Roma, boom di incassi da autovelox: oltre 2 milioni di euro in più nel bilancio capitolino
Le previsioni di bilancio del Campidoglio registrano un’impennata nelle entrate da sanzioni stradali. Focus su sicurezza e nuovi dispositivi, mentre cresce il dibattito.
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Le strade della Capitale si confermano un terreno sempre più sorvegliato e, di conseguenza, una fonte crescente di entrate per le casse comunali. L’ultimo assestamento di bilancio approvato dal Campidoglio ha messo nero su bianco una realtà che molti automobilisti romani hanno già sperimentato sulla propria pelle: le entrate derivanti dalle sanzioni per violazione del Codice della Strada sono in netto aumento. Nello specifico, si registra una variazione positiva che supera i 2 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali, un dato che accende i riflettori sull’efficacia dei sistemi di rilevamento della velocità e sulle abitudini di guida all’ombra del Colosseo.
Questo incremento non è frutto del caso, ma il risultato di una strategia combinata che vede, da un lato, l’intensificarsi dei controlli tramite strumentazione elettronica e, dall’altro, una ripresa massiccia della mobilità privata post-pandemica. Mentre l’amministrazione sottolinea l’importanza della sicurezza stradale come obiettivo primario, i numeri raccontano anche una storia di finanza pubblica che trova nelle multe un puntello sempre più solido.
Le cifre del bilancio: un tesoretto in crescita
Analizzando i documenti contabili di Palazzo Senatorio, emerge chiaramente come la voce relativa ai proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazione dei limiti di velocità abbia subito una revisione al rialzo significativa. L’extra-gettito, quantificato in oltre 2,2 milioni di euro, va a sommarsi a un monte complessivo che annualmente porta nelle casse di Roma Capitale centinaia di milioni di euro (considerando tutte le tipologie di sanzioni, incluse quelle per la sosta e l’accesso alle ZTL).
Questo “tesoretto” aggiuntivo deriva in gran parte dall’attività degli autovelox fissi e mobili, nonché dai sistemi Tutor installati sulle arterie a scorrimento veloce. È importante notare che tale cifra rappresenta l’accertato, ovvero le multe elevate, anche se la riscossione effettiva rimane uno dei talloni d’Achille della macchina amministrativa romana. Tuttavia, l’aumento delle sanzioni notificate è un indicatore inequivocabile: i dispositivi elettronici stanno lavorando a pieno regime e il numero di infrazioni rilevate è in crescita costante. Questo surplus di bilancio sarà, per legge, destinato a capitoli di spesa specifici, vincolati al miglioramento della sicurezza stradale, sebbene le opposizioni spesso contestino l’effettivo utilizzo di tali fondi.
La mappa dei controlli: dove si rischia di più
Ma da dove arrivano esattamente questi due milioni di euro in più? La geografia delle multe romane vede alcune zone rosse ormai note ai pendolari, affiancate da nuovi presidi. Il sistema Celeritas (il tutor che misura la velocità media) installato nella Galleria Giovanni XXIII è stato, sin dalla sua attivazione, uno dei maggiori contributori all’incremento del gettito, sanzionando migliaia di veicoli che superavano il limite di 70 km/h. A questo si aggiungono i controlli sulla Via del Mare, sulla Cristoforo Colombo e sulla Tangenziale Est, arterie dove la velocità è spesso causa di incidenti gravi.
L’amministrazione Gualtieri ha puntato molto sull’implementazione tecnologica. Non si tratta più solo del classico pattugliamento con la paletta: l’uso di telelaser di ultima generazione e l’installazione di nuovi box fissi (i famosi armadietti blu) in punti strategici della viabilità periferica hanno creato una rete a maglie strette. L’obiettivo dichiarato è quello della “Vision Zero”, ovvero azzerare le vittime della strada, scoraggiando i comportamenti pericolosi proprio lì dove le statistiche dell’incidentalità sono più allarmanti. Tuttavia, l’efficienza di questi strumenti si traduce inevitabilmente in un flusso di cassa che pesa sui bilanci delle famiglie romane.

Sicurezza stradale o necessità di fare cassa?
L’aumento delle entrate riapre l’eterno dibattito tra la necessità di garantire la sicurezza e il sospetto che i comuni utilizzino gli autovelox come strumenti per “fare cassa”. Le associazioni dei consumatori e dei contribuenti monitorano con attenzione la destinazione dei proventi. L’articolo 208 del Codice della Strada impone infatti che una quota consistente degli incassi (almeno il 50%) sia reinvestita nella manutenzione del manto stradale, nel potenziamento della segnaletica, nell’educazione stradale e nelle dotazioni della Polizia Locale.
A Roma, dove le buche e la segnaletica carente sono problemi cronici, i cittadini chiedono che a fronte di 2 milioni di euro in più prelevati dalle loro tasche, corrisponda un visibile miglioramento delle condizioni di guida. L’amministrazione risponde che i fondi sono essenziali per finanziare gli interventi di manutenzione straordinaria in corso in vista del Giubileo. Resta il fatto che l’autovelox si conferma uno strumento a doppio taglio: deterrente fondamentale per salvare vite umane, ma anche leva fiscale che, se percepita come vessatoria, rischia di minare il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini.
