Medici nel mirino: la proposta per far pagare i dottori di tasca propria per gli errori: se c’è un danno è colpa loro | Più attenzione oppure paghi
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L’emendamento alla manovra scatena il caos: Ordine dei Medici e Ministero contro una norma che cambierebbe radicalmente risarcimenti e responsabilità
La questione della responsabilità medica torna a esplodere con forza, e questa volta lo fa con un emendamento alla legge di Bilancio 2026 che ha creato un vero terremoto politico e professionale. Da anni la fiducia tra pazienti e strutture sanitarie è messa alla prova da errori, ritardi, disservizi e casi di malasanità che finiscono regolarmente in prima pagina, alimentando un clima di incertezza. Ma l’ultima proposta avanzata da una senatrice della maggioranza ha acceso un dibattito ancora più acceso del solito, perché toccherebbe un punto nevralgico: chi paga davvero quando un paziente subisce un danno?
L’idea, sulla carta, sembra voler “punire” i comportamenti scorretti e proteggere l’eccellenza dei professionisti più meritevoli. Ma per l’Ordine dei Medici, il Ministero della Salute e gran parte degli addetti ai lavori, questa mossa rischierebbe di riportare il Paese indietro di vent’anni, esponendo i medici a un’escalation di contenziosi e spingendo molti professionisti a lasciare la sanità pubblica. La tensione è talmente alta che la proposta potrebbe essere ritirata ancora prima della votazione finale.
La proposta che cambia tutto: per i danni paga prima il medico, solo dopo la struttura
Il cuore dell’emendamento è semplice e, proprio per questo, esplosivo. Oggi, secondo la legge Gelli-Bianco del 2017, la responsabilità principale nei confronti del paziente è della struttura sanitaria: l’ospedale, pubblico o privato, risponde per primo e il medico risponde solo in caso di colpa grave, in un regime extracontrattuale meno pesante. Questa norma era stata pensata per trovare un equilibrio: tutelare i pazienti senza trasformare ogni medico in un bersaglio juridico.
Con la nuova proposta, invece, il sistema verrebbe completamente rovesciato. Il medico diventerebbe il primo responsabile, rispondendo direttamente a titolo di responsabilità contrattuale. La struttura interverrebbe solo in casi limitati: mancanza di organizzazione, assenza di attrezzature adeguate o irregolarità autorizzative. Una rivoluzione che, secondo gli esperti, esporrebbe i sanitari a un rischio economico e professionale senza precedenti, creando un esercito di dottori costretti a temere ogni decisione clinica.

Pioggia di critiche: Ordine, Ministero e professionisti temono fuga dei medici e boom di cause
La reazione del mondo sanitario è stata immediata. La Federazione degli Ordini dei Medici ha parlato di passo indietro pericoloso, sottolineando come la legge del 2017 abbia rappresentato un punto di equilibrio tra tutela dei cittadini e serenità dei professionisti. Ribaltare questo assetto, sostengono, farebbe esplodere il numero delle cause, spingerebbe i medici a una “medicina difensiva estrema” e ridurrebbe la disponibilità a lavorare negli ospedali pubblici già in crisi di personale.
Anche il Ministero della Salute ha preso posizione in modo netto, spiegando che la proposta contrasta con la linea portata avanti dal ministro Schillaci e che non risponde a nessuna reale esigenza normativa. Secondo il Ministero, le norme attuali garantiscono già un equilibrio più che adeguato e sono state recentemente rafforzate sul fronte della colpa grave. Un intervento così drastico sarebbe, dunque, non solo inutile, ma anche potenzialmente dannoso per tutto il sistema sanitario nazionale.
