Addio IMU per gli italiani, milioni di persone smetteranno di pagarla da subito | Controlla la residenza
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Una decisione attesa da anni riscrive le regole fiscali sulle case nei piccoli comuni: ecco cosa sta per cambiare davvero
Per molti italiani residenti all’estero, mantenere una piccola casa di famiglia in Italia è sempre stato un legame emotivo, ma anche un peso economico difficile da ignorare. Ogni anno le imposte locali trasformavano un immobile utilizzato solo pochi giorni in un costo fisso significativo, percepito come ingiusto e sproporzionato rispetto al reale utilizzo. Ora però qualcosa cambia davvero. Con una votazione unanime, la Camera ha approvato una riforma che rivoluziona il rapporto tra gli iscritti AIRE e la tassazione immobiliare, introducendo un’esenzione IMU che, per la prima volta, non riguarda più solo una piccola categoria di pensionati, ma si estende a migliaia di cittadini sparsi nel mondo che possiedono una sola abitazione in Italia, situata nel loro comune d’origine.
Un passaggio politico che rappresenta molto più di una modifica fiscale: è un riconoscimento di un legame, di un’appartenenza che non dovrebbe essere penalizzata. Il provvedimento, ora atteso al Senato, nasce da anni di richieste e dal peso di una procedura di infrazione europea che ha costretto l’Italia ad allinearsi alle normative comunitarie. Ed è proprio questa cornice che spiega la portata storica della riforma e la ragione per cui entrerà in vigore già dal 2026.
Come cambiano esenzione IMU e TARI per gli iscritti AIRE dal 2026
Il cuore del nuovo sistema sta nella rimodulazione completa delle agevolazioni: l’IMU potrà essere totalmente azzerata oppure drasticamente ridotta, a seconda della rendita catastale dell’immobile. Con una RC fino a 200 euro, non si pagherà più nemmeno un euro; tra 200 e 300 euro si dovrà versare solo il 40% dell’imposta; tra 300 e 500 euro la quota sale al 67%. Una classificazione semplice, immediata e soprattutto più equa rispetto al passato, quando soltanto i pensionati residenti all’estero potevano beneficiare di uno sconto parziale.
La misura non è però generalizzata a tutte le proprietà dei cittadini italiani all’estero: sarà valida soltanto per chi possiede una sola abitazione a uso residenziale nel proprio ultimo comune italiano di residenza, e solo nei comuni sotto i 5mila abitanti. Un criterio che punta chiaramente a tutelare i piccoli borghi e a valorizzare quel patrimonio immobiliare che rischiava di essere abbandonato proprio a causa del peso delle imposte.
Per evitare che l’esenzione IMU venga neutralizzata da una TARI comunque elevata, la riforma introduce anche il dimezzamento della tassa rifiuti: un taglio del 50% che rende la misura finalmente completa e funzionante. È un intervento politico costruito su dati reali, su migliaia di situazioni identiche in cui una casa non vissuta veniva tassata come un’abitazione utilizzata quotidianamente. Ora questo cortocircuito fiscale si chiude, e lo fa con una norma che riconosce il valore di un possesso spesso simbolico, legato alle radici e non alla speculazione.

Cosa succede ora e quando arriveranno gli sconti
L’entrata in vigore è prevista dal 2026, compatibilmente con il via libera definitivo del Senato e con l’adeguamento delle delibere comunali. Per i Comuni interessati, è previsto un ristoro annuale da parte dello Stato, stimato in circa 12 milioni di euro, per compensare le minori entrate. È un passaggio necessario per rendere la riforma sostenibile senza penalizzare i bilanci locali.
Se confermata senza modifiche, questa misura segnerà uno dei più importanti riconoscimenti normativi degli ultimi anni nei confronti degli italiani che vivono all’estero, spesso titolari di una casa che rappresenta più memoria che ricchezza. E proprio per questo, fino a oggi, estremamente difficile da mantenere senza un sostegno fiscale adeguato.
