere previste per chi sceglie strade alternative.
