Auto blu per fiori e shopping: la richiesta di processo che scuote Palazzo dei Normanni

Auto blu per fiori e shopping: la richiesta di processo che scuote Palazzo dei Normanni

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L’inchiesta della procura di Palermo arriva al punto cruciale e tocca il vertice dell’Assemblea regionale: ora il caso rischia di travolgere equilibri politici già fragili.

Quando un’indagine giudiziaria sfiora i piani alti delle istituzioni, l’effetto non è mai circoscritto ai faldoni dei magistrati. E ciò che sta accadendo attorno alla figura del presidente dell’Assemblea regionale siciliana è ormai diventato molto più di una vicenda tecnica: è un terremoto che rimbalza dentro e fuori Sala d’Ercole, mettendo ulteriore pressione su un momento politico già incandescente. La procura di Palermo ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per Gaetano Galvagno, esponente di Fratelli d’Italia, accusato di reati pesantissimi: corruzione, peculato, truffa e falso ideologico.

La notifica è arrivata in un tempismo quasi simbolico, pochi minuti prima che l’Ars si riunisse per discutere la mozione di sfiducia al presidente della Regione. E nonostante l’onda giudiziaria che lo ha travolto, Galvagno si è seduto al suo posto come se nulla fosse, mentre nelle carte dei pm prende forma un quadro che, se confermato, delineerebbe un uso privatissimo del potere pubblico. Non solo finanziamenti sospetti, ma persino l’auto blu trasformata—secondo l’accusa—in un mezzo per spostamenti personali: dall’acquisto di fiori allo shopping, passando per commissioni di collaboratori e persino visite mediche dell’autista.

Le accuse: fondi, eventi e favori nella rete della presunta corruzione

Il cuore dell’inchiesta ruota attorno al rapporto tra Galvagno e l’imprenditrice Marcella Cannariato, figura centrale degli eventi organizzati in Sicilia tramite fondazioni a lei riconducibili. Secondo la procura, grazie alla mediazione della portavoce del presidente, Sabrina De Capitani, sarebbero stati erogati fondi pubblici per diverse iniziative—dall’evento “Donna, Economia e Potere” fino alle due edizioni di “Un Magico Natale”—in cambio di utilità personali. Il totale dei contributi stanziati, secondo le carte, supera abbondantemente le sei cifre.

In questo sistema, gli inquirenti ritengono che anche altri membri della cerchia più vicina al presidente abbiano svolto un ruolo attivo: organizzatori di eventi considerati mediatori, un autista accusato di aver tratto vantaggi da utilizzi impropri dell’auto di servizio, collaboratori che avrebbero ottenuto incarichi grazie alla rete di rapporti costruita attorno alla Cannariato. Le utilità contestate vanno dalla promessa di consulenze a incarichi operativi per persone vicine al presidente, delineando—nell’ipotesi dei pm—un circuito in cui la funzione pubblica sarebbe stata sistematicamente orientata a interessi privati.

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L’auto blu sotto accusa: gli spostamenti “non istituzionali” che pesano come prove

Tra i capi d’accusa, quello di peculato ha colpito profondamente l’opinione pubblica. Le carte parlano di un uso quotidiano dell’auto di servizio per attività che nulla avevano a che vedere con il ruolo istituzionale del presidente dell’Ars. Spostamenti per acquisti personali, commissioni di collaboratori, trasporti di persone non autorizzate, e persino viaggi per motivi del tutto privati. Una descrizione che, se provata, rappresenterebbe una violazione evidente del mandato pubblico e un danno economico per l’istituzione regionale.

Il 21 gennaio si aprirà l’udienza preliminare, che deciderà se il processo dovrà effettivamente essere celebrato. Ma la macchina politica e mediatica si è già messa in moto: mentre l’inchiesta avanza, la tenuta del governo regionale e della maggioranza in Ars sembra sempre più intrecciata a questa vicenda, destinata a imprimere un’ulteriore crepa nella già fragile stabilità siciliana.